#IAmMySong: Girls United! sostiene le ragazze afgane

(Raffaella Mezzanzanica)

Siamo nel 2021 e ancora nel pieno di una pandemia mondiale. Siamo rinchiusi in casa ormai da un anno, senza possibilità di coltivare le nostre passioni.

La musica è un conforto per molti, soprattutto nei momenti di grandi difficoltà.

Già…siamo nel 2021 e penso che non si dovrebbe più parlare di situazioni incresciose come quella che sto per raccontare.

L’11 marzo scorso, è stato pubblicato il seguente comunicato ufficiale/appello da parte di Ahmat Sarmast, fondatore e direttore dell’Afghanistan National Institute of Music.

“Dear Friends, Colleagues, and long-time supporters of ANIM and music in Afghanistan:

It is with profound sincerity that I write to you regarding the recent events in Afghanistan prohibiting a female the right to sing and ANIM’s position on this matter.

Only two days after the world celebrated International Women’s Day, the Ministry of Education of Afghanistan announced a ban for girls 12 years old and up from singing in public arenas — this would include being able to participate in singing their National Anthem of Afghanistan.

The Afghanistan National Institute of Music stands firm in opposing this decision and openly calls upon supporters and members of the Afghan and International community to join us in solidarity so that young females and women of Afghanistan, in music and in voice, may never be silenced again.

This decision by the Ministry of Education is a clear violation of national and International legislation and laws in areas of basic human rights, child rights, women’s rights, musical rights, and the universal right to freedom of expression.

In my capacity as the Founder and Director of the Afghanistan National Institute of Music, I call upon the President of Afghanistan and members of the Government of Afghanistan to look into reversing this decision. I further call for collective and unified action in that, instead of creating further division and discrimination amongst Afghanistan’s future generations, they may encourage the Ministry of Education to build a more inclusive educational environment for all children to grow up with equal rights and opportunities.

In addition to ANIM’s continued efforts in Afghanistan to promote and uphold a child’s and female rights to music practice and fair education, we invite fellow supporters, institutions, organizations, musicians, and all individuals to join us for the #IAmMySong campaign by recording a song or instrumental piece and post it with the hashtag #IAmMySong in solidarity for Afghan females and for all people to have their voices freely heard.

Please spread the words and if possible share it with your contacts in the international media.”

Regards,
Ahmad Sarmast

Ahmat Sarmast ha deciso di pubblicare una risposta ufficiale da parte dell’ANIM alla decisione del Ministro dell’Istruzione di impedire alla ragazze afgane dai 12 anni in su di esibirsi in pubblico.

Ahmad Sarmast ha fatto anche di più. Nel suo appello ha chiesto a tutte le istituzioni, organizzazioni, ai musicisti e a tutti, in modo più generale, di partecipare alla campagna #IAmMySong, registrando un brano e postandolo proprio con questo hashtag, esprimendo in questo modo non solo la propria solidarietà alle donne afgane, ma anche mandando un chiaro messaggio affinché tutti, indistintamente, possano esprimere le proprie idee e, in questo caso particolare è necessario ribadirlo, possano “far sentire la propria voce”.

La notizia ha fatto il giro del mondo ed è stata riportata dai principali quotidiani e dalle principali agenzie di stampa del mondo, tra cui CNN, The Guardian e Reuters.

Il risultato di questa campagna non ha tardato ad arrivare. Dopo qualche giorno, così come riportato dalle agenzie, la portavoce del Ministro dell’Istruzione ha dichiarato che il vero obiettivo del memo era quello di bloccare la partecipazione ad eventi pubblici  ai ragazzi in età scolastica (sia maschi che femmine) per evitare una maggiore diffusione del Covid-19. Tuttavia, è bene sottolineare che nella copia del memo inviata ad Associated Press non si faceva alcun riferimento alla pandemia e che era altresì indicato chiaramente il divieto per le ragazze dai 12 anni in poi di esibirsi in qualsiasi evento pubblico.

Grazie alla diffusione della campagna #IAmMySong il divieto è stato rimosso.

Di seguito un video della performance di Zohra, la prima orchestra interamente femminile dell’Afghanistan, il cui nome è un omaggio alla dea persiana della musica, al World Economic Forum di Davos nel 2017. In questo caso, le musiciste afgane si sono esibite insieme agli studenti delle Orchestre du Collège de Genève, in un arrangiamento dell’Inno alla Gioia di Beethoven, a cura di Kevin Bishop, direttore d’orchestra e allora responsabile del corso di Orchestral Studies all’ANIM.

In questo video, invece, le studentesse dell’Afghan National Institute of Music si esibiscono in I Am a Girl, nel corso delle celebrazioni della “Giornata Internazionale delle Bambine” (International Day of the Girl Child) nel 2016.

Ritengo che non si possa restare indifferenti di fronte al verificarsi di situazioni di questo genere, in cui i diritti fondamentali delle donne continuano ad essere violati.

Io sarò sempre pronta a denunciare questi abusi anche con la mia rubrica “Girls United!”, soprattutto se gli stessi sono perpetrati sfruttando la musica, una forma d’arte che da sempre è fonte di unione e non di divisione, di costruzione e mai di distruzione.

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