Chick Corea – L’elettricità corre lungo la tastiera

All’improvviso, senza alcun preavviso, la notizia ha iniziato a circolare rapidamente in rete, e non si è trattato certo di una buona notizia… anche Chick Corea, purtroppo, se n’è andato…

Ci vorrebbe davvero, e forse neppure basterebbe, un libro intero per riuscire a raccontare chi sia stato, per la storia della musica, del jazz e della fusion in particolare, Armando Anthony “Chick” Corea, nato a Chelsea, Massachusetts, nel 1941, da una famiglia di immigrati calabresi provenienti da Catanzaro, ed il cui padre, band leader e trombettista dixieland nella Boston degli anni ’30 e ‘40, lo fece avvicinare al pianoforte all’età di quattro anni.

Inizia dunque come pianista, influenzato dal be-bop e dai suoi esponenti più importanti, Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Bud Powell, Horace Silver e Lester Young poi, curiosamente, si dedica anche alla batteria, mutuando da essa il suo personale stile pianistico, percussivo ed aggressivo, e prosegue gli studi da autodidatta fino a quando, dopo aver assistito ad un concerto del pianista Salvatore Sullo, gli chiese di introdurlo alla musica classica ed alla composizione.

Il trasferimento a New York, avvenuto alla fine degli anni ’50, segna definitivamente la sua carriera: inizia a pubblicare album a suo nome, nel 1966, dopo aver lavorato con personaggi del calibro di Mongo Santamaria, Willie Bobo, Blue Mitchell, Herbie Mann e Stan Getz, ed il primo grande colpo lo mette a segno due anni dopo, pubblicando Now He Sings, Now He Sobs, in trio con Roy Haynes e Miroslav Vitous, inaugurando una impressionante serie di collaborazioni in cui coinvolgerà, negli anni, i nomi più importanti, prima del jazz, e poi della fusion mondiale.

L’incontro che, a lui come a molti altri, cambia radicalmente la vita, è senza dubbio quello con Miles Davis, nella cui band (spesso in tandem con Keith Jarrett) milita dal 1968 al 1972, suonando tra l’altro in album epocali quali In a Silent Way e Bitches Brew, utilizzando spesso il piano elettrico dotato del Ring Modulator, un processore di segnale per la creazione di frequenze multiple.

Inizia in questo modo il suo avvicinamento al jazz elettrico, mette insieme la sua prima band, i Circle, insieme a Dave Holland, Anthony Braxton e Barry Altschul, in ambito free jazz, ma la sua prima, “vera” creatura musicale nasce poco dopo, nel 1972.

Insieme a Flora Purim, Joe Farrell, Airto Moreira e Stanley Clarke, cui si uniranno poco dopo Lenny White e Bill Connors, fonda i Return to Forever, ensemble seminale con cui intraprende il passaggio dal jazz-rock alla fusion, ispirato dalla coeva Mahavishnu Orchestra guidata dall’amico, ed ex-collega in Bitches Brew, John McLaughlin; registrano album divenuti iconici, quali il debutto, dal titolo omonimo, Light as a Feather ed Hymn of the Seventh Galaxy; dopo l’ingresso di Al Di Meola, realizzano Where Have I Known You Before, No Mystery, e Romantic Warrior.

Lavora con Gayle Moran (che sposerà nel 1972) e Jean-Luc Ponty in My Spanish Heart, collabora poi con Michael Brecker, Steve Gadd e Eddie Gomez (Three Quartets) ed ancora con Gary Burton (Crystal Silence), Herbie Hancock, Friedrich Gulda e Nicolas Economou, sviluppando anche un intenso lavoro per solo pianoforte; ma gli anni ’80 sono alle porte, ed è proprio verso la metà di quel decennio che il musicista americano mette in cantiere la sua seconda creatura, chiamando un gruppo di giovani, fenomenali, musicisti, ovvero John Patitucci, Eric Marienthal e Dave Weckl, affiancati da Scott Henderson e Carlos Rios: la Chick Corea Elektric Band debutta con l’album omonimo nel 1986, accoglie poco dopo un altro giovane di belle speranze, Frank Gambale e si impone, con Light Years, nel 1987, divenendo una sorta di istituzione musicale per almeno un decennio, evolvendosi anche in Elektric Band II ed in trio acustico, nella versione Akoustic Band con Patitucci e Weckl.

Nel prosieguo della propria carriera Corea si avvicina anche alla musica classica contemporanea, seguita a lavorare con molti degli artisti già frequentati, ma anche con nuovi sodali come ad esempio Pat Metheny, poi riunisce Kenny Garrett, Christian McBride e Vinnie Colaiuta insieme a McLaughlin creando così la Five Peace Band. Nel 2008 raduna i Return to Forever nella loro terza incarnazione, con Stanley Clarke, Lenny White ed Al Di Meola, insieme ai quali intraprende un trionfale tour mondiale.

Corea, che pure si è ritagliato diversi momenti in cui suonare da solo, talvolta in duo (anche con il nostro Stefano Bollani), ha da sempre sentito l’urgenza di poter agire nell’ambito di una vera e propria band, un gruppo coeso di musicisti con il quale poter collaborare, scambiandosi esperienza ed ispirazione; anche in anni recenti ha raccolto intorno a sé un interessante gruppo di musicisti, Chick Corea & The Vigil: insieme al veterano Tim Garland, i giovani Hadrien Feraud, Marcus Gilmore e Charles Altura.

Questa attitudine lo ha condotto da sempre a ricercare un confronto, continuo, con altri artisti, talvolta già affermati, altre volte decisamente più giovani, costruendo con loro strutture musicali in assoluta libertà senza mai porsi il problema del “genere”, ma cercando costantemente di sperimentare, spesso grazie agli stessi input fornitigli dai suoi collaboratori.

Spesso in Italia, paese al quale è stato da sempre molto legato, il 17 Luglio 2016 festeggiò i propri settantacinque anni, durante il 75th Birthday Celebration European Tour in occasione di Umbria Jazz, guidando un quintetto di “all stars” in cui erano presenti Kenny Garrett al sax, Wallace Roney alla tromba, Christian McBride al contrabbasso e Marcus Gilmore alla batteria.

Il suo saluto, scritto poco prima di andarsene, dice davvero molto sulla sua vita, e sulla sua idea di musica: “I want to thank all of those along my journey who have helped keep the music fires burning bright,” he said. “It is my hope that those who have an inkling to play, write, perform or otherwise, do so. If not for yourself then for the rest of us. It’s not only that the world needs more artists, it’s also just a lot of fun.” Corea went on to thank his “amazing musician friends.” “It has been a blessing and an honor learning from and playing with all of you,” he said. “My mission has always been to bring the joy of creating anywhere I could, and to have done so with all the artists that I admire so dearly – this has been the richness of my life.

Molte le attestazioni di affetto, stima e rispetto nei suoi confronti, giunte finora: particolarmente toccanti quelle di John Patitucci: “… There aren’t enough words to express my love, gratitude and admiration for Chick and all he gave to me, my family and the world. His genius will continue to inspire many generations.  I will never forget his kindness, his sense of humor, generosity, encouragement and belief in a kid from Brooklyn who just wanted to play bass in his band…”, Dave Weckl: “It’s difficult to find words to express my feelings after hearing about the passing of Chick Corea today. Just typing it is so surreal… He always said to me that his greatest happiness came when he could witness anyone being free to create… that certainly held true for anyone he played with, hired or mentored… all of which I can joyfully say I experienced…”, e Frank Gambale: “I loved the man and his music beyond whatever words could express… listening to Tale Of Daring was what helped me get out of bed today. What a masterpiece… no one comes close to this and to be part of that recording and Chick Corea’s legacy is, and will always be the highest honour in my life. Thank you, you great and generous genius, for the priceless 35 years of incredible memories. So glad we had some beautiful conversations recently…”, ovvero i “ragazzi” che lo seguirono in quella splendida avventura che fu l’Elektric Band.

Sintetico, laconico, l’amico di sempre John McLaughlin: “Right now the world is sadder without brother Chick!

Se n’è andato uno dei maggiori protagonisti del jazz dagli anni ’60 in poi, uno spirito libero che ha trasferito questa libertà nel proprio approccio alla musica, creativo, fantasioso, libero da schemi precostituiti ed improntato alla continua ricerca di nuove possibilità espressive: ha dato molto, alla musica, e la musica gli ha restituito parecchio: del resto, 23 Grammy Awards (ed una candidatura, ahimè postuma, per il 24°) non si vincono assolutamente per puro caso…

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