Cheap Wine – Faces

Foto di Andrea Furlan

 (Aldo Pedron – 4 dicembre 2019)

I Cheap Wine rappresentano una delle migliori realtà nel panorama italiano, assai distanti dai suoni e dai parametri usuali del rock Made in Italy.

Formazione di Pesaro nata nel 1990 ma che ha preso una forma definitiva soltanto nel 1996 ha festeggiato così nel 2017 i vent’anni di carriera con l’uscita del loro bellissimo album Dreams.
Il loro nome è stato ispirato dalla canzone Cheap Wine dei Green On Red di Dan Stuart e Chris Cacavas e presente nell’album Gravity Talks del 1983.
La band è sempre capitanata dai due fratelli Marco Diamantini (chitarra, voce, armonica a bocca) e Michele Diamantini (chitarra elettrica e chitarra acustica) a cui viene aggiunta una superba sezione ritmica che in questo nuovo CD è composta da Alan Giannini (batteria e percussioni) Andrea Giaro al basso e Alessio Raffaelli alle tastiere.

Partendo da Pictures, mini LP per la Toast Records di Torino del 1997 si arriva oggi a Faces, loro 13° album.
Da sempre legati a sonorità americane che passano dal Paisley Underground di Dream Syndicate e Green On Red a chitarristi, songwriter e rocker come Neil Young Tom Petty, Bob Dylan e Bruce Springsteen, non subiscono l’usura del tempo anzi nel 2019 sembrano e sono ancora in piena forma, brillando di luce propria, rigorosamente autoprodotti anche se per gli ultimi due lavori discografici sono ricorsi al crowdfunding.
Michele Diamantini scrive quasi tutte le musiche, Marco Diamantini, qui soltanto in veste di cantante è più incline alla scrittura dei testi.
Il precedente Dreams con l’ispirata scrittura dei due fratelli e le fenomenali sonorità ed il pianismo delle tastiere di Alessio Raffaelli in particolare evidenza resta a parer mio il loro punto massimo, il picco e la vetta più alta che si possa raggiungere nello scenario del rock italico.    

Faces è invece un disco più spigoloso, le chitarre distorte di Michele Diamantini accompagnano i testi delle loro canzoni dove emerge disillusione, rabbia, rassegnazione, disagio. 
Made To Fly recita così: Sento questa città scivolare via, strisciare come un serpente, Sento un brivido gelido lungo la schiena, nessuno qui riesce a guardarmi negli occhi, non sono sicuro di essere vivo. Head in The Clouds attacca così: sono crollato a terra come una mosca da bar in stato confusionale ma non ero ubriaco, stavo recitando, ero stanco, non saprei.   
Per certi versi si ritorna al 2014 di Beggar Town, uno dei loro dischi più cupi. La musica di Faces riflette i testi delle loro nove canzoni e dove gli stati d’animo sono assai significativi ed in un certo senso fanno pari anche con la loro visione globale già esternata in Bases On Lies (del 2012) dove il filo conduttore è la menzogna, un mondo per molti versi falso e dove protagoniste sono le facce delle persone che hanno incontrato in tutti questi anni.  I testi ed il canto dei Cheap Wine naturalmente sono in inglese ma nel libretto allegato appaiono le traduzioni in italiano delle loro canzoni.  
I riff portanti, taglienti e lancinanti della chitarra sviluppano le sonorità del disco creando una certa ansietà, un pensiero negativo ed atmosfere quasi lugubri.
Brani tirati ma al tempo stesso sorprendenti mentre si diversificano la rockeggiante Misfit (significa letteralmente disadattato) in cui ribadiscono il concetto: Rock And Roll Is A State Of Mind (il Rock And Roll è uno stato d’animo) dai suoni più lineari e la ballata di chiusura New Ground (parole e musica di Marco Diamantini).  In The Swan And The Crow (il cigno e il corvo) sono le tastiere /sintetizzatore di Alessio Raffaelli a creare momenti di prog anni ’70 mentre già nell’iniziale Made To Fly le tastiere ci riportano ad inquietanti rimandi e zone d’ombra.

Le canzoni di Faces sono attraversate da un mood cupo e malinconico in un disco che suscita riflessioni esistenziali. I Cheap Wine sentono il bisogno di portare e di far emergere nei loro motivi la realtà che ci sprofonda davanti agli occhi ed il volto di un mondo che tenta di ucciderci opponendoci alla sincerità e alla affermazione della propria identità.  

Sicuramente dal vivo la band ci stupirà con i loro suoni magici e le loro esecuzioni esplosive e sorprendenti mentre sul disco (in Faces) ci risultano sempre con il ritmo trattenuto facendo trasparire un umore di disincanto delusione, disinganno.    
Ogni loro disco ha una chiave di lettura differente e perciò va analizzata ed ascoltata con estrema attenzione, Faces non fa eccezione e piace per il suo realismo.

Una formazione che non ha più nulla da dimostrare e che resta sempre nell’olimpo dei migliori gruppi italiani in assoluto

TRACK LIST:
Made To Fly
Head In The Clouds       
The Swan And The Crow
The Great Puppet Show
Faces
Misfit
Princess
Disguise
New Ground

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