Warrant – Dirty Rotten Filthy Stinking Rich

Una delle maggiori doti dei surfisti è quella di saper attendere l’onda giusta, per poterla cavalcare al meglio, gustandone la potenza e mettendo alla prova le proprie capacità ed i Warrant, band glam/hair metal nata in quel di Hollywood, Los Angeles, nel 1984, mostrò decisamente di avere questa attitudine: si formarono nell’anno “giusto”, fecero la cosiddetta gavetta nel periodo migliore, quello in cui la scena californiana era letteralmente ribollente di band, locali, show dal vivo, e quel genere musicale, figlio più o meno legittimo dell’hard-rock degli anni settanta, attirava folle, soprattutto femminili, ad ogni evento, insomma si trovarono nel posto giusto al momento giusto.

Gli inizi, come per ogni band oltraggiosa che si rispetti, furono ovviamente parecchio turbolenti: nel Luglio 1984 il cantante Adam Shore ed il batterista Max Asher vennero quasi subito raggiunti dal chitarrista Erik Turner, dal bassista Chris Vincent, rimpiazzato dopo pochi mesi da Jerry Dixon, e dal secondo chitarrista Josh Lewis; nel settembre 1986, il cantante Jani Lane ed il batterista Steven “Sweet” Chamberlin, in uscita dai Plain Jane, sostituirono Shore ed Asher, mentre Joey Allen prese il posto di Lewis.

Iniziarono ad aprire gli show di artisti di un certo livello, tra cui Hurricane, Ted Nugent, Stryper, Black N’ Blue, Odin, D’Molls e Britny Fox e dal Marzo del 1987 misero al proprio posto ogni tassello: registrarono una demo nel Settembre 1987, per la Paisley Park Records di proprietà di Prince, parteciparono alla colonna sonora di Bill & Ted’s Excellent Adventure, film con Keanu Reeves del 1989, ed infine firmarono con la Columbia Records ed iniziarono a lavorare sull’album di debutto.

Dirty Rotten Filthy Stinking Rich vide la luce nel mese di Gennaio del 1989, e si rivelò da subito un album di successo, giungendo al decimo posto nelle classifiche, grazie a singoli divenuti classici come Down Boys e Sometimes She Cries, ma soprattutto Heaven, inusuale power ballad che si arrampicò fino al secondo posto delle charts; tutto bene dunque… beh, si e no, perché l’album fu oggetto di numerose critiche e voci che riguardavano principalmente un paio di questioni: la prima, e forse meno rilevante, fu quella per cui i Warrant vennero accusati di aver copiato alcuni brani da altri artisti, ma non ebbe in realtà un gran peso anche perché, all’epoca, le band vivevano giorno e notte a stretto contatto, jammavano spesso ed andavano ad ascoltarsi reciprocamente, cosicchè non era affatto inusuale che qualche riff  “passasse” anche senza volerlo, da un brano ad un altro.

Più delicata la seconda, perché ad un certo punto iniziò a circolare la voce che Turner ed Allen fossero, soprattutto dal punto di vista solista, tutt’altro che due fulmini di guerra, e che le parti più delicate di chitarra fossero state affidate, ovviamente senza essere ufficialmente menzionato, all’ex chitarrista dei Streets, Mike Slamer.

Il successo dell’album mise in secondo piano queste affermazioni ma diversi anni dopo, nel 1998, la moglie di Slamer confermò che suo marito aveva realmente suonato diverse tracce, pur non essendo stato accreditato, e non venne mai smentita.

I Warrant non si fecero mancare, e ci mancherebbe altro, qualche risvolto “piccante”: l’album, ad esempio, uscì con alcuni mesi di ritardo perché il cantante Jani Lane, che era anche il principale autore della band, sorprese la sua ragazza di allora a letto con il migliore amico, circostanza che gli causò un esaurimento nervoso: l’episodio ispirò il singolo I Saw Red, inserito poi nel secondo disco dei Warrant, Cherry Pie.

Dieci tracce brevi, dirette, “in your face”, a partire da 32 Pennies, brano nato, come gli altri, per essere suonato dal vivo, perché il palco era, senza dubbio, la situazione ideale per questi gruppi; detto dei singoli, che garantirono all’album un percorso che lo condusse ad oltre due milioni di copie vendute, ecco Big Talk, altro brano da “pogo”, So Damn Pretty (Should Be Against The Law), street-rock in puro stile losangelino, la title-track D.R.F.S.R. nervosa, irriverente e “dirty” come si conviene.

Ed in un tripudio di pelle, latex, capelli lunghi, cotonati e vaporosi, i Warrant si imposero come una delle realtà più interessanti ed appariscenti di una scena musicale che allineava band, poi divenute storiche, quali Guns ‘N’ Roses, Mötley Crüe, Hanoi Rocks, Ratt, Quiet Riot, Twisted Sister, Bon Jovi, Dokken, ed ancora Poison, Skid Row e Cinderella, insomma il gotha dell’esagerazione targata anni ’80.

In proposito va segnalato il recente volume Nothin’ but a good time. La storia non censurata dell’hard rock anni ’80, scritto da Tom Beaujour e Richard Bienstock, e pubblicato in Italia da Il Castello, che racconta nei minimi dettagli un periodo di divertimento ed eccessi condotti davvero oltre ogni limite.

Resta il tempo per ascoltare In The Sticks, con i suoi cori piacioni nati per far cantare il pubblico, Ridin’ High, con i suoi riffoni che profumano di AC/DC e la conclusiva, sorniona (e decisamente Bon Jovi oriented) Cold Sweat, che riassume in se quell’idea di sex, drugs ad rock and roll che si era presa tutto il decennio.

Nella ristampa del 2004 sono state aggiunte le demo di un paio di pezzi inediti, ovvero Only a Man, che strizza l’occhio ad un sound più cupo ed a tratti pesante, ed All Night Long, altra live song del tutto in linea con i brani ufficiali dell’album.

I Warrant rimasero sulla cresta dell’onda per circa quattro anni, grazie al notevole successo del loro secondo lavoro, Cherry Pie, che raggiunse la top ten con i singoli I Saw Red e Cherry Pie, mentre il successivo Dog Eat Dog rappresentò l’inizio di un lento declino, favorito anche dall’avvento del grunge che spazzò via in un nulla il glam-rock in tutte le sue varie sfaccettature, e travolse anche loro che, lasciato l’hair-metal per un heavy metal più cupo e con una vena alternative, non ottennero i riscontri sperati; si era chiusa un’epoca, ed i suoi “eroi” cedevano il passo a nuovi, decisamente differenti, personaggi: qualche decennio dopo inizierà una lenta riscoperta che li coinvolgerà, insieme a tutto il variegato mondo che li aveva visti protagonisti.

(Columbia Records, 1989)

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