Holdsworth-Pasqua-Wackerman-Haslip – Proto-Cosmos

Believe It, album realizzato dalla band The Tony Williams Lifetime nel 1975, viene a tutt’oggi considerato uno dei più grandi lavori di ogni tempo in ambito jazz-rock: ne furono protagonisti, insieme al batterista e leader, Allan Holdsworth alle chitarre, Alan Pasqua, pianoforte e tastiere, e Tony Newton al basso e, fra le tracce in esso contenute, ce n’era una in particolare, intitolata Proto-Cosmos, che era stata scritta appositamente dal tastierista del New Jersey.

Ora occorre fare un salto in avanti di ben trentadue anni ed arrivare sino al 2007, anno nel quale il chitarrista di Bradford chiede la collaborazione proprio ad Alan Pasqua, e contemporaneamente al batterista di Long Beach Chad Wackerman, già con Frank Zappa, Men at Work, Steve Vai, Andy Summers, Ed Mann, Albert Lee, Colin Hay, Ed Kuepper, Dweezil Zappa, James Taylor, Mark Linn-Baker e Larry Sweeney, John Patitucci, Jeff Lorber e Joe Sample, ed al bassista newyorkese Jimmy Haslip, che era stato co-fondatore degli Yellowjackets e partner, fra gli altri, di Bruce Hornsby, Rita Coolidge, Gino Vannelli, Kiss, Tommy Bolin, Marilyn Scott, Chaka Khan, Al Jarreau, Donald Fagen ed Anita Baker.

L’occasione è stata dettata dal desiderio di omaggiare il grande batterista Tony Williams, attraverso una serie di serate che si sarebbero tenute allo Yoshi’s Jazz Club di Oakland, California; da quegli show sono stati successivamente tratti l’album Blues For Tony (Moonjune, 2009) ed il DVD Live at Yoshi’s (Altitude Digital, 2007), ma il materiale disponibile era maggiore, e non ancora del tutto reso pubblico.

Quindici anni dopo allora, ecco comparire Proto-Cosmos, album ovviamente live, che permette di poter ascoltare interamente una di quelle serate, durante le quali i quattro musicisti hanno avuto modo di mostrare al pubblico presente il loro eccelso livello tecnico, la capacità di interagire, di improvvisare, quell’interplay che Holdsworth e Pasqua stessi avevano potuto sperimentare, proprio nell’album del 1975 di cui erano stati coprotagonisti in prima persona, interplay nel quale Wackerman ed Haslip erano assolutamente in grado di essere coinvolti al medesimo livello.

Dall’album originale sono state tratte e riproposte in concerto la title-track Proto-Cosmos, di Pasqua, e Red Alert, di Newton, più altri sette brani che vanno a comporre una setlist davvero entusiasmante: Blues for Tony e San Michele, scritti dal tastierista di Roselle Park, Looking Glass, brano presente nell’album Atavachron del 1986, e Pud Wud, proveniente da Sand, 1987, opera del chitarrista britannico, ai quali vengono poi aggiunti It Must Be Jazz, elaborato ad otto mani dall’intera band, ed un paio di digressioni soliste, ovvero Solo Guitar e Piano Solo, soltanto pochi minuti nei quali entrambi i musicisti si ritagliano, singolarmente, un piccolo spazio personale.

Inutile dire che lo stile, la musicalità e la personalità dei quattro musicisti coinvolti in questo progetto emergono, in maniera del tutto evidente, sin dalle note della title-track che apre l’album: la chitarra di Allan Holdsworth e assolutamente inconfondibile per il suo timbro peculiare, per le scelte stilistiche, per la fluidità con la quale il chitarrista guida, accompagna o segue, a seconda dei momenti, il flusso dei brani; il tocco di Wackerman, i pattern ed i fill che decide di utilizzare volta per volta, la personalità con cui detta i tempi e sviluppa le sequenze di pause e riprese, rendono davvero un omaggio sincero, autentico, e di altissimo profilo a Williams, scomparso poco più che cinquantenne a San Francisco, il 23 Febbraio del 1997.

Jimmy Haslip affianca Holdsworth e si incarica di creare una sorta di connessione con Wackerman, sviluppando una serie di groove avvolgenti e ricchi di spunti, sui quali le tastiere di Alan Pasqua sono completamente a loro agio nel creare melodie, alternandosi con la chitarra, oppure nel proporre dei fraseggi di accompagnamento che giochino di sponda con l’illustre collega della sei corde.

Il quartetto, che sostanzialmente è composto da quattro solisti di eccezione, riesce sempre a produrre un suono coerente, fluido, scorrevole, all’interno del quale i passaggi solisti e quelli collettivi si alternano con una naturalezza che solo i grandi musicisti riescono ad esprimere, ed è per tale motivo che l’album risulta facilmente assimilabile, procede con leggerezza, trasportando l’ascoltatore all’interno di un mondo musicale che affonda le proprie radici nel jazz-rock dei primi anni settanta, ovvero gli anni della Mahavishnu Orchestra, dei Weather Report, dei Soft Machine, dei Nucleus, ma anche di altri gruppi, meno conosciuti, ma non meno significativi, come i Greenslade, i Samurai o i Jade Warrior, ovvero di tutte quelle band che, giunte ad un certo punto del loro percorso artistico, decisero di andare oltre i confini dei generi a loro più congeniali, per avviare un processo di sperimentazione che, attraverso numerose e differenti fasi sviluppatesi successivamente, non si è più fermato.

Il risultato di questo interplay si manifesta attraverso un linguaggio musicale comune, all’interno del quale i quattro musicisti prima di tutto si comprendono, poi si ispirano, ed infine si stimolano reciprocamente, e questo grazie ad un vocabolario sonoro del quale sono tutti, non soltanto pratici, ma assolutamente coscienti.

Negli ultimi anni si è verificato un fatto, non particolarmente strano in realtà, ma certamente curioso: dopo la morte di Holdsworth, avvenuta nel 2017, c’è stato un improvviso risveglio dell’interesse verso un musicista certamente di nicchia e che, pur avendo sempre agito nell’ombra, veniva citato ripetutamente da miriadi di chitarristi come estremamente influente nella loro formazione musicale; repentinamente questo interesse ha fatto si che siano stati recuperati parecchi concerti, appartenenti agli anni ’80, ’90 e ’00, nei quali il chitarrista inglese aveva potuto suonare con musicisti di altissimo livello, dando vita a performances memorabili.

Spiace un po’ pensare che Allan avrebbe di certo meritato tali riconoscimenti quando era in vita ma alla fine, stando così le cose, fa comunque piacere che abbia potuto ottenere il posto che gli compete nel gotha del chitarrismo mondiale.

(Blue Canoe Records, 2022)

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