Massimo Priviero – Essenziale

(Angelo Cabiati)

Il nuovo disco di Massimo Priviero s’intitola “Essenziale” e, di primo acchito, ti viene da pensare ad un disco “scarno” dove tutto è ridotto al minimo, dove si scava nel profondo per cercare quella parola, quella sonorità, racchiusa in un nucleo tanto più piccolo quanto più ricco di motivazioni e di energia. Poi ascolti il disco e ti accorgi di aver confuso “essenziale” con “essenza” perché questo è un disco tutt’altro che “di concetto o di sintesi” ma, al contrario, è un disco “vitale, fondamentale, primario, determinante, imprescindibile”. Tutte queste definizioni calzano a pennello su questo lavoro di Massimo che ha dimostrato ancora una volta (se mai ce ne fosse stato bisogno) la maturità di questo artista che, mi scusi lo stesso Massimo, mi piace definire “vecchio saggio”.

Premetto che Massimo ha pubblicato sul suo sito un bellissimo libretto con i testi, accompagnando ogni canzone con una relativa “spiegazione” per permettere all’ascoltatore di “guardare oltre alla tela anche alla cornice che completa l’opera”. Forse esagero, ma mi viene subito alla mente l’aggettivo “monumentale” perché qui ho trovato riflessioni a tutto campo sulla realtà di oggi (il disco è stato, sostanzialmente, scritto nella fase più dolorosa e buia della pandemia), sul proprio io, sui propri ricordi, sulla propria spiritualità non risparmiandosi su nessun aspetto, non nascondendosi dietro a frasi fatte o a facili slogan.

Anche la “colonna sonora” non è a senso unico, ma si passa dalla chitarra e armonica, di quelle che non definisco “ballate” ma intime meditazioni con la calda voce di Massimo appena sussurrata, ad un’impronta di classica “rock band” dove Massimo sfodera i suoi picchi sempre carichi di sudore e passione.

Si incomincia con “Redenzione” dove si trova solo la voce di Massimo e la sua chitarra che sembra dirci: “Io sono qui”. “Apri la tua finestra ovunque tu sia io sono in mezzo a una strada in fronte a casa tua. La mia voce è nell’aria e la senti anche tu apri anima e testa per sentire di più”. Questo viaggio lo facciamo insieme e non sarà proprio un viaggio facile perché “……. non lo vedi tuo figlio che cerca un lavoro e il tuo benessere a debito che fotte il futuro, globalizzati e ubriachi di tecnologia………uomini senza facce che chiamiamo gente, intossicati dal troppo, dal troppo di niente”. Questa canzone si chiude però con parole di speranza e con il primo segno di quella spiritualità a cui facevo cenno prima “…… cerca tutto l’amore e la forza che puoi, è tempo ci sia, ci sia redenzione nel mondo, che viene per noi”.

Un pezzo di spiritualità lo si trova anche in “Imbattuto”, dolcissima ballata (anzi no, intima meditazione) con la voce di Massimo che ci accompagna come una carezza “….. se vuoi la luce tu cerca nel buio, lì c’è una stella che segna la via e se trovi anche una valle di lacrime sorridi a te stesso, cosa vuoi che sia…….”.

Struggente è poi “Rinascita” dialogo a distanza con un amico, o magari solo davanti ad uno specchio perché troppo spesso la depressione è solitudine ma, anche qui, si chiude con un momento di spiritualità, con quel “nessuno si salva da solo” (preciso ammonimento di papa Francesco) e di speranza “domani vedrai sarà il giorno che mi alzerò”.

In “Tutto è possibile” si ritrova la voce forte di Massimo che grida “Vivi ogni giorno che viene, vivi ogni giorno che c’è, vivi il tuo male e il tuo bene, tutto è possibile” con la spinta della band e del rock.

Ad occhi chiusi, poi, si ascolta “Amore senza fine” e ci si lascia trasportare dalle parole, dai suoni, dalle immagini di montagna e di mare, di gioventù e di maturità, di ricordi e di realtà.

Si riprende poi “a correre” con “Bella vita” e “Abbi forza” chitarre, batteria, ritmo e impronta rock che fanno dimenticare un po’ la profondità dei temi trattati sinora (anche se ancora ben presenti) quasi a voler lasciarci andare a quest’energia liberatrice che ci fa ripetere “bella vita, bella vita……” e “abbi forza ogni giorno che viene, ogni giorno che va”.

E a questo punto del disco arriva un trittico che ti inchioda all’ascolto, che ti cattura il cuore, che ti assorbe totalmente la mente e lo spirito lasciandoti senza parole, estasiato, in silenzio, prigioniero delle emozioni e della bellezza “che vedi” in queste parole e in questa musica. “Commentare” tanta bellezza diventa, per me, impossibile perché è come prendere tra le mani un’anfora preziosa, unica, irripetibile con la paura di rovinarla perché è bella “così com’è”. Come aggiungere qualcosa ad una canzone d’amore così dolce e vera come “Tutte le volte”, perla rara per un artista che non ha mai fatto di questo genere un cavallo di battaglia ? Come aggiungere qualcosa ad una canzone che si apre con il parlato, vibrato ed emozionante, del discorso della montagna sulle beatitudini come “Un solo popolo” ? Come aggiungere qualcosa ad una canzone che è il ricordo di un figlio verso un padre perso in giovane età e perso tragicamente come “Paradiso” ? Non è un fuggire dalle emozioni ma è l’esatto contrario, è l’esserne preso totalmente.

A questo punto vanno fatti i complimenti a Massimo perché, qui, ha raggiunto un apice di valore assoluto. Non poteva esserci conclusione migliore, quindi, per un disco di qualità che ci ha regalato un Massimo Priviero ai massimi livelli; cantautore, uomo, padre, figlio, che ha saputo raccontare al meglio il nostro tempo e il tempo che è dentro di noi in quelle storie che sono le sue ma anche le nostre. Questa però è una fine che non è una fine perché in regalo ci sono due “bonus song” (“Vivi ragazzo” e “Abbracciami”) che, a dire di Massimo, esulano un po’ dal contesto di “Essenziale”. E quale occasione migliore si può trovare per rimandare alla lettura del libretto di cui ho parlato all’inizio e, soprattutto, all’ascolto di questo disco che considero, in conclusione, un grande disco.

Complimentimenti Massimo.

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