Virgilio Savona – Fuori dal coro

(Andrea Lenti – 21 aprile 2020)

Dica al suo collega di non fare il gradasso sul palcoscenico e di lasciar perdere la politica, di cantare “Nella vecchia fattoria“ e di smettere di sfruculiare Angela Davis e tutto il resto… queste sono cose delicate“.       

Chi poteva mai essere il destinatario di una così diretta minaccia?   Ebbene sì, il destinatario era Virgilio Savona, la lettera era stata fatta pervenire al suo collega Felice Chiusano, del Quartetto Cetra. Sì, i Cetra, quelli dell’omaggio ai Platters, quelli delle canzoncine allegre della TV spensierata del sabato sera. Un tentativo a volte ben riuscito e a volte un po’ provinciale di imitare i gruppi vocali americani del dopoguerra, una carriera discografica e televisiva di enorme successo portata avanti con classe e leggerezza.      

Perché quindi quella lettera? Nel 1971 il Quartetto Cetra, a sorpresa, cantò in TV una canzone dedicata ad Angela Davis, attivista per i diritti civili in America, arrestata senza motivo qualche mese prima. La canzone, scritta da Savona e da Tata Giacobetti, fu la causa dell’inizio della rottura dei rapporti fra i Cetra e la RAI (“Angela non disperare, negli occhi tuoi non può morire il sole“ etc etc ).  

Palermitano di nascita ma trasferito presto a Trieste, Savona fonda il Quartetto Cetra negli anni ‘40. Sposa Lucia Mannucci che entra nel gruppo in seconda battuta e rimarrà con lei tutta la vita.

Parallelamente ai Cetra, Savona intraprende, soprattutto dalla fine degli anni ‘60, una carriera da musicista “impegnato “. È uno dei fondatori della collana I Dischi dello Zodiaco che ha lo scopo di diffondere canti di musica popolare rivestiti da nuovi arrangiamenti e, sempre nel ‘69 pubblica “Pianeta pericoloso“con la voce recitante di Corrado Pani.
Nel 1970 esce “Sexus et politica“ scritto da Savona e cantato da Gaber, un disco che rielabora poemi latini vecchi 2000 anni (Giovenale, Properzio, Publio Ovidio Nasone, Quinto Orazio Flacco) rendendoli attuali. “Prova a pesare Annibale, ora che è solo cenere, e dimmi quanti grammi la stadera segnerà. Prova a pesare Annibale e ti accorgerai, di un grande generale cosa è rimasto ormai“ (Giovenale). “Perché la pallida morte, di torri e capanne bussa alle porte, perché la pallida morte, coglie ugualmente umili e re“ (Orazio). “Giocano a dadi in allegre brigate, tra stuoli di battone ben pagate, poi si riuniscono per il giudizio, e tra di loro mai uno screzio“ (i Magistrati).
Nel 1972 esce “È lunga la strada“, un disco da riscoprire assolutamente, un disco alla De Andre’, con testi duri anti-clericali, anti-americani e marxisti. “Il testamento del Parroco Meslier” è ispirato da una lettera come testamento del prete rivoluzionario Jean Meslier durante l’Ancien Regime, “La Merda” è un pezzo cinico e ironico (“se per un po’ rifletterete, onestamente converrete che perde presto consistenza e ha una brevissima esistenza, mentre chi “merda” vien chiamato, muore soltanto se ammazzato“). “E’ lunga la strada“ (“se muore un pezzente nessuno lo accompagna al cimitero, ma se un ricco muore, lo seguono la musica ed il clero“) è uno dei pezzi più intensi, mentre il cerchio di questo articolo si chiude con “Sono cose delicate“ , che è la risposta su disco alla lettera di minaccia di cui si parlava in apertura . “Ma come? Vive agiatamente, tiene la macchina, va al mare, e vuole fare l’impegnato e si permette di parlare “.  

Un grande disco, sentito, intenso e coraggioso, che sicuramente non aiuterà Savona nella sua carriera futura con il Quartetto. Dopo questo disco seguono alcune collaborazioni per dischi sui Canti della Resistenza, per l’Enciclopedia della musica italiana e alcuni lavori come produttore discografico.

Muore nel 2009, a 90 anni. Un personaggio sorprendente, da riscoprire e da mettere nel posto che merita nella storia di una certa canzone italiana. 

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