Baker Gurvitz Army – Live 1975

La vita dopo la breve, intensa e gratificante avventura con i Cream non fu proprio fra le più semplici per Ginger Baker, percussionista creativo, ricco (forse fin troppo) di idee ma soprattutto dotato di un caratterino non esattamente tra i più facili da gestire: prima la brevissima esperienza con i Blind Faith, insieme a Steve Winwood, Eric Clapton e Ric Grech, partita tra l’altro più che bene, con un concerto ad Hide Park di fronte a circa 100.000 persone, ma arenatasi quasi subito dopo l’album omonimo, poi la nascita dei Ginger Baker’s Air Force che in effetti durarono un po’ di più, circa un paio d’anni ma che, dopo un numero impressionante di cambi di formazione e ben quattro album registrati dal vivo, ma nessun lavoro in studio, si dissolsero.

Il terzo tentativo avrebbe potuto essere quello giusto anche perché il batterista di Lewisham non solo aveva messo da parte le esperienze precedenti, e soprattutto i colleghi con cui le aveva condivise, ma si proponeva questa volta di spingere maggiormente verso quelle ritmiche jazz ed afrobeat che tanto lo affascinavano.

I fratelli Paul ed Adrian Curtis Gurvitz, rispettivamente al basso ed alla chitarra, reduci dalle esperienze con i The Gun prima ed i Three Man Army dopo, avevano probabilmente il piglio ideale per imbrigliare l’estro esplosivo di Baker e, con l’aggiunta di Mr. Snips a.k.a. Stephen W. Parsons alla voce, proveniente dagli Sharks e del tastierista Peter Lemer, fresco di studi presso la Royal Academy of Music, le basi per un gruppo di ottimo livello c’erano tutte.

E difatti i lavori in studio della neonata Baker Gurvitz Army furono ben tre, e nel giro di soli tre anni, ovvero Baker Gurvitz Army, 1974, Elysian Encounter, 1975 ed Hearts On Fire, 1976, accompagnati inoltre da una intensissima attività dal vivo che produsse sin da subito, e poi negli anni successivi, quattro testimonianze quali Live In Derby ’75, Live Live Live, Still Alive e Live in Milan, Italy, 1976.

Ma fu tale la quantità di concerti che la Baker Gurvitz Army propose in giro per tutta l’Europa, da far sembrare davvero quasi impossibile che le registrazioni fossero terminate e difatti, dopo ricerche abbastanza lunghe e complesse, sono saltati fuori i nastri di molti altri show, tra cui un interessante bootleg Live at the BBC, 1975 Regent Street, London e, di prossima pubblicazione, Neon Lights-The Broadcasts, 1975.

Nel frattempo sono state restaurate, e quindi proposte insieme, un altro paio di serate, che sono andate a comporre questo Live 1975, fresco di stampa, che unisce quella svoltasi presso la Reading University e quella che si è tenuta al The New Victoria Theater di Londra, entrambe datate 1975, testimonianze del primo tour britannico.

Se si volesse mostrare, specie ad un neofita, come fosse un concerto di hard rock negli anni ’70, quali le atmosfere, le sensazioni, e soprattutto in che modo le band si proponessero al loro pubblico, questo album potrebbe davvero essere una sorta di compendio interessante e completo in tal senso: sette i brani provenienti dal primo show, altri quattro relativi al secondo, a comporre una scaletta che comprende tutto ciò che descrive al meglio una formazione rock blues indirizzata verso l’hard rock.

Accolti da una vera e propria ovazione i cinque partono con una robusta e brillante Wotever It Is in cui i dettagli fanno la differenza: la ritmica complessa di Baker si sposa al meglio con le linee di basso, la chitarra interviene con brevi e ficcanti assoli ai quali le tastiere affiancano contrappunti e svisate che compattano il suono; su questo tappeto composito la voce di Parsons, a tirare le fila con intensità e potenza.

E proprio gli incroci vocali sono protagonisti di The Gambler, notevole slow song sicuramente più lineare e con accenti malinconici e romantici, che la band gestisce con gusto e sapienza nel bilanciare i toni, mentre la successiva Freedom, brano uscito dalla penna e dalla chitarra di Jimi Hendrix, viene reinterpretato con piglio decisamente aggressivo in cui chitarre, basso e tastiere si adeguano alla vivacità di Baker dando vita ad un’esecuzione movimentata e ricca di dinamica, laddove la successiva 4 Phil punta invece, inizialmente, su un’esecuzione in punta di dita, un blues classico in cui la chitarra nelle mani di un Gurvitz ispirato, grondante di feeling e di intensità, viene affiancata da un altrettanto brillante Lemer, a tessere trame delicate ed ispirate per poi, verso metà brano, virare verso un robusto ed energico rock blues in stile Free.

Remember e Memory Lane sono i due brani più lunghi, entrambi oltre i dieci minuti, e le coordinate cambiano decisamente perché, seppur in punta di piedi, la band si avventura verso il progressive, atmosfere ovattate, suoni, ma soprattutto strutture musicali, più elaborate e ricche di variazioni: Remember resta sospeso in una sorta di terra di mezzo in cui volutamente non cerca una “soluzione” ma fluttua in un’atmosfera fiabesca, molto in stile Caravan; Memory Lane invece, vira decisamente verso un hard-prog ante litteram in cui Baker e Paul Gurvitz dettano una ritmica serrata, appena addolcita dagli interventi di tastiera, mentre le chitarre sono decisamente più graffianti, ed il drum solo che occupa la parte centrale è un classico del periodo.

Lo show di Reading si chiude con People in cui le ritmiche afrobeat, tanto care a Baker, rendono il brano un vero e proprio inno alla musica etnica, grazie ad uno stile che ricorda molto da vicino quello della band di Carlos Santana.

Un torrenziale Drum Solo apre lo show londinese, cui fanno seguito Hearts on Fire, brano in stile Free/Hendrix grazie ad una ritmica scandita e pesante ed a voce e chitarre ruvide ed appassionate, Help Me, complesso ed articolato, caratterizzato da un incipit quasi sinfonico, prima di involarsi verso un hard rock effervescente ed impetuoso.

La chiusura rappresenta l’unico sguardo verso il passato da parte di Baker: Sunshine of Your Love, retaggio dei Cream, è infatti non a caso il brano del trio in cui il suo drumming ha caratterizzato la struttura vera e propria del pezzo, e viene riproposto in una versione assai fedele all’originale, forse solo leggermente più “pesante”.

Un live importante, specchio non solo di un’epoca, ma soprattutto di un approccio musicale che ha fatto scuola, per lo meno nei confronti dei due decenni successivi.

(Esoteric/Cherry Red Records, 2023)

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