Ed Cray – Bawdy Ballads

(Pierangelo Valenti – 22 marzo 2019)

Ed Cray (a cura di) “Bawdy Ballads” (Omnibus Press, 1969). Sgombriamo subito il campo da un pregiudizio piuttosto radicato. Nonostante quello che si possa pensare, nella tribolata storia della musica tradizionale e popolare internazionale, la maggior parte delle “bawdy ballads” (letteralmente ballate oscene, osé), motivi pornografici, sconci, dissacranti, espliciti, pieni di riferimenti sessuali e non solo, è sopravvissuta di più e meglio di tante sorelle “caste” ed “innocenti”, comprese le filastrocche per bambini, gli inni religiosi e le trame con finale “rose-briar”, di cui al contrario si è perso il ricordo con lo scorrere del tempo e delle mode fino all’inevitabile estinzione. Le ragioni sono molteplici. Una melodia accattivante, quasi sempre accompagnata da un testo intelligente, intrigante, goliardico, a doppi sensi, colpisce l’immaginazione, spesso giovanile, e finisce per passare alla generazione successiva. Se la fortuna l’assiste il percorso si può ripetere all’infinito. Ecco che, da un semplice foglietto broadside (broadsheet), venduto ad una cifra irrisoria tra le bancarelle di un mercato, o grazie ad una compagnia di liceali o universitari avvinazzati e stravaccati sui tavoli di un’osteria, vedono la luce delle autentiche opere d’arte, anche se i capolavori del genere erotico più o meno estremo universalmente riconosciuti si concedono assai raramente. Questa pubblicazione, data alle stampe alla fine degli anni Sessanta, un periodo cruciale che verrà ricordato nei secoli dei secoli come un’epoca di permissività, contestazione di tutto e di tutti e progressiva caduta di tabù ancestrali, col senno di poi più nelle intenzioni che nella realtà dei fatti, si guadagnò il primato sia riguardo la cronologia sia per il contenuto assolutamente consistente (e per una volta integrale), frutto di una ricerca meticolosa, spesso ostacolata e non sempre facile. L’intera opera si basa su un corpus di 150 ballate divise per tematiche, fornite di testo (con varianti ove presenti), accompagnate da pentagramma esemplificativo e corredate di note esplicative anche per i non iniziati all’argomento. Inutile dire che la parte del leone la fanno le parodie di motivi estremamente popolari, entrati da sempre nel folklore anglo-scoto-irlandese e a volte, giunte nel Nuovo Mondo, mischiate a connotazioni afroamericane. E’ infatti curioso leggere o ascoltare per esempio la versione incensurata ma probabilmente realistica (e comunque umana) di “Frankie and Johnny” o di “Casey Jones” alla guida del Cannonball Express verso il suo tragico destino mentre pensa assatanato a due ragazze non ha ancora conosciute biblicamente o l’elogio sperticato alle attrattive di una celebre prostituta in “Charlotte The Harlott” immaginando che con ogni probabilità in queste vesti (“stracci”, direbbe il sommo bardo scozzese Robert Burns) le composizioni vennero concepite. Chissà… Enjoy

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