Claudio Fasoli 4et – Next

La lunga strada percorsa da Claudio Fasoli inizia a Venezia, città di nascita, passa per Bologna, luogo in cui non ancora ventenne mosse i primi passi nel mondo del jazz, ed approda a Milano, sua città d’adozione, in cui raggiunge, giovanissimo, il successo.

Condensare in poche righe cinquant’anni di carriera può sembrare riduttivo ma permette di sintetizzare un percorso che parte da Live Suite, primo album registrato nel 1971 con il Guido Manusardi Quartet per arrivare a Next, uscito nel 2021; all’interno di questo spazio temporale la splendida e fondamentale avventura con il Perigeo, insieme a Giovanni TommasoFranco D’AndreaBruno Biriaco e Tony Sidney, cui ha fatto seguito una infinita serie di collaborazioni che lo hanno visto protagonista in sestetti, quintetti, quartetti e trii musicali, affiancato da un numero impressionante di musicisti, fondamentali nell’ambito del linguaggio jazzistico.

Si rischia di tralasciarne qualcuno, ma vale la pena di citarne alcuni, per dare un’idea dello spessore, del valore di Fasoli e della stima di cui è oggetto tra i colleghi: oltre ai compagni di strada del Perigeo, con cui ha collaborato anche dopo lo scioglimento del gruppo, troviamo tra gli altri Enrico PieranunziRoberto GattoAntonio FaraòGianni CazzolaPaolino Dalla PortaAldo RomanoGiorgio GasliniStefano BattagliaAres TavolazziPaolo FresuEnrico Rava e Stefano Bagnoli tra gli italiani, ed ancora Kenny DrewNiels-Henning Ørsted PedersenBarry AltschulKenny WheelerMick GoodrickPalle DanielssonTony OxleyLee Konitz, tra gli stranieri, oltre ad una serie di giovani leve del jazz moderno con le quali si è interfacciato con continuità negli ultimi vent’anni.

Fasoli è sempre stato un curioso, non si è mai accontentato di situazioni facili o comode, andando invece a ricercare contesti musicali nei quali rimettersi in discussione, confrontarsi con musicisti di differente estrazione che parlassero altri linguaggi, dai quali attingere sollecitazioni ed ai quali proporre un patrimonio musicale che ha assunto una dimensione quasi enciclopedica: definirlo una sorta di monumento artistico non gli renderebbe onore, perché in questa lunga parabola artistica non c’è nulla di statico, ma tutto si è svolto in un contesto estremamente dinamico, di continua crescita, di scambio musicale e culturale e di arricchimento reciproco.

Next lo vede protagonista insieme a Simone Massaron, chitarrista e docente nato a Milano nell’anno del debutto discografico di Fasoli, Tito Mangialajo Rantzer, anche lui milanese, bassista e contrabbassista, allievo di Giorgio Azzolini, entrambi con un ricco carnet di collaborazioni e Stefano Grasso, batterista, il giovanotto del gruppo essendo nato nel 1992, già richiestissimo come sideman sia in Italia che all’estero.

E Next si rivela un successo anche dal punto di vista mediatico, recensito da JazzIt tra i 100 migliori dischi del 2021 e da Musica Jazz come disco italiano dell’anno: un altro centro messo a segno quasi senza volerlo, perché Fasoli non ha mai ricercato visibilità, poichè persona che ha fatto della musica uno stile di vita, l’espressione del proprio io; nel bel volume, curato da Francesco Martinelli e da Marc Tibaldi, ed intitolato Inner Sounds–Nell’orbita del jazz e della musica libera, pubblicato con Agenzia X, offre una cristallina immagine di sé.

Dieci le tracce, nelle quali Fasoli dialoga con la chitarra e gli effetti elettronici di Massaron, si appoggia alla solidità di Mangialajo Rantzer e sfrutta, in senso buono ovviamente, le doti di Grasso nello scomporre e ricomporre i patterns ritmici, trainando, affiancando o seguendo, a seconda del contesto, la melodia.

Russel Square, che apre l’album, è ricerca sonora pura, ma anche spazio di libertà espressiva, in cui Fasoli è sì un leader, ma soprattutto un primus inter pares, mai un protagonista assoluto; l’umiltà, che sfocia in atteggiamenti di vero e proprio basso profilo, con la quale il sassofonista si pone nei confronti delle proprie composizioni, dovrebbe davvero fare scuola: e lo spazio che affida ai suoi compagni si riconferma anche in 99 Ryerson St. introdotta, ed in un certo senso “pilotata”, dal contrabbasso di Mangialajo Rantzer, cui si affianca Massaron con una chitarra distorta che apre nuovi scenari, ma rimanda anche a Tony Sidney chitarrista del Perigeo: Fasoli si inserisce nel fraseggio, ma lo fa ben oltre la metà del brano, dopodiche con Xas gioca in un campo strettissimo allorchè, in un solo minuto e mezzo, condensa un minimalismo che fa scuola, mentre nella successiva Extatisk si avventura all’interno di un percorso che da oscuro, cupo, diviene lentamente circospetto e sospettoso, grazie ad un’elettronica davvero geniale nel disegnare atmosfere stranianti.

Tutt’altro discorso propone Ray, brano riflessivo, meditativo, dall’indole autunnale, se ci si passa il parallelo ambientale, cui fa da contraltare la successiva Eso, luminosa e calda, una sorta di lento risveglio che fa seguito ad un lungo torpore; un accenno alla fusion, quasi Metheniana, si può trovare invece in Ali che, grazie soprattutto al proprio incedere flessuoso e morbido, propone una interessante gamma di dettagli melodici e di finezze esecutive che la rendono dinamica ed accattivante.

Arcana è invece l’attimo di solitudine, in cui il sax si ritaglia un momento per sé, un piccolo spazio in cui lasciare scorrere la melodia prima di concederne uno simile alla chitarra che, in Sad, intraprende il medesimo percorso malinconico e nostalgico.

La chiusura dell’album è affidata a Mix, che riprende le suggestioni e la ricerca sonora del brano di apertura, lasciando spazio alle percussioni che non solo dettano il ritmo ma definiscono il mood del brano stesso.

Continua ricerca, costante sperimentazione, inesauribile creatività fanno da sfondo ad una immaginazione e ad un’inventiva che spostano continuamente il fuoco della musica fino al prossimo soggetto da inquadrare, e da fissare… per poi ripartire, di nuovo, a caccia di altre suggestioni; Fasoli è (anche) tutto ciò, un musicista in transito, in movimento, mai statico, la cui vivacità intellettuale si sposa con la vitalità musicale.

(ABeat Records, 2021)

https://youtu.be/O1RoXp8haU
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