Nebula – Livewired in Europe

Eddie GlassMichael Amster e Ranch Sironi si avviano ormai verso i trent’anni di attività, trent’anni durante i quali i Nebula, nati nel 1997 a Los Angeles, California, da una costola dei Fu Manchu, ad opera di Glass stesso e di Ruben Romano, sono diventati una sorta di icona dello stoner rock del terzo millennio.

L’attività di questo combo che, rimasto ancorato attorno alla figura di Glass, cantante e chitarrista, ha attraversato numerosi cambi di formazione, ma anche un recente e grave lutto, la perdita del bassista Tom Davies, ha fruttato la realizzazione di sette album in studio, mentre i lavori dal vivo erano, sino ad ora, Peel Sessions del 2008 e Live in the Mojave Desert: Volume 2, realizzato nel 2021.

Mancava ancora una testimonianza dei numerosi passaggi che la band ha effettuato in Europa, dove ha suonato a più riprese, soprattutto negli ultimi dieci anni, sia in situazioni di festival sia come headliner, e questo perché la fama ed il credito presso il popolo degli appassionati di stoner sono cresciuti e si sono consolidati nel tempo, ed ecco allora che, in attesa del prossimo e già annunciato tour europeo, il trio californiano ha da poco tempo pubblicato Livewired in Europe, album dal vivo registrato a Malmö, in Svezia, ed a Groningen, nei Paesi Bassi, nella primavera del 2023.

La stoner/psych band losangelina regala agli appassionati un’ora di musica ad alto tasso energetico, “a massive psychedelic trip into outerspace” come affermato nella presentazione durante la quale, attraverso dodici tracce, ha ripercorso i propri ventisette anni di carriera procedendo dal passato sino al presente e mostrando tutta la coerenza e la compattezza che ne hanno fatto un vero e proprio gruppo di culto nel quale la psichedelia degli anni ‘60, le fibrillazioni cariche di feedback di Jimi Hendrix, i muri sonori di MC5Blue Cheer e le capriole musicali degli Stooges si mescolano all’hard rock dei primi anni ’70, all’interno di un calderone sonoro aspro e ribollente.

Le chitarre distorte, acide, dalle quali le note vengono quasi scagliate fuori creando una cascata sonora torrenziale, ed una sezione ritmica impietosa e martellante, permettono ai Nebula di accompagnare il pubblico attraverso un trip musicale che procede a colpi di riff incalzanti, ai quali si alternano giusto alcune pause in cui fanno capolino i lontani echi degli Hawkwind più lisergici e decisamente “stoned.”

Man’s Best Friend, da Holy Shit, apre le danze e colpisce pesantemente fin dall’inizio grazie ad uno sviluppo che verrebbe da definire “sgangherato”, da vera garage band appassionata, carica di voglia e del tutto priva di qualsiasi genere di freno; lungo la stessa falsariga si prosegue con Down the Highway, estratta dal primo EP Let It Burn datato 1998, e con l’iconica, e decisamente in tema, Out of your Head, tratta da Atomic Ritual, ipnotica e magnetica nel suo sviluppo vagamente arabeggiante, da vera e propria “desert band” quale i Nebula si sono da sempre proposti, anche perchè esponenti di quel fenomeno musicale, sviluppatosi inizialmente nell’area di Palm Desert, situata nella valle di Coachella in California, e poi assurto ad una certa fama grazie alle Desert Sessions, sorta di jam session ideate da Josh Homme e registrate al Rancho De La Luna, noto studio di registrazione situato a Joshua Tree.

Il trip prosegue con una Highwired in chiave psycho-grunge, caratterizzata da una chitarra sovraccarica di fuzz sostenuta da un basso cavernoso, martellante e da un cantato che, a tratti, pare quasi sofferto, in pieno stile hendrixiano, poi con l’accoppiata Giant/ Clearlight, un ritorno alle origini tra stoner, grunge e qualche rimando agli Atomic Rooster più nervosi e ruvidi, ma anche a Cactus o Leaf Hound, ed ancora con Full Throttle, decisamente figlia, ma forse sarebbe meglio dire nipote, degli Hawkwind nella loro versione più heavy, quella di Silver Machine o The Watcherper intenderci e con Aphrodite, blueseggiante ed indolente, tormentata ed inquieta,  forse l’unico momento di (relativa) calma all’interno dell’intera tracklist.

Con Messiah ci si spinge verso territori più oscuri, e questo grazie ad uno sviluppo ipnotico, cupo, e ad un riffing monolitico e granitico, tra Black Sabbath e Blue Öyster Cult, mentre Let it Burn è l’anthem più adatto per chiudere lo show.

Le tre bonus tracks presenti rispondono al nome di Transmission From Mothership Earth, titletrack dell’ultimo album in studio pubblicato nel 2022, carica di feedback e di riverberi sonori, Let’s Get Lost, granitica, vero e proprio brano “in your face” in cui basso e batteria non lasciano davvero requie all’ascoltatore, e la conclusiva Warzone Speedwulf, anch’essa tratta dall’ultimo lavoro, e che chiude con una violenta sferzata di acidissima psichedelia, sparsa a piene mani, un album che restituisce almeno in buona parte le sensazioni prodotte da una band che, dal vivo, è in grado davvero di esprimere al meglio la propria attitudine abrasiva, una furia in grado di trasportare il pubblico, senza la minima difficoltà, dal deserto del Mojave, dove è stato registrato il loro ultimo lavoro in studio, fino ai viaggi “interstellari” dello space-rock settantiano.

Lo show dei Nebula rappresenta davvero una sorta di esperienza lisergica, un vero e proprio trip psichedelico innervato da una potenza e da una vitalità a tratti debordanti, e Livewired in Europe è lo specchio fedele di quest’attitudine sincera, spontanea, espressione di una band che, nel contempo, trasporta l’ascoltatore e si lascia a propria volta trasportare dalla musica che esegue, rimanendo comunque entro i limiti di un controllo non sempre facile, a causa dell’elevata energia sprigionata.

Dopo un periodo di appannamento dovuto, in parte, ad un palese calo di creatività ma anche ad una serie di complicate vicende personali ed artistiche, i Nebula sono ritornati, in un certo senso, alle origini, recuperando quel furore e quella spontaneità che li avevano contraddistinti alla fine degli anni ’90, e cioè quando si erano affacciati per la prima volta sulla scena stoner americana.

Vederli ed ascoltarli dal vivo comunica, in maniera intensa e palpabile, quanto sia grande la loro urgenza di fare musica e di proporla, attitudine che, ancora e soprattutto oggi, rappresenta un patrimonio che non deve assolutamente andare perso. 

(Heavy Psich Sounds Records, 2023)

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