AA.VV – Animals Reimagined-A Tribute to Pink Floyd

(Andrea Romeo)

Se si cerca il significato del termine reietto, si trovano per lo più espressioni di questo tipo: “colui che viene messo da parte, emarginato, disprezzato, escluso categoricamente… rifiutato senza alcuna possibilità di accordo né accettazione, discriminato con spregio…”

Animals, album dei Pink Floyd uscito il 21 Gennaio del 1977, e che faceva seguito alla storica doppietta The Dark Side of the Moon/Wish You Were Here, pur non esattamente in termini così duri è sempre stato considerato una sorta di figlio difficile, complicato, problematico, un album discusso, e comunque sia discutibile.

Segno della svolta artistica della band londinese per alcuni, segnale delle incipienti crepe, umane ed artistiche, che l’avrebbero lacerata di lì a breve per altri, il primo lavoro dichiaratamente, ed orwellianamente, politico, in cui Waters assunse risolutamente il ruolo di leader, reagendo anche al nascente movimento punk, simboleggiato dalla celebre maglietta indossata da Johnny Rotten, e che recava la scritta: “I Hate Pink Floyd”; in sintesi, un lavoro talmente denso di contrasti, contraddizioni, elementi nuovi, da lasciare spiazzati i fans più ortodossi.

Da allora, per anni, Animals è stato considerato un lavoro controverso: aveva venduto ed anche molto bene, intendiamoci, arrivò terzo negli States, secondo in UK, con oltre dieci milioni di copie ad oggi, ma la critica non fu così benevola, e neppure unanime: “Uno dei più estremi, implacabili, strazianti e iconoclasti album della storia della musica contemporanea – New Musical Express; Un lavoro che dà uno spiacevole gusto della realtà in un’epoca in cui la musica sta diventando sempre più soporiferaKarl Dallas; I Pink Floyd diventano cupi e amari, denunciando la doppiezza dell’animo umano. Suonano come se avessero appena scoperto ciò, il loro messaggio è qualcosa di risaputo, quindi diventa inutile e noiosoFrank Rose, Rolling Stone.”

Il tempo però, spesso mette a posto le cose: più gli anni passavano, più la società si evolveva e si allontanava dagli anni ’70 prima, e dagli anni ’80 poi, più quei Dogs, Pigs e Sheep descritti nei brani chiave dell’album, e riferibili alla Fattoria degli Animali, assumevano contorni precisi, una dimensione reale per cui, da personaggi verosimili divenivano persone vere; i cani, gli aggressivi ed arrivisti rappresentanti della legge e dell’ordine, i maiali, politici affamati di potere, dispotici e spietati ed infine le pecore, ovvero la mandria irrazionale, cieca e ciecamente obbediente.

Animals, nel tempo, è diventato una sorta di atto d’accusa verso la deriva di una società di cui non solo ha fatto una descrizione cruda ed impietosa, ma all’interno della quale ha appunto individuato gli stessi responsabili, a vario titolo, di quella stessa deriva.

Lentamente, ma in modo costante, la considerazione verso questo lavoro è radicalmente cambiata e la critica stessa ha modificato completamente l’opinione su di esso; non è da considerarsi una rivincita, anche perché la società descritta, ed i suoi miseri protagonisti, non sono di certo né auspicabili né graditi, ma risulta evidente che il lascito culturale, sociale ed intellettuale, e dunque non solo artistico, di quest’album, sia cresciuto in maniera esponenziale, e che parallelamente si sia sviluppato verso di esso un crescente interesse dal punto di vista esecutivo e strumentale.

Animals Reimagined-A Tribute to Pink Floyd è una stimolante rilettura delle cinque tracce dell’album, ovvero le tre citate più l’apertura, Pigs on the Wing (Part I) e la chiusura, Pigs on the Wing (Part II), affidata ad un gruppo di musicisti tanto noti al pubblico, quanto eterogenei nello stile: si apre con una liricissima Pigs on the Wing (Part I), che vede impegnati Nick Van Eede (Cutting Crew) e Martin Barre (ex-Jethro Tull) in una versione più elaborata, addolcita, meno disperata, cui fa seguito Dogs, affidata alle cure di Graham Bonnet (Rainbow), Vinnie Moore (UFO), Kasim Sulton (Utopia), Jordan Rudess (Dream Theater) e Pat Mastelotto (King Crimson) in cui, dopo un’intro quasi obbligata, spiccano oltre all’intenso cantato di Bonnet, il coraggio, anche l’audacia di Moore nell’aver scelto di riscrivere radicalmente gli assoli di David Gilmour, uscendone peraltro davvero alla grande.

Più fedele all’originale, ma ricca di dettagli anzitutto bassistici e chitarristici innovativi, Pigs (Three Different Ones) con una lineup eterogenea di cui fanno parte James LaBrie (Dream Theater), Al Di Meola, Joe Bouchard (Blue Öyster Cult), Patrick Moraz (The Moody Blues) e Billy Cobham (Mahavishnu Orchestra).

Sheep, con Arthur Brown, Rick Wakeman (Yes), Jan Akkerman (Focus), David J. (Bauhaus) e Carmine Appice (Cactus/Vanilla Fudge) vede assolutamente protagonisti il folletto di Perivale alle tastiere e la sei corde di Amsterdam, ma una citazione a parte va fatta per la prestazione vocale di Arthur Brown, volutamente abbassata dal punto di vista tonale, a tratti vera e propria recitazione, intensa, appassionata, rabbiosa, probabilmente del tutto in linea con l’idea originale del brano, così come l’aveva inteso il suo creatore, Roger Waters.

Si chiude con Pigs on the Wing (Part II), che vede coinvolti Jon Davison (Yes), Albert Lee e Billy Sherwood (Yes) e che apre qualche spiraglio di speranza verso il futuro.

Reimmaginati anche la copertina ed il booklet, opera del pittore americano James McCarthy che di sé afferma: “I am a surrealist but I also consider myself a landscape painter; I like to depict the seasons”; la Battersea Power Station sorvolata da Algie, maiale volante divenuto vera e propria icona grafica e musicale, residuo di un’era industriale perduta nel tempo, sembra voler lasciare spazio ad un futuro in cui la natura, selvaggia ed incontaminata, si va a riprendere gli spazi che le erano stati tolti.

Animals Reimagined perde, almeno in parte, sia la soffocata disperazione che il senso di alienazione dell’album originale, acquisendo nel contempo un maggiore lirismo, essendo i protagonisti parte di quel mondo prog che tende ad elaborare l’aspetto strumentale delle esecuzioni, smussando gli spigoli, ammorbidendo i toni e sviluppando nel contempo gli aspetti esecutivi in maniera creativa e personale.

Senza esagerare nè risultare eccessivi, i musicisti coinvolti hanno rivisto (e non semplicemente riproposto) questo lavoro secondo i propri canoni artistici, estetici ed esecutivi, offrendone una rilettura coerente, innovativa e convincente; ovviamente, ma pare davvero essere il destino di quest’album, anche questa rivisitazione potrà dare legittimamente adito a discussioni e controversie, fattore peraltro positivo: a distanza di quarantaquattro anni dall’uscita Animals, ancora “alive and kicking”, come recita un vecchio adagio, “è vivo e lotta insieme a noi”.

(Cleopatra Records, 2021)

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