The golden age of Blue Cheer – 3° parte (Leigh Stephens)

(Alessandro Priarone)

Pubblica due dischi come solista. Il primo è intitolato Red Weather e viene stampato dall’etichetta Phillips / Mercury nel 1969. L’album diventa presto uno dei preferiti nel palcoscenico underground e consacra Stephens su quella lunghezza d’onda. La musica di Red Weather appare subito diversa da quella dei primi Blue Cheer, con una scossa caleidoscopica ben strutturata, tipo Quicksilver Messenger Service o Moby Grape, piuttosto che l’empatia solitamente dura. Registrato in Inghilterra ai Trident Studios con l’aiuto del sommo Nicky Hopkins al piano e del rollingstoniano Ian Stewart alle tastiere, con l’aggiunta del batterista Mick Waller del Jeff Beck Group, Kevin Westlake dei Blossom Toes e l’amico Eric Albronda alla voce. Il disco è stato salutato come un vivido gioiello dalla critica, anche se viene osteggiato dai fans dei Blue Cheer. Sono otto canzoni che mettono in evidenza l’abilità di Leigh nel songwriting insieme alla sua capacità chitarristica.

Poco dopo, trasferitosi a Londra, Stephens assembla i Silver Metre, con l’onnipresente Mick Waller alla batteria, Pete Sears, ex Steanhammer, al basso e tastiere, Jack Reynolds aka Harry Reynolds alla voce. I Silver pubblicano un 33 giri nel 1970. L’album, registrato in Inghilterra, è un buon psych-hard rock con tinte melodiche. Include tre composizioni di Elton John / Bernie Taupin: Country Comforts, Now They’ve Found Me e Sixty Years On, grazie all’amicizia di Reynolds con il giovane Elton. Interessante la stilizzata cover di Jesus Christ Superstar con i superlativi cori di Lesley Duncan e Yvonne “Sue” & Heather “Sunny” Wheatman.

L’album non ottiene molto impatto nelle classifiche. Rimane di grande interesse la connessione tra Stephens e Waller che sarebbe poi sfociata nel quintetto britannico Pilot (da non confondere con gli omonimi scozzesi). Pete Sears approda agli Stoneground e in seguito nei Jefferson Starship. I Pilot comprendono Waller, il chitarrista Bruce Stephens (altro ex dei Blue Cheer), il bassista Neville Whitehead e Martin Quittenton. Siglano per la RCA e incidono l’album di debutto nel 1972, dopo di che Leigh lascia. Il passo successivo si chiamerà Foxtrot con il tastierista George Michalski, il bassista/cantante Gary Richwine e il batterista David Beebe. Registrano per la Motown Records nel 1974 ma nulla vedrà mai la luce.

Cast of Thousands è invece il secondo lavoro autonomo. Portato a compimento in terra d’Albione nel 1971, per la casa discografica Charisma, questo album è difforme rispetto al debutto. Cast of Thousands viaggia vicino ad una linea jazz AOR (AM Oriented Radio) nella maggior parte dei solchi. La sovrabbondanza di fiati e voci di backup femminili lo rendono piuttosto sperimentale integrando il lavoro chitarristico di Stephens ai notevoli musicisti che lo accompagnano: Pete Sears – basso, gli Ashton, Gardner & Dyke (Tony Ashton – piano, Kim Gardner – basso, Roy Dyke – batteria),  Glenn Cornick (Jethro Tull), – basso, Bob Andrews (Brinsley Schwarz) – piano, Jeff Peach – sax, Mick Waller – batteria, Trevor Op – chitarre e voce, Kevin Westlake – batteria, Paul Maintenance – chitarre e voce, Dick Morrissey e Dave Quincey (If) – sax alto e tenore, Dave Caswell – tromba e Lyle Jenkins – sax (entrambi Galliard e The Keef Hartley Band), Noel Norris – tromba, Dave Jackson (Van Der Graaf Generator) – sax,  Aliki Ashman, Charlene Collins, Elizabeth Legworthy e Peter Ross cori e lead vocal. Leigh ha però ripudiato questo lavoro in diverse dichiarazioni:”Cast ofThousand è orribile. Lo dico senza problemi. Non avrebbe mai dovuto essere registrato. Foxtrot d’altra parte era abbastanza buono. Ma la Motown ha deciso di non farlo uscire”.

Print Friendly, PDF & Email