Uriel – Arzachel

(Andrea Romeo – 12 maggio 2020)

Denmark Street è una piccola stradina del centro di Londra, a due passi da Charing Cross, ed è, a seconda del punto di vista, il paradiso o l’inferno per chi, dal semplice appassionato di musica o musicista dilettante, al professionista più affermato, nel raggio di un centinaio di metri si trova di fronte la più alta concentrazione immaginabile di negozi di strumenti musicali, nuovi ma, soprattutto, “d’epoca”: un paradiso, per gli occhi e per le mani, l’anticamera dell’inferno per le carte di credito.
E proprio in un piccolo studio di registrazione ubicato in questa viuzza, nel 1969    Steve Hillage (chitarra e voce), Dave Stewart (piano e organo), Mont Campbell (basso e voce) e Clive Brooks (batteria), sotto la supervisione del proprietario dello studio Peter Wicker, in una singola session durata circa otto ore realizzarono l’unico album, a nome Uriel, stampato in pochissime copie che divennero subito una rarità per collezionisti, ed intitolato Arzachel.
Non quattro musicisti qualsiasi, certamente, ma quattro esponenti di primissimo piano di quella che sarebbe poi stata conosciuta come la “scena di Canterbury”.

Arzachel divenne da subito uno di quegli album che vengono definiti seminali, e questo perché conteneva tutta una serie di espressioni musicali che i quattro, nei loro successivi percorsi artistici, avrebbero “esportato” in altri contesti, in altre band, in altri album. Hillage passò dai Khan ai Gong, nei quali incrociò Miquette Giraudy, che divenne sua compagna di vita e di musica, lungo una notevole carriera solista che, dagli anni ’90 in poi, attraverso il progetto System 7, sfociò in un originale mix di elettronica, dance e virtuosismi chitarristici. Dave Stewart incrociò negli anni successivi Egg, Khan, Hatfield and the North, Gilgamesh, National Health prima di avviare una carriera solista, ed in duo, con la cantante Barbara Gaskin. Mont Campbell registrò insieme ad Egg, National Health e poi, negli anni ’80, si dedicò con entusiasmo alla musica etnica ed agli strumenti tradizionali; successivamente, attratto dall’elettronica e dalla sua influenza nell’ambito della composizione, mescolò le musiche etniche con il minimalismo, la nuova tecnologia e le influenze classiche. Clive Brooks, dal canto suo, lavorò con Egg, Groundhogs, Liar, prima di diventare un apprezzato tecnico della batteria per Pink Floyd, Toto, Robbie Williams, Jeff Wayne’s The War of the Worlds e Leonard Cohen.

Ma il blues sporco, lisergico, venato di visioni musicali allucinate, unitamente alle lunghe cavalcate strumentali, in parte anticipatrici della Kosmische Musik tedesca, contenute in quello che si può tranquillamente definire come l’album della band con la storia più breve, in pratica un solo giorno, posero le basi per l’intero sviluppo della psichedelia inglese.
Se i numerosi musicisti coinvolti nel progetto Soft Machine si spinsero maggiormente verso il jazz sperimentale, gli Uriel dal canto loro contribuirono ad innescare una sorta di reazione a catena, che diede vita ad un enorme numero di band e che coinvolse, per lo meno nei vent’anni successivi, un’ampia platea di musicisti.

Clean Innocent Fun e Metempsychosis sono i due brani dell’album chemeglio definiscono questa loro attitudine, e rappresentano ancora oggi uno dei vertici raggiunti dall’intera psichedelia europea.
Aver realizzato uno space rock tardo psichedelico di tale livello, e questo a poco più di vent’anni, in così poco tempo ed a sentire loro, quasi per scherzo, offre davvero la misura del livello di cultura musicale che attraversava l’Inghilterra di quegli anni, cultura che avrebbe prodotto fenomeni musicali in continua evoluzione sino ai giorni nostri.

(Egg/Roulette, 1969)

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