E’ tornata RadioAttiva

(Stefano Starace – 3 ottobre 2019)

bzzzbbhzzzh…
RadioAttiva
5a puntata, o 1 a, dipende dal click del tempo.

Perché le prime imbroccate di RadioAttiva erano avvenute sulle pagine de Il Buscadero oltre dieci anni fa se la memoria, e le tracce che nel frattempo si sono recuperate, non ci ingannano. Oggi, trasmissioni e viaggi riprendono col vento favorevole e con gli spazi superbamente (in)contaminati di musica, suoni, parole, immagini e quant’altro che MusicalMind mette a disposizione di questa rubrica. Lo ricordiamo velocemente, il format RadioAttiva propone soprattutto musica e artisti, progetti e iniziative anche non specificamente musicali, voli percorsi e impulsi che magari non godono di particolari attenzioni o possibilità, ma naturalmente meritevoli… dal nostro punto di vista. Dal cartaceo, RadioAttiva riprende la sua emissione di radiazioni positive passando all’etere, probabilmente il suo habitat più naturale e più legittimo per un elemento instabile quale è, appunto, un elemento radioattivo. Ultime coordinate prima di partire: si avranno sigle di apertura e di chiusura che cambieranno di puntata in puntata e pian piano si introdurranno elementi e sostanze nuove che si combineranno tra loro; rifletteremo insieme su come le congiunture artistiche e culturali sono foriere di nuovi germi utili a risvegliare e rimettere in movimento slanci nuovi, rinnovate ed energiche iniezioni di benessere emozionale. RadioAttiva vorrà essere una lettura e un “ascolto” immaginario e reale allo stesso tempo, chi vorrà potrà ascoltare un pezzetto dei brani proposti. Per una volta l’angolatura sarà relativa: contaminiamo, facciamo salire il livello di radioattività, di energia pulita… Siccome oggi funziona tutto al contrario… vabbè.

Parte la sigla, a proposito dell’oggi, del presente e del passato…

“…formidabili quegli anni… quei sogni nei miei sogni… formidabili quei giorni nei miei giorni…”
Ogni tanto si farà un’eccezione a favore di artisti che non hanno bisogno di presentazioni e questa è una di quelle. L’ultimo disco di Roberto Vecchioni è un gran bel disco, più bello di tanti dei suoi, molto più bello di tante pubblicazioni di questi anni. Un disco che suona sapientemente e che impregna ai nostri giorni storia e umanità. “…ed è proprio aver vissuto che ci fa vivere ancora… ed è proprio aver perduto che ci fa credere ancora… …quando dicevamo d’essere compagni, una così lieve e fragile parola scritta sopra il vento della storia… …Noi siam quelli del rimorso prima ancora del peccato… …Ammassati nelle aule delle scuole…”.
L’infinito è il titolo di questo disco che è tante cose: un disco di letteratura, di Leopardi e di Calvino, di quaderni e di ritagli, di appunti, di assenza e di presenza, un andirivieni tra un passato ingombrante che ancora ci fischia nelle orecchie e un presente molto spesso di assordante svogliatezza e superficialità intellettuale. Cambiamo traccia, quasi a caso perché non è facile scegliere.

…eppure questo vento che odora di limoni, questo continuo grido e canto di vicoli e rioni… …mi va dritto al cuore… …e per la prima volta al mondo… …non muore il dì di festa…”. Un sussurro, un incarnato di dolcezza e di passionalità, una dimostrazione aritmetica di equilibrio e fine elegia.
L’infinito, il disco, è una ideale letio magistralis, è un costrutto prezioso di scoperte e di piccole scosse elettriche con Lucio Fabbri, Massimo Germini e Roberto Gualdi che suonano tutto quanto c’è da suonare e dove nel perimetro interno troviamo anche le voci di Francesco Guccini e Morgan siccome “…questo vivere è una festa.”. Complimenti, professore!, “…alla nostra età il sentiero è già tracciato; occorre percorrerlo fino alla fine, costi quel che costi, e peggio per noi se la terra non è stata dissodata… …Mangeremo pane duro e amaro. Peggio per noi, abbiamo seminato male il nostro campo”, da I fuochi dell’autunno, è Irène Némirosky, giovane vittima dell’inferno di Auschwiz. È una lettura che segnalo; anzi, no, segnalo tutta la produzione della sfortunata e formidabile scrittrice.

Si cambia disco e…

Proprio così, Vadavialcù è il titolo dell’ultimo disco dei lombardi Sulutumana ma la parolaccia è piuttosto “canzonatoria” e addolcita non solo per la felice campionatura della voce di Ugo Tognazzi. Vadavialcù è uno dei dischi più belli dell’anno. È perfettamente in stile “Sulu” e se lo comprate e non vi fermate al primo ascolto ne converrete certamente: la leggerezza che si coglie immediatamente verrà affiancata da argomentazioni e spunti di ben altra consistenza per un coinvolgimento globale “…chi il braccio teso chi il pugno chiuso… …avanti chi vuol saltar su, parte la giostra del vadavialcù…”. Pessimismo? Rassegnazione? No, nel disco c’è autoironia, ma anche molto, molto sentimento e c’è una descrizione nuda e cruda, a volte assurda della nostra quotidianità. Proprio un po’ come nella narrazione dei grandi registi della commedia all’italiana.

Ne La ballata dell’odio si annota come “…amiamo odiare odiamo amare… …perché l’odio è più eccitante… …siamo cervelli andati a male…”. Proprio così, “…il vicino fa casino? Ci sparo dritto in fronte… …Io non sono razzista ma c’è in giro certa gente…”. Solo luoghi comuni?

Nuovo brano. Una scusa per vivere è un urlo, una drammatica affermazione di vita. Si cerca “…l’uscita da un vicolo cieco… …da un qualunque destino… …una scusa per vivere…” perché “…nessuno è migliore di un canto stonato…”. Ma attenzione, anche se “…così van le cose… …per ogni batosta ho un’illusione di scorta… …fanno a chi è più forte… …è meglio non volere di più…”. Un disco che suona forte e suona bene… che merita molto, mixato negli Abbey Road Studios di Londra, il leggendario studio discografico dei Beatles, dei Pink Floyd, ecc.

Cambiamo disco, ne ascoltiamo uno insolito con una introduzione insolita.

Sta diventando un piccolo caso, l’operazione dal grande valore storico-letterario a opera dell’etichetta squi[libri], la doppia pubblicazione del Cd-libretto e del libro con Cd su Bulat Okudžava. Poco conosciuto, Peccato però

…io con Puškin ci avrei fatto un giro… …peccato però che di capi ne abbiamo a milioni…”, poeta e scrittore, autore di testi per cinema e teatro, padre della canzone d’autore russa, il più grande, come recita la voce del conduttore storico della rassegna sanremese. Si capisce anche da questo secondo brano Il romanzo storico

che l’eroe della cultura sovietica post-staliniana non è uno spettatore disinteressato della grande nazione dei poeti: “…come vivi così scrivi, ciò che credi quello vedi… …la natura è questa qua… …sul destino prendo appunti… …finché a vivere ci si attarda…”. Il Cd, Nella corte dell’Arbat, è realizzato da Alessio Lega, appassionato cantautore e cultore di canzoni e letterature, contiene 20 canzoni tradotte dallo stesso artista con l’ausilio di Giulia De Florio, autrice anche del volume Bulat Okudžava, vita e destino di un poeta con la chitarra che contiene in allegato un Cd di 17 canzoni 8 delle quali rappresentano l’esibizione al Premio Tenco 1985 tradotte dal cantastorie Duilio Del Prete. Una chicca, anzi due! E la chiusura è proprio con la voce di Okudžava, A.P. Checov.

Il disco di Alessio Lega vincerà poi la Targa Tenco 2019 per la categoria interpretazioni.

Ultimo disco, uno e mezzo, a dirla tutta, dalla stessa Rossella Cosentino. Due autoproduzioni un po’ datate. Dal primo, frizzante, Ep ascoltiamo Nizza a ‘u fuculira

Autrice e interprete di personalità, canta in varie lingue, dialetto compreso, il jazz, l’acid jazz, la bossanova, il folk, lampi di hip-hop… È stuzzicante come la campana Rossella tratta e mescola stili musicali apparentemente lontani tra loro, la salutiamo con No more.

Siamo in chiusura, segnalazioni al volo, siccome ottobre è un mese fecondo per la musica: dal 4 al 6 la 25a edizione del Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza, dal 10 al 12 la 12a edizione del Premio Andrea Parodi a Cagliari, dal 17 al 19 la 43a del Premio Tenco a Sanremo, il 25 e 26 la 15a edizione del Premio Bianca D’Aponte a Aversa, Ce e… lo dico? Lo dico, il 26 s’inaugura l’ennesima rassegna/appendice di Mo’l’estate Spirit Festival a San Severo, Fg (a cura di io!), in programma nell’ordine Giuseppe Di Bella, Raffaello Simeoni, Canio Lo Guercio e Alessandro D’Alessandro, Sara Jane Ceccarelli, Francesca Incudine. L’ho detto. Fermi fermi. Ultimissima, così mettiamo la sigla di chiusura

E su questa raccomandiamo Change your step, 100 artisti Le parole del cambiamento, un libro(megadisco?) curato da Gennaro De Rosa per Musica contro le mafie con l’Associazione Libera. 100 monografie di artisti italiani che hanno scritto canzoni sulle organizzazioni criminali che di fatto impediscono al nostro Paese il pieno sviluppo. Con la tecnica digitale del QR Code relativo è possibile ascoltare direttamente da smartphone o tablet la canzone o una breve intervista del suo autore sulla questione posta “…perché la mafia e la corruzione sono rumori assordanti e silenzi forzati. L’impegno per contrastarle è musica all’orecchio della vita…” dalla voce di Don Luigi Ciotti. Acquistare questo volume significa sostenere la realizzazione di laboratori musicali e sale prove per giovani a rischio.
Auffinito… alla prossima, sulle frequenze di MusicalMind!

bzzzbbhzzzh…!

stefano.starace@gmail.com

con, in ordine di apparizione:
Roberto Vecchioni, L’Infinito – DM produzioni/A1 Entertainment

Irène Némiroski, I fuochi dell’autunno – Newton Compton Editori/I Mammut

Sulutumana, Vadavialchiù – MRM Records/IRD

Alessio Lega, Nella corte dell’Arbat, – Le canzoni di Bulat Okudžava, Squilibri srl

Giulia De Florio, Bulat Okudžava, vita e destino di un poeta con la chitarra, – I libri del Club Tenco/Squilibri

Rossella Cosentino, InDuo Voicey Jazz, Bàia – Autoproduzioni

Change Your Step, 100 artisti le parole del cambiamento a cura di Gennaro De Rosa – Rubbettino Editore/Libera Associazione nomi e numeri contro le mafie

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