Una fotografia Tributo a Claudio Rocchi

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(Maurizio Galli – 30 marzo 2017)

Chi è Claudio Rocchi? Per quanti, speriamo davvero pochi, non lo conoscessero Claudio Rocchi è stato (08/01/1951 – 18/06/2013) un artista poliedrico: cantautore, bassista e conduttore radiofonico.

Fu uno dei protagonisti italiani del rock psichedelico e progressivo italiano e venne definito “[…] il più originale dei cantautori italiani e il più intransigente verso le sue convinzioni musicali […]” (Franco Brizi, Volo magico. Storia illustrata del Prog Italiano, Arcana Editrice) e “[…] un artista intelligente e originale, un caso raro in Italia, un instancabile “agitatore culturale” figlio in tutto e per tutto degli anni Settanta, dei quali è stato grande protagonista […]”  (Media-Trek).

Inizia giovanissimo la sua carriera musicale dapprima in alcuni gruppi beat e poi come bassista negli Stormy Six (1969, Le idee di oggi per la musica di domani). In seguito sceglie la carriera solista, scelta dettata tra l’altro dalla grande voglia di sperimentare, pubblicando quelli che sono i due dischi che segnalo per un eventuale approfondimento: l’acustico Viaggio (1970) e Volo Magico n.1 (1971), quest’ultimo considerato a ragione uno dei dischi fondamentali della discografia italiana.

A distanza di tre anni dall’ultimo “volo magico” di Rocchi esce la raccolta Una fotografia Tributo a Claudio Rocchi, primo lavoro pubblicato dalla Solchi Sperimentali Discografici di Antonello Cresti e Valerio D’Onofrio. Il progetto nasce dalla serata svoltasi il 18 Giugno 2016 a Milano presso la Casa di Alex, dove un gruppo di musicisti si è ritrovato per rendere omaggio al cantautore milanese suonando dei brani che non fossero delle semplici cover ma che traessero invece ispirazione dall’artista stesso.

Il cd è composto da undici tracce, undici gemme che sanno illuminare a dovere la strada e il pensiero intrapresi da Rocchi e la dimostrazione è lì tangibile fin dai tredici minuti della prima traccia Astronome Siddhi dei Nihil Project di Antonello Cresti e Andrea Gianessi che insieme a Fabrizio Testa presentano il brano che troviamo anche nella colonna sonora del film “Pedra Mendalza” di cui Rocchi è stato il regista. O ad esempio nella ghost-track a firma En Velours Noir (“Taraxacum“).  Questi sono solo due esempi di ciò che l’album racchiude in sé: un lavoro che merita l’ascolto per l’ottima proposta e perché come ha detto Antonello Cresti si è trattato di […] una splendida serata alla quale era giusto offrire un seguito. Per chi c’era, per chi non c’era. Per Claudio. Che c’era! […].

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