Wild Turkey – Battle Hymn

Negli anni ’70 i produttori musicali assunsero un ruolo chiave, non solo nello scoprire nuovi artisti ma anche nell’assemblare nuove band: Terry Ellis, che nel 1967 aveva iniziato ad organizzare concerti nei collegi fino ad entrare in affari con Chris Wright formando la Ellis-Wright Agency, si occupò dal 1968 dei Jethro Tull, mentre Chris faceva lo stesso con i Ten Years After ed i Procol Harum, fondò con il socio l’etichetta Crysalis nel 1969 e si trovò per caso in un crocevia di artisti.

Dopo i primi tre album, This WasStand Up (all’interno del quale aveva creato la pregevole linea di basso di Bourée) e Benefit, il bassista dei Tull Glenn Cornick, ribelle ed incline ad una vita più sregolata rispetto a quelle degli altri membri della band, venne cortesemente “invitato” ad uscire dal gruppo, dal leader Ian Anderson e dallo stesso Ellis che però, avendone stima, lo aiutò a trovare una nuova band chiamata ad aprire i concerti degli stessi Jethro Tull, nella prima metà degli anni ’70.

Nacquero i Wild Turkey, formazione ibrida che, in parte, riprendeva le sonorità tulliane, per altri versi iniziava a muoversi, da un blues-rock venato di folk-rock verso un hard-rock non privo di qualche venatura progressive.

Cornick, al basso, chitarra e tastiere, si mise a cercare i musicisti per iniziare la nuova avventura ma la nascita del gruppo fu abbastanza complicata: il primo batterista interpellato, John “Pugwash” Weathers, rimase giusto per scrivere qualche brano prima di abbandonare (andò prima con i Graham Bond’s Magick, poi con i Gentle Giant con cui rimase un decennio e si riunì con i Wild Turkey nel 2006, per l’album You and Me in the Jungle e relativo tour), sostituito da Jeff Jones, con The Bystanders nei tardi anni ’60; giunsero il chitarrista e cantante Jon Blackmore, che si esibiva nel pub del padre di Cornick e che, divenuto un fotografo professionista firmò tra le altre cose la copertina del debutto dei WhitesnakeSnakebite, il chitarrista Graham Williams, che abbandonò anch’esso quasi subito, per poi fondare la pop band dei Racing Cars e fu sostituito da Alan “Tweke” Lewis, protagonista negli anni successivi di una discreta carriera con i gallesi Man(ovvero gli ex Bystanders nei quali aveva militato, anni prima, Jones), gli Stretch, i Tyla Gang e The Blues Bunch, ed infine il cantante e chitarrista acustico Gary Pickford-Hopkins il quale, dopo aver contribuito alla stesura dei primi tre album, collaborò prima con il tastierista dei Ten Years AfterChick Churchill e successivamente con Rick Wakeman.

Si creò un gruppo di giovanissimi musicisti, poco noti ma di talento e con grandi aspirazioni, che destò un certo interesse nel pubblico grazie all’album di debutto, Battle Hymn, pubblicato nel 1971, e che in molti, a distanza di decenni, pongono fra quelli seminali per quanto riguarda il genere che prese poi il nome di progressive.

Registrato presso gli Olympic Studios di Londra, con Tom Allom al mixer e Roger Bain alla produzione, il debutto dei Wild Turkey presenta dieci brani che ben rappresentano le differenti influenze di cui i cinque erano depositari.

Butterfly, che apre il lavoro, ben riproduce questo mix e grazie ad un approccio aggressivo, mescolato a notevoli passaggi melodici, anticipa lo stilema, poi definito “twin guitar”, di molte band hard-rock/heavy metal che appariranno di lì a non molti anni mentre la successiva Twelve Streets of Cobbled Black si avventura lungo la strada dei mid tempo sincopati percorsa dai Free; la ballad, quasi d’obbligo, è Dulwich Fox, chitarre acustiche raggiunte poi dall’elettrica di Lewis, seguita da un brano differente, sin dalle prime note: Easter Psalm è guidata da una sorta di marchin’ drum su cui si distendono la voce roca e sofferta di Pickford-Hopkins ed ancora le chitarre, acustica prima ed elettrica poi, che caratterizzano le due parti del brano.

To The Stars rappresenta il lato più folk-rock, non lontano da certe suggestioni canterburiane, influenza presente nel vocabolario musicale dei Wild Turkey, mentre la successiva Sanctuarypossiede un’aura psichedelica alla quale la band conferisce un che di marziale, grazie a percussioni e basso che dettano un ritmo serrato.

Va rimarcato il gran lavoro di Lewis, che affronta brani eterogenei con notevole capacità di adattamento, cogliendone lo spirito ed assecondandoli con riff centrati come in One Sole Survivor, tra i brani migliori, hard-rock che sintetizza molte idee, linee di basso ficcanti, timbri chitarristici differenti ma coerenti, percussioni dinamiche ed un cantato che pone Pickford-Hopkins a mezza via tra Rod Stewart e Paul Rodgers.

La title-track è un brano composito, a tratti un robusto rock sempre in stile Free, in altri frangenti una ballad acustica, mescolati e resi coesi da una band che dimostra di maneggiare la materia con notevoli capacità compositive e di arrangiamento.

Gentle Rain è il passaggio più delicato, tastiere e chitarre acustiche in primo piano poi l’ingresso della band, approccio che i Wild Turkey tendono a replicare e che cela la direzione dei brani; si chiude con Sentinel, avviata dal basso di Cornick, volutamente mai troppo protagonista; malgrado il successo e la possibilità di aprire per Jethro Tull, Black Sabbath, Procol Harum, Yes, Ten Years After e Zz Top, iniziò una serie di cambi nella lineup: via Blackmore, dentro Mick Dyche, chitarra, slide e voce e Steve Gurl, piano, ma gli album successivi non funzionarono: The Turkey, 1972, Stereo Pop Special 56, 1973 e Stealers for Years, 1975, malgrado il valore dei musicisti e l’ingresso del chitarrista Bernie Marsden, futuro Whitesnake, segnarono il passo.

Vent’anni dopo la reunion con Pickford-Hopkins, Cornick e Lewis affiancati da Brian Thomas, batteria e Lee Morris, tastiere ed altri dieci per un nuovo album e relativo tour, You & Me In The Jungle, che vedrà coinvolti Pickford-Hopkins, Cornick, Gurl, Dyche, Clive Bunker, collega di Cornick nei Tull, batteria, Graham Williams, chitarre e John Weathers, voce e percussioni, primo batterista interpellato oltre trent’anni prima; ogni ipotesi di rilanciare il progetto terminerà in pochi anni: Gary Pickford-Hopkins se ne andrà nel 2013, Glenn Cornick nel 2014, Dyche nel 2018 ed i Wild Turkey entreranno nella folta schiera delle band sottostimate, potenzialmente di successo ma che il successo non raggiunsero mai.

(Crysalis Records, 1971)

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