Trees – 50th Anniversary Edition

(Andrea Romeo)

I’m told that Trees vocalist Celia Humphris has died. What a magnificent voice she had. For anyone who doesn’t know them, Trees cut two superb albums at the start of the seventies, crossing Liege And Lief-style folk/rock with West Coast jamming and progressive elements.

L’undici gennaio 2021 il mondo del folk-rock inglese ha detto addio alla cantante Celia Humphris e curiosamente, per uno di quegli strani e curiosi giochi del destino, solo un paio di mesi prima era stato pubblicato Trees – 50th Anniversary Edition, il cofanetto che ha riportato alla ribalta i Trees, la band di cui era stata la meravigliosa voce solista tra il 1969 ed il 1972.

Ma occorre fare un passo indietro, un passo lungo oltre cinquant’anni: la vicenda rende forma presso la Bedales School di Petersfield, Hampshire, dove si incrociano il tastierista e bassista Bias Boshell ed il batterista Unwin Brown che, come da copione, iniziano a fare musica insieme; a stretto giro vengono raggiunti dal chitarrista David Costa, e subito dopo dalla cantante Celia Humphris che aveva appena lasciato la Arts Educational Schools di Londra e dal chitarrista solista Barry Clarke.

Da notare il fatto che, come è avvenuto per numerosissimi gruppi musicali inglesi, soprattutto nel periodo che va dagli anni ’60 agli anni ’80, la scuola sia stato il luogo in cui questi musicisti hanno mosso i primi passi, si sono incontrati, ed hanno elaborato i loro primi lavori, un fatto evidentemente per nulla casuale, e che fa parecchio riflettere sull’importanza della materia musicale in ambito didattico.

Creata la band, i Trees non persero affatto tempo: firmarono immediatamente un contratto con la CBS, nell’agosto del 1969, e sfornarono, nel giro di un paio d’anni, due album che definirono la loro cifra stilistica: The Garden of Jane Delawney, pubblicato nell’Aprile del 1970, ed il successivo On The Shore, uscito nel Gennaio del 1971, impreziosito dalla copertina firmata da Storm Thorgerson, appartenente al celeberrimo Studio Hipgnosis.

Vennero paragonati immediatamente ai coevi Fairport Convention, fatto abbastanza inevitabile considerando il tipo di formazione, lo stile folk-rock, ed il fatto di alternare brani propri a brani tradizionali, ma si distinsero per un approccio meno “pastorale” e decisamente più psichedelico, specie nell’approcciare le costruzioni armoniche.

La loro, peraltro breve, carriera ebbe come epicentro l’Inghilterra, ed in special modo le università che, all’epoca, erano tra i luoghi in cui si svolgevano più frequentemente concerti e festival musicali: in quel contesto, estremamente vivace dal punto di vista culturale, ebbero modo di esibirsi insieme al gotha della musica rock, prog e folk dell’epoca, apparendo nelle locandine insieme a Fotheringay, Fairport Convention, Matthew’s Southern Comfort, Fleetwood Mac, Free, Faces, Genesis, Family e Yes, ed avendo così anche modo di apparire in venues decisamente prestigiose come  la Fairfield Halls e la Queen Elizabeth Hall, nell’area di South Bank a Londra.

Ebbero anche modo di proporsi all’estero, e nello specifico a Parigi, dove parteciparono nel 1970 all’Evolution Music Festival, tenutosi a Le Bourget, durante il quale divisero il palco con i Ginger Baker’s Air Force, i Pink Floyd ed i Procol Harum.

Anche i media si occuparono parecchio di loro, soprattutto quelli radiofonici, ed il loro nome fu presente con frequenza nelle programmazioni dei notissimi dj John Peel e Bob Harris, che li invitarono anche alla trasmissione Sounds of the Seventies, e Pete Drummond, che oltre a lavorare per la BBC collaborava con diverse radio “pirata”, e che successivamente sposò la Humphris.

Il tempo di accogliere tra le loro fila Barry Lyons al basso, Alun Eden alla batteria e Chuck Fleming al flauto, tra la fine del 1971 ed il 1972, e la breve parabola dei Trees ebbe fine, dando luogo ad una serie di carriere soliste di un certo rilievo: Boshell fu tastierista per The Kiki Dee Band, dove scrisse la hit I’ve Got the Music in Me, suonò con i Barclay James Harvest e The Moody Blues, dove andò a sostituire Patrick Moraz; David Costa divenne un importante art director e designer per artisti come  Elton John, George Harrison, Eric Clapton, Rolling Stones e Beatles; Clarke cambiò decisamente vita, dedicandosi alla gioielleria (che comunque sempre arte era), mentre Brown ebbe una lunga e felice carriera come insegnante, presso la Thomas’s School situata a Kensington, fino alla morte avvenuta nel 2008.

Celia Humphris divenne invece una richiestissima vocalist, lavorò tra gli altri con Judy Dyble e partecipò, nel 2012, al progetto di folk psichedelico Dodson and Fogg, messo in piedi dallo scrittore e musicista Chris Wade insieme alla Dyble, a Toyah Willcox ed al fiatista Nik Turner, già membro degli Hawkwind.

A quasi cinquant’anni dal loro scioglimento dunque, la Fire Records ha pensato bene di raccogliere tutto il materiale prodotto da questa band, divenuta oggetto di culto malgrado, o forse proprio a causa della brevissima storia che la vide protagonista.

Nel cofanetto appena pubblicato trovano posto, oltre ai due album ufficiali, due raccolte di brani, Fore & After Pt. 1 e Pt. 2: la prima contiene un remix del secondo album, realizzato nel 2007 ed i demo, mai pubblicati, dei brani Polly on the Shore e Streets of Derry; la seconda invece, oltre a diversi demo datati 1969, ed alcuni pezzi presentati alla BBC nel 1970, altri due pezzi, ovvero She Moved thro’ the Fair e Murdoch, eseguiti dal vivo al Cafè Oto di Londra dalla On the Shore Band, un gruppo i giovani musicisti appassionati dei Trees che, nell’occasione, sono stati raggiunti sul palco da Brian Boshell e David Costa, due dei membri originali della band.

La storia dei Trees è tutta qui, racchiusa all’interno di questi quattro dischetti: una bella storia, verrebbe da dire, perché nel loro piccolo questi cinque ragazzi inglesi hanno lasciato, nel tempo, una traccia che, fortunatamente, non è andata perduta.

(Fire Records, 2020)

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