Una nube di feedback distorti e stonati. One Horse Band sale in cattedra e ci spiega il lo-fi.

(Maurizio Galli – 28 agosto 2019)

Anno Domini 2015. La leggenda orale tramandata dall’etichetta Area Pirata narra che durante una notte di pieno inverno nell’antica citta, chiamata già dai Celti, Medhelan in seguito ad una notte di passione fra una donna di strada e un cavallo ubriaco ebbe vita One Horse Band, un singolare e stralunato One Man Band meneghino.

Aprile 2017. Viene pubblicato il primo disco Let’s Gallop! e One Horse Man carico di questo “fardello”si imbarca in un lungo tour che lo porta in giro per la patria, Svizzera, Germania e Francia al fianco di Jack Broadbent e Bob Log III.

Estate 2018. Presso l’Outside Inside Studio di Montebelluna (Tv) vede la luce il nuovo capitolo della saga, Keep on Dancing. L’album è prodotto da Jim Diamond (The White Stripes, The Sonic e The Fleshtones giusto per fare qualche nome pescato qua e là).

Veniamo ora ai giorni nostri. Il 16 maggio 2019 esce per la label Area Pirata con distribuzione Audioglobe/Sonic Rendez Vous/Soundflat il terzo lavoro discografico: Keep on Dancing.

Un album che, come nella più pura tradizione lo-fi, è suonato rigorosamente in presa diretta, le cui canzoni si alternano tra batoste garage/punk, classici rock’n’roll e primitivi pezzi blues con testi ispirati alle storie di vita di un mondo dominato da autentici looser.

Se siete alla ricerca di qualcosa fuori dal consueto fatevi intossicare dalla nube di Keep on Dancing. Alla via così.

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