John McLaughlin – Liberation Time

(Andrea Romeo)

This recording is a direct result of the restrictions imposed on all of us due to the Covid 19 pandemic. People all over the planet have had their freedom of movement restricted which necessarily deprives the artist, musician, actor etc, the opportunity to travel and perform away from their home…

John McLaughlin è sempre stato un uomo, ed un musicista, molto riflessivo, ed anche in un contesto come quello che descrive all’inizio delle note, contenute nel booklet del suo ultimo lavoro, Liberation Time, pur prendendo atto della realtà odierna, con tutte le sue inevitabili contraddizioni, ha voluto comunque mettere a frutto queste sue riflessioni, sull’ esistente ma anche sull’immanente, in sintesi sull’esistenza come esperienza personale: questo lavoro è, a suo modo, qualcosa che sta fra l’atto di ribellione, verso una realtà ostile e la preparazione per ciò che, comunque, verrà dopo, perché un dopo ci sarà, e dovrà necessariamente essere ricco di novità, di aria fresca.

Ed allora, pur nella frustrazione per questa sorta di gabbia in cui anch’egli è stato costretto, ecco che il chitarrista, insieme ad un manipolo di amici musicisti, ha iniziato a mettere insieme ciò che, si spera a breve, potrà proporre al proprio pubblico.

I sodali più stretti dei 4th Dimension, ovvero Gary Husband, batteria e pianoforte, Ranjit Barot, batteria e konokol ed Etienne M’Bappè, basso elettrico, ma poi ancora Vinnie Colaiuta, batteria, Roger Rossignol, piano, Julian Siegel, sax tenore, Sam Burgess, contrabbasso, Oz Ezzeldin, pianoforte, Nicolas Viccaro, batteria, Jèrome Regard, contrabbasso e Jean-Michel “Kiki” Aublette, batteria e basso, sono i protagonisti dei sette brani che l’artista inglese ha scritto, arrangiato e registrato, durante questo 2021 tra Monaco, Parigi, Londra, Il Cairo e Los Angeles, utilizzando alternativamente la formazione in trio e quella in quartetto, e ritagliandosi un paio di momenti di solitudine, a metà e verso la fine dell’album, quando si è seduto al pianoforte per regalarci i poco più di due minuti di Mila Repa ed il minuto o poco più di una ariosa e sommessa Shade of Blue.

L’apertura dell’album, fulminante ed in pieno stile Mahavishnu Orchestra, porta il nome di As the Spirit Sings, un brano in pratica “rhythm free”, che vola alto ed anela davvero a spazi aperti, grazie alle magie di Colaiuta ai tamburi ed al lavoro “di fino” di Husband e Burgess, ed è seguito da una più introspettiva e meditativa Singing our Secrets, in cui la guitar-synth di McLaughlin ed il piano di Rossignol dialogano tra loro con toni lievi e rilassati, invitando davvero ad una pausa, fisica e mentale.

I 4th Dimension si ricompongono per un accorato, ed a tratti quasi torrenziale, Lockdown Blues, il brano che esprime la ribellione, la voglia di tornare alla vita, di riprendere il filo dei dialoghi interrotti da troppo tempo, e lo fa offrendo la possibilità, ai quattro musicisti, di lasciarsi andare, sciogliere lacci e lacciuoli e prendersi, ognuno per un tratto del brano, tempo e spazio.

“… the result of this frustration, was an explosion of music in my mind, which lead to this recording…” ed è esattamente questa la sensazione che traspare da ciò che i dodici artisti propongono: una sorta di vulcano collettivo che soltanto, come detto, con Mila Repa si placa, ma solo per uno spazio di tempo volutamente ridotto al minimo.

La voglia di esprimersi, il desiderio di tornare ad essere sé stessi, e di fare musica, è così impellente, urgente, da non lasciare spazio a tentennamenti di alcun genere e difatti, con Right Here, Right Now, Right On McLaughlin, insieme a Viccaro, Règard, al sax impetuoso di Siegel ed a Ezzeldin riparte con una grinta, un’esplosività ed una determinazione che, per chi non lo conoscesse ma si fermasse al mero dato anagrafico dei suoi settantanove anni, potrebbero sembrare quasi miracolose.

Ed invece, dopo aver soltanto quietato le acque grazie al secondo pezzo per solo piano che lo vede impegnato in solitaria, ovvero Shade of Blue, la cavalcata riparte senza soluzione di continuità, e l’album si conclude con Liberation Time, la titletrack che dà non solo il nome, ma anche il significato il senso e la motivazione all’intero lavoro.

Poco più di cinquant’anni di carriera da quando, neppure ventenne, giunse a Londra da Doncaster agli inizi degli anni ‘60, ed iniziò a collaborare con i nomi più importanti dell’epoca, costruendosi passo dopo passo uno stile, una tecnica, una credibilità ed una carriera che hanno attraversato quasi sei decenni facendo di lui non solo un caposcuola, un riferimento ed una pietra di paragone per il chitarrismo mondiale, ma un artista a 360°, capace di passare da Brian Auger a Tony Williams, Miles Davis, Carlos Santana o L. Shankar senza battere ciglio, creando vere e proprie leggende musicali che portano il nome di Mahavishnu Orchestra, Trio of Doom, Shakti, sino al quasi mitologico Guitar Trio con Paco De Lucia ed Al Di Meola, subentrato all’inizio degli anni ’80 a Larry Coryell, spaziando dal jazz alla fusion, sino ai ritmi latini ed alla musica classica indiana.

Liberation Time non è dunque soltanto un titolo riferibile all’attualità, all’oggi, ma in questa prospettiva può essere letto come una sorta di manifesto che sintetizza un approccio ed una visione della musica perseguiti nei decenni con costanza, curiosità e desiderio di conoscere, imparare, assorbire nuove suggestioni; anni in cui l’evoluzione tecnica, unica e davvero difficilmente replicabile, è andata di pari passo con l’apertura mentale e la capacità di porsi in ascolto, prima ancora che di suonare, e di recepire quanto si muoveva e si muove intorno a lui.

Una devozione alla musica che si può racchiudere all’interno di una frase, rilasciata in un’intervista di qualche anno fa, e che racconta davvero molto: “Mia madre dovette sequestrarmi la chitarra per mesi, perché stavo tutto il giorno a suonarla e andavo avanti nonostante mi sanguinassero le dita.

Un’immagine che la dice davvero lunga su quanto la musica sia stata, e sia ancora oggi, per McLaughlin, non soltanto un modo di esprimersi ma un elemento strettamente connaturato al proprio essere.

(Mediastarz/Abstract Logix, 2021)

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