GÅS – Vol.1

Cultura lisergica e acume intellettuale indoeuropeo. Crema folk con misture di fascino e caos. Metalli increspati che discendono da atmosfere celestiali alla ricerca di quiete e distacco, l’alterata violenza sonora guida la stillante spiritualità e decadenza. Gås pesante e rumoroso, cesello di alto lignaggio tra gli inebrianti venti siderali di Goteborg. Riflessi di psichedelia svedese riferiti a Träd, Gräs & Stenar, Harvester, Arbete & Fritid, Dungen; la genesi dell’energia primordiale, che concepisce il movimento o la fluttuazione della luminosità oscura per originare la visione della materia.
Nessuno, al momento, conosce i loro nomi. Musicisti attivi in altre band: sicuramente Goat, forse Hills o Centrum o Djinn. Anti-social, pace e disordine, disobbedienza, come raffigurato sulla copertina, ‘tutto il potere al popolo’ e ‘sgancia acido non bombe’. Immagini del passato che coinvolgono tematiche sempre attuali. Oltre questa digressione, intercettano lo spazio interiore per esplodere nel mistero affascinante e spaventoso dell’infinito, assorbendo l’enigma impuro dell’intimo. L’esordio nel 2020, con il wah tribale del 7” Epitaph. Sincero crescendo di memorie sixties, armonie che rimbalzano in Population II ad agganci psych-folk caratterizzati da una cover dei Philamore Lincoln e dalla celebrazione totale della relatività dell’essere. Ora la stesura di questo Vol.1, una gemma ultraterrena in cui il sangue rosso divampa in senso centrifugo. Cascate di pulviscolo astrale fatto di edeniche ripetitività medianiche, ipnotiche, replicate sondando droni e oscillazioni. Cresciuti e custoditi dalla Rocket Recording, dentro un antro dell’Arcadia, pubblicano per la danese Svenks Psych Aften quattro tracce dove viene rappresentato musicalmente ciò che non è reale e descritto quel che non si vede. L’isterico oblio del coagulo dei suoni, ora violenti ora frugalmente pacificati, introspezione e meditazione per non accontentarsi della semplice allegoria oggettiva. L’interpretazione simbolica parte sempre da dati fattuali, elementi reali che alludono nella composizione a significati codificati.

Join The Resistance somiglia ad un graffito dei Crass di Bloody Revolution alle manifestazioni del ’68
contro la Columbia University, distruggendo la congettura di protezione cronologica. Il riff corrotto di
chitarra sembra assorbire rabbia e tensione come un ruvido aroma super-distorto dei Blue Cheer ma lo
spartito si allunga sino a lambire toni di trance, con flauto e sitar, deviando l’improvvisazione ad una
danza rituale. Il potere suggestivo delle spezie mediorientali lancia l’acid-rock nella
contemplazione/alienazione di Distance. Caustiche scariche nevrotiche si abbandonano a sollievi
tastieristici degni delle velleità di Michael Hoenig nel periodo Agitation Free. Sono certo che i Gås
appartengano, ideologicamente, alla corrente krautrock di Berlino. Il secondo lato di Vol.1 rivela il
dondolio iterativo di Illusion, trip di spore magiche vicino ai ninnoli incantati degli Hills. Artificio
stilistico in cui dopo il giro di basso Geezeresque, si intravede, affacciato sul canale artificiale di Göta in
linea col Mar Baltico, George Harrison, reincarnato in monaco Indù tornato da Rishikesh.

L’atto inaspettato sono i quindici minuti di 25 Øre. Principalmente per la scelta di rifare/rimodellare un pezzo del gruppo danese Young Flowers. Questi ultimi erano un trio psych-blues nato a Copenaghen nell’estate del 1967, la prima band hippy danish, il primo complesso rock locale a cantare in lingua madre. 25 Øre deriva originariamente da una sorta di trascrizione di On The Road Again dei Canned Heat. La
trasformazione che costruiscono gli svedesi ricorda i deliri ossessivi e la montagna pulsante di vibrazioni
che deflagra nei dedali di Sister Ray, What Goes On e Ocean in 1969 Velvet Underground Live With Lou
Reed. Aggiungendo: droning, cerimonie, Templi, preghiere, bhajan, raga psichico. Ossia, featuring
Centrum.
Groove estasiante, chimica naturale come la conoscenza udita al principio dei Tempi e trasmessa
oralmente. Questo album scopre le notevoli reminiscenze lungo le intuizioni e le molteplici partiture; li
vede nascere, evolvere e distruggere. La distruzione non ha una connotazione negativa, in questo caso è
importante ed imprescindibile come la creazione, necessaria per la rinascita. Vol.1 è immerso
nell’equilibrio cosmico.

(Svensk Psych Aften)

Print Friendly, PDF & Email