Incognito – Live in London-35th Anniversary Show

(Andrea Romeo – 1 giugno 2020)

Quarant’anni fa, in una Londra nella quale l’arte, nelle sue varie forme, impregnava letteralmente il tessuto urbano, dal centro sino alle periferie più remote, Jean-Paul “Bluey” Maunick, inglese originario di Mauritius, e Paul “Tubbs” Williams diedero vita ad una band, che negli anni divenne un vero e proprio progetto che coinvolse decine di musicisti, dal nome alquanto interessante e proiettato nel futuro: Incognito.

Due anni dopo realizzarono il loro primo album, dal programmatico titolo di Jazz Funk, cui fecero però seguito otto anni di silenzio…

Nel 1989 il dj britannico Gilles Peterson mise in piedi l’etichetta discografica Talkin’ Loud e gli Incognito si lanciarono in questa avventura creando, di fatto, un nuovo genere musicale, l’acid jazz, del quale sono a tutt’oggi gli esponenti di vertice ed il gruppo di riferimento.

Il 12 Luglio del 2014, con una serata sold out allo 02 Shepherd’s Bush Empire, la band ha ripercorso trentacinque anni della propria carriera, presentando al pubblico ventidue brani scelti fra quelli che hanno caratterizzato i sedici album in studio attraverso i quali sono divenuti una sorta di istituzione musicale a livello mondiale.

Live in London-35th Anniversary Show, l’album che reca con se la testimonianza di quella serata, è una vera e propria festa, una festa di suoni, di ritmo, di colori musicali, nella quale anche i vocalist ospiti, invitati per l’occasione, Imaani, Mo Brandis, Carleen Anderson e Mario Biondi, sono di fatto parte della grande famiglia degli Incognito.

L’intera band ripercorre, appunto, i trentacinque anni della propria carriera, presentando un set che include anche le cover di Silver Shadow (Atlantic Starr), Tin Man (America) Lowdown di Boz Scaggs, Brazilian Love Affair di George Duke, Harvest for the World degli Isley Brothers, una spericolata As di Stevie Wonder, di cui eseguono anche l’immortale Don’t You Worry ‘Bout a Thing che li rese famosi, il funk scatenato di Always There (Ronnie Laws) e la sorpresa finale, con This Is What You Are, eseguita insieme all’autore.

Ovviamente, e non poteva certo essere altrimenti, non potevano mancare i grandi successi che fanno parte del repertorio dell’ensemble britannico, dalle classiche Still a Friend of Mine (con una meravigliosa Imaani alla voce), a Roots, Giving it Up o Never Known A Love Like This, sino alle più recenti Goodbye To Yesterday e Hats.

Come sottolineato spesso dal leader, sia nelle interviste che durante i concerti, la freschezza e la brillantezza degli Incognito, anche dopo una carriera così lunga, sono dovute in buona parte al fatto che la band, o meglio il collettivo musicale, ha assorbito negli anni l’influenza e le caratteristiche delle decine di artisti, di varia nazionalità ed estrazione musicale, transitati nella propria line-up, le ha rielaborate e le ha messe a disposizione del sound d’insieme.

Acid jazz, si diceva, ma con forti ed evidenti venature soul, R&B, funk, elementi che hanno caratterizzato la loro evoluzione artistica ed il sound che hanno portato in giro per il mondo, distinguendosi come una delle big band jazz-funk più interessanti e creative, e divenendo un punto di riferimento per chiunque si sia approcciato a questo ambito musicale.

E quando, alla fine di ogni show degli Incognito, Bluey non manca mai di ricordare al pubblico che siamo One Nation Under A Groove, citando il brano che rappresenta il maggior successo mondiale di George Clinton e dei suoi Funkadelic, in fondo non descrive soltanto la filosofia della band che guida da quasi quarant’anni, ma tratteggia con poche, ma importanti parole, il significato profondo dell’idea di musica, confronto e scambio continuo tra mondi, stili, generi  ed approcci differenti, certo, ma tesi a quel risultato univoco ed unificante che è l’espressione artistica.

(E.A.R Music/Edel, 2014)

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