The golden age of Blue Cheer – 4° parte (Randy Holden)

(Sandro Priarone)

Viveva a Baltimore nel Maryland e suonava con The Iridescents. Seguace di Dick Tale, chitarrista e pioniere del surf, Randy è un giovane di indole impaziente: “Sto in piedi alla fermata dell’autobus per andare scuola una mattina d’inverno, a quattro gradi sottozero, ghiaccio ovunque. Stavo congelando, letteralmente. Avevo una piccola radiolina a transistor, high tech per quei tempi. I Beach Boys stavano facendo un passaggio radio a Baltimora con  Let’s Go Surfin e li ascoltavo mentre mi gelavano i piedi. Ho detto, basta! Odio il freddo. I testi dei Beach Boys, la surf music, dipingevano delle immagini nella mia mente che avevano più senso di qualsiasi altra cosa stessi combinando. Così sono andato in California, dove ho potuto fare ciò che era giusto per me”. Arriva con la sua nuova band, The Fender IV, il giorno dopo l’assassinio di John Kennedy e grazie a un’idea dell’eminente Kim Fowley, cambia nome alla compagine in Sons Of Adam. Dopo alcuni singoli e il comportamento non proprio consono di Holden, i ragazzi cacciano il chitarrista. The Other Half è la nuova creatura e la casa diventa San Francisco Avalon Ballroom. Randy è scarsamente soddisfatto dell’intesa e della relativa partecipazione all’album Other Half , nonostante le difficoltà e il debole senso di identità diventa il fulcro di questo Nuggets Artyfacts, dedito al pulviscolo lisergico. La prima pubblicazione nel 1968 tracima blues grezzo e rabbia garage punk, sfoderando formicolii esaltanti ed un enorme chitarrista. Il singolo Mr. Pharmacist del ’66 è stato coverizzato dai Fall di Mark E. Smith vent’anni dopo. Uscito dal gruppo subentra nei Blue Cheer ma dura poco. Terribile l’approccio alla vita sregolata e tossica dell’ensemble. Randy non vuole affossare il suo potere esistenziale:”Molte persone non sopravvivono seguendo i loro sogni. La musica dà alle persone qualcosa per cui sentirsi bene, ma quando le droghe diventano più importanti della musica, allora perdi sia i sogni che la musica”. Comincia a cercare un batterista per mettere in pratica quel che ha in procinto di realizzare. Una sera gli bussano alla porta:”Non mi conosci, mi chiamo Chris, ho sentito che hai bisogno di un batterista”. Era Chris Lockheed:”Ti ho visto con i Blue Cheer al tuo ultimo concerto a Stockton, è da lì che vengo, ho sentito che li hai lasciati e stai cercando un batterista”. Randy: “Allora, puoi suonare ad alto volume. O meglio, ti piace suonare ad alto volume!” Chris: “Beh, certo e posso suonare anche le tastiere!” “Davvero puoi suonare la batteria e le tastiere allo stesso tempo?”.” Sì, posso farlo, sembra strano ma perché no”. “Cool, molto bene”.  

Randy Holden chitarre, basso e voce e Chris Lockheed (ex Kak) batteria, scatenano tutta l’energia primigenia dell’Universo e tramutano nubi di gas e metalli in un luminoso composto astrale, lo straordinario Population II. Metallo urlante, doom metal, stoner, portrait-psychédélique di sei tracce, scavate per un’apocalisse cosmica sprigionata da raggi gamma e sfere di fuoco. Doom lugubre, riff e lampi narcotici. Sensibilmente meccanico nell’illusione auditiva, compiuta mediante un incubo nebulizzato. Realizzato nel 1970 dalla poco conosciuta Hobbit Records, l’opera è rimasta sottostimata e mal distribuita per anni. Holden finisce in bancarotta mollando l’ambiente per molto tempo. Solo dopo le ristampe, che iniziano nel 1982 sino ai giorni attuali, si è potuto apprezzare un vero masterpiece, anticipatore della galassia heavy psych. Guitar Song, Fruit & Iceburg (rivisitata e apparsa su New! Improved ! coi Cheer, ora eseguita in due parti), Between Time, Blew My Mind, i devastanti dieci minuti di Keeper Of My Flame. ‘Trance’ oscura con vortici di Stones, Led Zeppelin, Steppenwolf, ultra-amplificazione dirompente tramite l’imponente baluardo di sedici Sunn da 200 watt. “Una volta ho provato a immaginare come sarebbe andata un’esplosione nucleare nelle immediate vicinanze. A sorpresa la mia mente ha ipotizzato il silenzio perfetto. Il raffigurarsi di un livello di volume così sopra le righe che avrebbe creato il silenzio. E all’interno del silenzio sarebbe rimasta una bella musica, mai ascoltata sino ad ora”. Dal quel momento, per venticinque anni, il silenzio avvolse veramente la sei corde di Randy Holden. Decide di trasferirsi alle Hawai, pesca ogni giorno, diventa pittore e per sostenersi si dedica a Wall Street.

L’ondata crescente di interesse per il lavoro del 1970 sfocia in una nuova incisione nel 1997 intitolata Guitar God, coadiuvato dal terrificante drumming osseo di Paul Whaley. Abbracciata nuovamente l’amata Fender ci regala uno spettacolare ritorno che ripeterà quattro anni dopo con Guitar God 2001, rispolverando le accantonate jam del ’97.  Holden libera un arsenale di accordi incrinati, stupefacenti, stentorei. Sfodera rock ad impatto verticale, incuneando tratteggi striscianti simili a mantra mediorientali. Una galassia di fiamme stellari. Un vero Dio della chitarra: Jimi Hendrix, Jimmy Page, Jeff Beck e Dick Dale per un viaggio divino nel Nirvana. Grazie alla Guitar God Records regala ancora altra musica eccellente sino al 2011 e Psychedelic Blue riprende una serie di classici dell’Età dell’Oro.

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