AA.VV – The Songs of West Side Story

(Andrea Romeo)

Leonard Bernstein, direttore d’orchestra, compositore e pianista statunitense che, in un sondaggio svolto tra cento famosi direttori d’orchestra e pubblicato dalla rivista Classic Voice nel Dicembre del 2011, è stato considerato il secondo più grande direttore d’orchestra di tutti i tempi dietro a Carlos Kleiber, se n’è andato il 14 Ottobre del 1990; non ha dunque potuto ascoltare questo lavoro, The Songs of West Side Story, concepito e realizzato, sei anni dopo la sua scomparsa, dal cantante, chitarrista e produttore discografico statunitense David Pack, che negli anni aveva già lavorato, tra gli altri, con Aretha Franklin, Kenny Loggins, Wynonna Judd, Natalie Cole, Chick Corea, Amy Grant, Faith Hill e Jennifer Hudson.

Probabilmente, da musicista aperto ed innovativo qual’era, avrebbe apprezzato questa operazione: intanto perché non si tratta di una mera riproduzione della colonna sonora originale, ma soprattutto perché gli artisti coinvolti nel progetto sono differenti per background, stile e genere musicale di appartenenza; giusto per capire, si va da Selena, vera icona della musica latina (uccisa da Yolanda Saldívar, responsabile del suo fanclub, tre settimane dopo il completamento dell’album) a Marty Paich, arrangiatore, compositore, direttore d’orchestra e produttore discografico statunitense (padre tra l’altro di David Paich, autore, cantante e tastierista dei Toto), anche lui deceduto pochi mesi dopo, da Michael McDonald a Brian Setzer, chitarrista degli Stray Cats, da Natalie Cole a Steve Vai, da Chick Corea a Sheila E., da Little Richard alle Salt-N-Pepa, da Aretha Franklin a Bruce Hornsby

Un team decisamente vario, e per questo in grado di offrire una serie di esecuzioni profondamente differenti, non solo tra loro, ma anche rispetto ai brani originali, una reinterpretazione varia, vivace, brillante che, pur nel rispetto dell’opera, ha rimosso la lieve patina del tempo ridonando ai brani nuovo brio e nuova lucentezza sonora.

Ed ecco allora Something’s Coming, nella versione r’n’b degli All 4 One, A Boy Like That che grazie a Selena diventa una esplosiva song dance-funk, Maria, slow song affidata alle cure ed alle armonie vocali, di James Ingram, Michael McDonald e David Pack, Prologue/Jet Song, street song sottoposta alla cura swing della sei corde di Brian Setzer, Tonight, ballad perfetta per il duo Wynonna Judd e Kenny Loggins.

Cinque brani, cinque approcci stilistici e cinque orchestrazioni che, pur nella loro eterogeneità, senza alcun apparente sforzo, si integrano alla perfezione.

Si prosegue con Cool, swing jazzato firmato Patti Austin, Mervyn Warren e Bruce Hornsby, Somewhere, voce, cuore ed anima dell’immensa Aretha Franklin, un’epica America, con un trio d’eccezione, Natalie Cole, Patti LaBelle e Sheila E., ed ancora I Feel Pretty, con Little Richards sugli scudi grazie ad un groove strepitoso.

Il mix di generi e di artisti funziona in modo mirabile: funzionano in primis i cantanti che riescono ad entrare nella vicenda offrendo interpretazioni di altissimo livello, e funzionano anche i musicisti, che rimodulano i brani con notevole gusto, dandone una rilettura non solo filologicamente intelligente e centrata, ma soprattutto in grado di adattarsi perfettamente alla narrazione.

Parliamo di musicisti di livello assoluto, tra i quali citiamo Vinnie Colaiuta, batteria, George Duke, tastiere, Paulinho Da Costa, percussioni, David Benoit, tastiere ed archi, Nathan East, basso, Branford Marsalis, soprano sax, Paul Franklin, steel guitar, Dave Pomeroy, basso, Billy Joe Walker Jr., chitarre, Karla Bonoff, cori, Steve Brewster, batteria, Bob Parr, basso, Roger Burn, piano, David Frank, organ… una vera e propria aristocrazia degli strumentisti.

Tevin Campbell regala una dolcissima One Hand, One Heart, le Salt-N-Pepa insieme a Def Jef, rapper di Harlem, Lisa “Left Eye” Lopes, delle TLC, The Jerky Boys, al secolo Johnny Brennan e Kamal Ahmed, comici da NYC e Paul Rodriguez, attore e stand-up comedian da Culiacan, Sinaloa, rileggono completamente una Gee, Officer Krupke intrisa di ritmo, mentre Trisha Yearwood riporta l’album sui binari della melodia grazie ad una intensissima I Have a Love.

Il finale dell’album è di quelli, come si suol dire, con il botto: The Rumble vede insieme, in una collaborazione tanto complessa quanto spettacolare, la Chick Corea Elektric Band che allinea, oltre a Corea, Dave Weckl, batteria, James Earl, basso, Frank Gambale, chitarra, Eric Marienthal, sax e Joe Porcaro, percussioni, e gli Steve Vai’s Monsters, ovvero il chitarrista e leader insieme a Simon Phillips, batteria, John Pena, basso, David Paich e Greg Phillinganes, tastiere e Lenny Castro, percussioni: non soltanto un brano, ma una vera e propria sfida musicale, otto minuti di evoluzioni, break, accelerazioni, brevi assoli (tra cui uno spettacolare duetto batteristico tra Weckl e Phillips), il tutto con un timing ed un interplay che fanno impressione; si chiude con l’abbinata Prelude to Somewhere/Somewhere: prima l’orchestra, che riprende l’introduzione originale di West Side Story, poi un inconfondibile Phil Collins, del tutto a suo agio in un brano in cui Paich dirige l’orchestra nella più classica delle colonne sonore.

David Pack ha condotto un’operazione decisamente interessante: lavorando a fondo sulla colonna sonora originale ha concepito, arrangiato e prodotto i singoli brani, ha messo insieme un cast musicale di primissimo piano ma soprattutto ha fatto si che i singoli artisti fossero messi in grado di esprimere al meglio la propria personalità, realizzando così qualcosa che va ben oltre una mera riproposizione dell’opera originale, e cioè una vera e propria rilettura di West Side Story, arricchita oltretutto da un approccio musicale moderno ed accattivante.

(RCA Victor Records, 1996)

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