McDonald and Giles – McDonald and Giles

(Andrea Romeo)

Il 10 Ottobre del 1969 Ian McDonald, flauto, sassofono, clarinetto, vibrafono, tastiere, Mellotron, voce e Michael Giles, batteria, percussioni, voce, entravano nella storia della musica dalla porta principale, protagonisti, insieme a Robert Fripp, Greg Lake, ed al paroliere Peter Sinfield, di un album assolutamente epocale, In the Court of the Crimson King, considerato tra i capisaldi del rock mondiale di ogni tempo.

Il 15 Maggio dell’anno successivo Peter Giles, basso, raggiungeva il fratello alla corte del Re Cremisi collaborando alla realizzazione del seguito di quell’album, In the Wake of Poseidon che, pur non bissando il successo clamoroso ottenuto dal debutto, permise comunque alla band di consolidare la propria fama.

Malgrado il gruppo fosse in palese ascesa, per scelta personale e nel giro solamente di qualche settimana, i tre musicisti erano già tutti fuori dai Crimson, che torneranno sul mercato discografico pochi mesi dopo con il terzo lavoro, Lizard, ed allora presero seriamente in considerazione l’idea di creare qualcosa insieme: l’album McDonald and Giles nacque, di fatto, tra i mesi di Maggio e Luglio del 1970, negli Islands Studios in cui i tre, insieme ad un paio di illustri ospiti, ovvero Steve Winwood alle tastiere, reduce dal grande successo ottenuto dai Traffic con John Barleycorn Must Die, e Michael Blakesley al trombone, misero insieme i quattro brani che andranno a comporre l’intero primo lato dell’album unitamente alla suite, suddivisa in sei movimenti e sui cui testi lavorò il loro ex-collega dei Crimson Peter Sinfield, che avrebbe poi occupato l’intera seconda facciata.

Inevitabilmente l’importante esperienza artistica da poco conclusa influenzerà in buona parte questo lavoro, nel quale si percepiscono chiaramente uno stile e delle strutture armoniche e ritmiche ad essa chiaramente riferibili; il brano che apre il lavoro, Suite In C; Including Turnham Green, Here I Am And Others, che fu tra l’altro il primo ad essere scritto dai due, eredita una buona parte di quelle suggestioni grazie alle numerose variazioni melodiche in esso contenute, opera di McDonald e Winwood, ed alle eccellenti prestazioni dei fratelli Giles (notevole, soprattutto in alcuni passaggi, il lavoro del basso di Peter, in puro stile Canterbury).

Flight Of The Ibis, che segue immediatamente dopo, è un delicato affresco acustico che di fatto giunge direttamente dal repertorio dei Crimson: in origine la melodia era stata scritta per essere inclusa nel brano Cadence and Cascade, che venne poi inserito nel loro secondo lavoro ma, in conseguenza dell’uscita di McDonald dalla band, venne successivamente riscritto con l’aggiunta del testo, elaborato da Bernard Patrick Fallon, che era autore, fotografo e musicista texano, amico della band, nonchè noto personaggio dell’ambiente musicale dell’epoca.

Anche il terzo brano della tracklist, Is She Waiting, sempre acustico e sempre guidato dalla chitarra del polistrumentista londinese, fa riferimento al medesimo periodo, essendo stato composto durante il tour successivo all’uscita del primo album.

Quella che viene considerata però il cuore di questo lavoro è la quarta traccia, che chiude il primo lato dell’album, ovvero quella Tomorrow’s People – The Children Of Today firmata dal batterista originario di Bournemouth, ed in cui Giles, a detta della maggiorparte dei critici, è riuscito ad esprimere la sua migliore performance dietro le pelli, addirittura superiore, per alcuni, alle pure eccellenti prestazioni fornite sui primi due album della band da cui proveniva; tra l’altro questo pezzo è persino antecedente ai Crimson stessi, provenendo dalle session che, nel 1968, portarono alla realizzazione di quella collezione di brani, decisamente orecchiabili, ed in cui si mescolano rock, psichedelia, jazz e quel pop melodico tipico degli anni ’50 e ’60, che risponde al nome di The Cheerful Insanity of Giles, Giles & Fripp.

La lunga suite che completa questo lavoro, Birdman, è frutto della penna di Peter Sinfield che, ispirato dalla figura del pioniere dell’aviazione Alliot Verdon Roe, fondatore della nota azienda costruttrice di aerei da guerra Avro, va a dipingere un affresco visionario al quale McDonald, i fratelli Giles e Winwood cuciono addosso un abito a tratti sontuoso, che passa agilmente dal rock al jazz al progressive: la vicenda di un uomo, che sogna di volare, e che realizza due ali meccaniche grazie alle quali riesce a realizzare il suo sogno, viene tradotta in un testo che conferma ancora una volta la profonda vena poetica di Sinfield, autore di una serie di versi corredati da mirabili figure retoriche, e supportato da una band che riesce con una notevole creatività a tradurre in vere e proprie sensazioni sonore i versi del testo medesimo.

L’album uscì nell’autunno del 1970, e venne pubblicato negli Stati Uniti solamente l’anno successivo: obbiettivamente non ebbe grandissimi riscontri commerciali, forse anche perché il paragone con i primi due lavori dei King Crimson, unitamente alla personalità certamente molto forte di Fripp, lo misero senza volerlo in secondo piano. Tuttavia, valutandolo a distanza di cinque lustri, si può tranquillamente affermare che possa certamente reggere il confronto: nel corso di un’intervista rilasciata proprio in quell’epoca, McDonald affermava: “Uno dei motivi per cui ho lasciato i King Crimson, al di là delle divergenze personali con Robert Fripp, è proprio il fatto che io volevo avere per argomento temi positivi. La musica dei King Crimson tratta argomenti maligni, io voglio una musica cha parli di cose buone.

In effetti, rispetto ai primi due lavori dei KC, mancano proprio quelle asperità, quegli spigoli, quella durezza che, della band di Fripp, divennero da lì in poi un vero e proprio marchio di fabbrica: McDonald and Giles è invece un lavoro solare, luminoso, esprime positività e lo fa grazie ad una serie di scelte melodiche vivaci e di soluzioni ritmiche che assecondano con gusto questo mood generale leggero, ma nel contempo ricco; un album one-shot, è vero, ma considerato a distanza di anni come un piccolo gioiello.

(Island Records/BMG, 1970)

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