Hibushibire – Magical Metamorphosis Third Eye

Un vecchio saggio è seduto sulla porta. Giovani donne sono inginocchiate sui tatami, all’interno di stanze tappezzate con velluto rosso e rosa, come fossero bambole hina. Dipinti stroboscopici, canapa e seta colorate di arancione, verde, giallo. Flashback stravolti nell’immagine ondulata e retrò. Nicchia ultra-mega-psichedelica aperta grazie ad un’azione spettrale a distanza, manipolando elettroni dal rumore quantistico difficilmente ripetibile. Questa rappresentazione è Magical Metamorphosis Third Eye dei giapponesi di Osaka chiamati Hibushibire. Nel loro viaggio musicale sorge una serie metafisica di official live bootleg e l’esordio fantastico, nel 2017, di Freak Out Orgasm!, un bacio psicotico fra il caos e la quiete. Il secondo album, Turn On, Tune In, Freak Out!, del 2019, si immerge in un ulteriore bagno di elettricità narcotica come un uragano di onde sonore. Poi la pandemia, il ritorno a Osaka e il cambio di formazione. Sempre sotto l’ombra di Makoto Kawabata, chitarrista, produttore e creatore di Acid Mother Temple e Mainliner, nonchè reincarnazione del guru Padre Yod della Source Family. Il leader di Hibushibire (idioma porno slang del Sol Levante) è invece Kohei Changchang Takatura, da Amagasaki. Non ci sono più Kazu SarryHani Hori (alias 821) al basso e Ryu Matsumoto alla batteria, rispettivamente sostituiti da Tetsuji Toyoda e dalla lady Aoi Hama, due inserimenti che hanno viaggiato attraverso irresistibili jam progressive di frastuono, crepe telluriche e baccanali. Nel culto di Amon Duul II, Gong, Magma. Di fronte al nuovo power trio si avverte lo smisurato over-heavy-raga lisergico, capace di sprigionare canzoni la cui spina dorsale è un inno astrale dal flusso luccicante. Fiancheggiati dall’utopia acido-anarcoide di un’ ipernova che esplode, l’opera produce lampi di radiazioni gamma sul lato oscuro della Luna. Trip corrosi da narrazioni scanzonate di occultismo e ascetismo, la chitarra di Changchang raggiunge sfumature sataniche ad alta tossicità. Eccolo apparire sovradosato nel controllo di vibrato e sustain, guidato da Kawabata a suonare il più velocemente possibile spargendo hyped up d’adrenalina pura. Sinergia chimica dal manto porpora innalzata nel vuoto, disarmonia-armonia, groove psichedelico di bellezza extra-deformata.

Third Eye songs:

Orangesunshine Of Your Lovemachine: Hardpsyche definitivo. Comincia con i lussureggianti mormorii cosmici e le detonazioni chitarristiche di Changchang, ricurve e radianti, ossequiose al maestro Ritchie Blackmore quando incontra il vento atomico dominato da Randy Holden. Poi un finale folle, tra ironie zappiane e le percussioni di Aoi Hama ed il volo Santanesque-simil-Shrive/Carabello, nel delirio elettrico dell’assolo finale.

We Won’t Go Back To The Past: Un gioiello del passato, rimasto sepolto come Göbekli Tepe e riportato alla luce solo recentemente. Versione decadente e livida. La voce di Aoi Hama scolpisce gli acidi avvolti da muffa cyan. Nel finire dei ’60 a Saint Quintin, nell’Alta Francia, prendono vita i Blow Mind (Ian George, Maxwell Rogers, Armen Havtens, Gerald Kid) che creano un paio di pepite d’oro amfetaminiche. Per poi sparire. Una di queste è We Won’t Go Back To The Past lato A di un singolo del 1970. Il lato B, They’re Coming, pubblicato dalla Sonotec di Charles Alliot, viene ristampato nel 2013 (Cameleon Records) ma di fatto rispolverato dalla World In Sound nel 2006, etichetta tedesca specializzata in reissue di rare e oscure registrazioni con Psychedelic Minds Vol. 1 (Heavy Underground 1967-71).

Death Surfin USA: Heavypsyche speed, distruttivo e vorticoso. Un’apocalisse con il volto d’acciaio, echi distorsivi estenuanti. Quick as love at psychedelic velocity in the surfin’ dead waves.

Tomorrow Never Ever Knows: Il classico, il capolavoro. Non facile da reinterpretare all’altezza degli Dei. Versione degna della genesi (il genio di John Lennon e The Psychedelic Experience: A Manual Based on the Tibetan Book of the Dead di Timothy Leary, Richard Alpert e Ralph Metzner), cibo per la mente a dosi massicce. Raptus ornamentale d’Oriente, clamore barbaro, canto reboante, chitarra aggressiva, viaggio sonico fatto a brandelli. Osano oltre i Grateful Dead.

Ayahuasca Witch Abduction: Acidpsyche, la liana dei morti. La corda che collega il mondo dei vivi con quello degli spiriti in venti minuti di scale psicotoniche improvvisate. Il bouzouki intreccia le grida di preghiera diabolica per arrivare al suntur persiano che infiamma l’aria. Una sorta di kraut stralunato fatto di nenie; condite con feedback, distorsioni, fragore. Un fenomeno In Rock. Stoner, hard blues, fuzz, folk onirico, doom. Avvalendosi di deliranti improvvisazioni senza confini stilistici, con frequenti divagazioni synth e un’audace frenesia nel ruolo motore del ritmo.

Magical Metamorphosis Third Eye finisce e racchiude esperienze illimitate, perfezione-imperfezione.

Aprendo un’inevitabile fenditura sulla fronte:

Changchang – Guitar / Acoustic Guitar / Guitar Synthesizer / Bouzouki / Electronics / Vocal
Tetsuji Toyoda – Bass / Bass Synthesizer / Vocal
Aoi Hama – Drums / Suntur / Vocal

(Riot Season Records)

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