Renato Franchi – Mi perdo e m’innamoro

Emozioni d’autore

(Angelo Cabiati)

Renato Franchi è un artista vero, un artista che fa del sentimento la sua prima fonte di ispirazione, un artista dall’animo sensibile che riesce sempre a regalare emozioni sia attraverso le canzoni sia attraverso la sua testimonianza di uomo fortemente ancorato al presente, ma con le radici ben salde cresciute sul terreno della storia, del ricordo, ma anche sul suo personale percorso umano e artistico.

Sicuramente Renato Franchi si può considerare un cantautore nella piena accezione di questa “definizione”; figlio, amico, interprete di questa grande famiglia artistica che ha saputo regalare opere indimenticabili e immortali.

Ad ogni suo concerto, Renato, non fa mai mancare un omaggio agli autori che hanno influenzato la sua crescita umana e professionale. Appare evidente la costante presenza di Fabrizio De André, confermata anche con il nome della band che, per tanti anni, ha rappresentato la sua immagine: “Renato Franchi & l’Orchestrina del Suonatore Jones”. Come per il “Suonatore Jones” di De André (brano contenuto nell’album “Non al denaro non all’amore né al cielo” del cantautore genovese), anche per Renato suonare significa sempre “cantare la libertà”. Oltre a De André nel suo repertorio non mancano altri artisti come, ad esempio, Pierangelo Bertoli, Luigi Tenco, Claudio Lolli, Franco Battiato e non solo.

Tutti questi nomi, però, non devono distogliere l’attenzione dal Renato Franchi autore, pensatore, creatore di tanti dischi pieni della sua creatività, della sua sensibilità, della sua attenzione alla realtà quotidiana, ai dolori, alle gioie, alle paure, alle speranze che rappresentano la lettura attenta della vita che si snoda giorno dopo giorno.

L’ultima sua creatura s’intitola “Mi perdo e m’innamoro” (firmata questa volta da “Renato Franchi and his band).  Già dal titolo traspare una forte immagine di speranza, l’amore come porto sicuro dove approdare dopo una tempesta, quel faro che si accende oltre la nebbia, oltre l’oscurità. Oppure il lasciarsi andare in un voluto distacco dalle fatiche della vita che troppo spesso si riduce ad un ubriacarsi del nulla e che solo nel ritrovato amore ritrova un senso, la giusta rotta da seguire per riprendere la navigazione di ogni giorno.

Per conoscere qual è la giusta prospettiva non resta altro che mettersi all’ascolto, predisporre il proprio cuore a ricevere quelle emozioni che Renato Franchi sa sempre regalare.

Il disco inizia proprio con la canzone che dà il titolo all’intero album e, subito, cerco il riscontro di quanto immaginato.

Scopro così che il perdersi è quella magia del saper ascoltare, vedere, vivere le piccole cose di ogni giorno, è l’amore per la vita e per le sue piccole, grandi meraviglie.

Ascoltare il silenzio che sa parlare di tante cose, il suono della pioggia che promette la vita, vedere l’azzurro del cielo, la luce di due occhi innamorati, la dolcezza di un sorriso: “Mi perdo e m’innamoro nel mistero del silenzio…..nel brivido di un’emozione….dentro il soffio di un’armonica…..nell’azzurro di questo cielo, nel lampo dei tuoi occhi, nel solco di un sorriso………….”. Queste emozioni sono accompagnate da un ritmo che sa di vita, che ti fa camminare verso un’alba carica di speranza. Renato, quindi, non scappa ma cerca il presente che dà energia al cuore.

Al presente ci riporta drammaticamente il secondo brano “La senti Zaz“, anche se scritto in precedenza rispetto all’attualità di questi giorni (la canzone nasce, infatti, come un omaggio alla cantante francese Isabelle Geffroy, in arte Zaz). Parole come “…… li vedi i soldati con il passo della guerra…… li senti i viandanti che trafiggono i confini……lo vedi quel lampo che annuncia l’uragano, lo senti il tuono che arriva da lontano…. la senti la tempesta che ci martella il cuore… ” ricalcano la realtà di questi giorni in cui la guerra è tornata come uno spettro sull’Europa. Come spesso accade le canzoni cambiano prospettiva, ma immutata resta l’emozione che ne ha dettato l’origine. 

Dolcissima, poi, la “Ballata senza tempo”, qui le sue parole e la sua voce sono affiancate da quelle di una bambina (la piccola Carolina, nipote di Maurizio Telli coautore di questo brano) con la quale condivide emozioni e speranze per il futuro “Forse domani ……”. Parole come solitudine, inquietudine, abitudine, tentazioni si possono trasformare in luce attraverso la gratitudine che nasce dalla condivisione “dei giorni d’amore e del tuo sguardo sincero”. In questo raccontare è visibile il tempo buio della pandemia, ma anche quello della guerra oggi tremendamente attuale. Sembra che il tempo sia finito “come una clessidra senza sabbia”, ma la ballata è “senza tempo” e, quindi, c’è un domani, c’è questo tentativo di lasciare ai giovani un domani, un futuro “…..oltre il fuoco gli uragani e le tempeste…..”.

Una radio suona” con gli espliciti richiami a Springsteen e alla sua “The Promised Land” che costruiscono un ipotetico ponte tra i due mondi divisi da un oceano. Un panorama a tinte buie, “ombre, spari, bugie, trucchi e miraggi” dove l’abbaiare di un cane dà voce alla solitudine e al vuoto di una vita carica di routine e priva di speranza. Forse sono parole di fede quelle a cui bisogna aggrapparsi “Scenderanno gli angeli, ritorneranno i santi, a salvarci gli occhi, i nostri cuori infranti……..”. La radio continua a suonare, continua ancora quel legame e mi sembra di sentire in lontananza le parole finali di quella canzone che uniscono le speranze “I believe in a promised land (Credo nella terra promessa)”.

Una sorta di conflitto è la sottotraccia di “Dacci dentro” in cui il protagonista cerca una gratificazione, una conferma, un supporto a tutto l’amore, l’impegno profuso in un ipotetico rapporto che può essere tra due persone, ma anche con un’idea, una missione, una scelta. La fisarmonica accompagna tutto il brano con la stessa costanza del dubbio, sempre presente, ad ogni esortazione: “Dacci dentro ma ………..lascia stare se non hai ancora deciso ….lascia stare se non mi trovi perfetto…..lascia andare se non ti batte il cuore……lascia stare se devi andare via…..lascia stare se hai paura del vento……lascia stare se non mi trovi perfetto…..lascia perdere se non ti piace questa canzone”. Alla fine, non c’è una soluzione al conflitto e, forse, ciò può simboleggiare la solitudine nella quale spesso ci si trova per incomprensioni o per poca attenzione ai bisogni che nascono dal cuore.

Un deciso cambio di passo si ha con “Pensieri a dondolo”, un ritmo incalzante su parole che riportano ad un presente che, troppo spesso, ci racchiude in una prigione che scambiamo per libertà “……passeggeri di un mondo stanco, passi attenti sempre in corsa stretti e chiusi in una morsa, giorni sospesi sopra un filo come un urlo, un salto, un grido …….”, ma la vita non è una gabbia, la vita è fatta di quei “pensieri a dondolo” che rappresentano i nostri “cuori in viaggio” attraverso “le note allegre di una canzone”. Questo senso di libertà è sottolineato dal violino e da una chitarra elettrica in gran spolvero.

L’attualità ritorna in primo piano in “Uomini sotto la pioggia”: la violenza sulle donne e i femminicidi non sono solo fatti di cronaca, ma rappresentano la sconfitta di chi si ritiene padrone di vite altrui, di chi si erge a giudice e boia. L’universo maschile ne esce malconcio “Uomini senza destino, anime perse dentro il mattino di un orizzonte senza sereno, sopra autostrade senza più freno…….uomini senza pazienza, polvere e ruggine dentro la stanza di una giornata senza bellezza piena di dollari e senza ricchezza, che la bellezza l’hanno violentata e la ricchezza l’hanno tutta rubata………uomini senza più amore con un buco al centro del cuore neanche una stella né una preghiera, nemmeno una lacrima per il dolore, che le stelle le hanno bruciate e le preghiere tutte dimenticate……..”. Di fronte a tanta colpevole miseria umana si resta sgomenti e “…..quando il temporale diventa tuono, a volte mi sorprendo di essere un uomo”. Credo che questa canzone rappresenti il picco emotivo dell’intero disco dove l’amore per Fabrizio De André emerge in tutta la sua intensità, dove attraverso questo testo e l’intero brano Renato Franchi dimostra di incontrare molto da vicino il maestro tanto amato.

L’ultimo brano è una cover, omaggio ad un altro cantautore italiano Giorgio Conte, ed è una dolcissima canzone di vita vera. “Stringimi forte” è la vittoria dell’umanità e del sentimento, è la vittoria della vita nonostante la paura “……sì, però che spavento ci siamo presi noi ….” e del tempo che, inesorabilmente passa: “…….stringimi forte e abbracciami, prima che scada il tempo……. stringimi forte e abbracciami, stringimi un po’ di più………. stringimi forte e abbracciami, stringimi più che puoi”.

“Mi perdo e m’innamoro” è un ottimo disco, un disco pieno di emozioni dove le parole e la musica hanno trovato un equilibrio in grado di evidenziare l’una la bontà dell’altra. Renato Franchi si dimostra autore completo e conferma il suo grande valore artistico e, particolare non secondario, la sua grande umanità. 

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