Una band da riscoprire, i Trees

(Maurizio Galli)

In effetti, a parte i Fairport Convention e i Pentangle – oltre ad un manipolo di altri gruppi che hanno goduto di una certa popolarità qua e là come gli Strawbs, Steeleye Span e i Lindisfarne – il sottobosco del folk inglese attivo a cavallo tra gli anni 60 e 70 ha dato alla luce una serie di band che, nonostante siano state musicalmente valide, non sono mai riuscite ad andare oltre a quel nebbioso status di culto.
Tra queste sicuramente un posto sul podio spetta ai Trees. Un quintetto formatosi a Londra nel 1969 e scioltosi dopo soli quattro anni con due album (un vero peccato che siano così pochi!) alle spalle nonchè diverse esibizioni dal vivo. Una band che negli anni seguenti allo scioglimento è rimasta avvolta in un certo alone di mistero diventando una sorta di leggenda anche in virtù del fatto che gli ex componenti non si sono in seguito distinti per delle luminose carriere nel mondo della musica.

I leader erano il chitarrista acustico David Costa ed il bassista, nonchè tastierista e principale compositore, Bias Boshell magicamente completati dalla chitarra solista di Barry Clarke, dalla batteria di Unwin Brown e dalla splendida voce dalla bravissima e bellissima Celia Humphris.

Dopo la firma del contratto con la CBS diedero alle stampe due album, a distanza di meno di un anno l’uno dall’altro, The Garden Of Jane Delawney (nell’aprile del 1970) e On The Shore (a gennaio 1971). Due dischi decisamente di ottimo livello in cui i Trees sanna miscelano abilmente brani originali e pezzi della tradizione folk sapientemente rivisitati in chiave rock e a volte anche quasi psichedelica.

Purtroppo però alle volte il diavolo ci mette lo zampino e così, nonostante le critiche positive e gli apprezzati ricevuti durante i concerti dal vivo, i due album non ebbero successo e il nucleo originale si sciolse durante il 1971. Dietro l’angolo è subito presente una seconda incarnazione della band con la Humphris, Clarke e tre rimpiazzi che, nonostante le esibizioni (fino al 1973), non riesce a decollare e così tra l’indifferenza generale che li circondava decidono di chiudere l’avventura.

Per ricordare i Trees nel 2020 l’etichetta Earth ha dato alle stampe il bellissimo quadruplo box Trees che ripercorre la carriera del quintetto aggiungendo ai due album in studio (rimasterizzati per l’occasione) una serie di demo, mix alternativi, outtakes e rarità dal vivo, che lo rendono un acquisto fondamentale per gli amanti del folk-rock britannico e per quanti vogliano scoprire una grande band “durata troppo poco”.

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