The Pretty Reckless – Death by Rock and Roll

(Andrea Romeo)

Se c’è un ambiente che da sempre vive e si alimenta di stereotipi è proprio quello del rock; se poi la cantante della tua band è sensuale, ha una voce seducente, è stata una modella ed ha recitato per anni in una serie tv di successo, Gossip Girl, beh, tutto ciò potrebbe anche diventare un problema; ma andiamo con ordine…

E’ il 2009 quando la top model ed attrice Taylor Momsen decide di dare sfogo alla sua passione più profonda e mai espressa, la musica: incrocia un noto produttore, Kato Khandwala, che la mette in contatto con il chitarrista Ben Phillips ed è allora che scatta la scintilla, i tre iniziano a scrivere, chiamano John Secolo, chitarre, Matt Chiarelli, basso e Nick Carbone, batteria, ed i The Reckless sono cosa fatta.

Mettono insieme un pugno di brani ma, dopo soli sette concerti, cambia tutto: il nome, per questioni di marchio, ma soprattutto la lineup: via i tre ultimi arrivati, dentro Jamie Perkins, batteria, e Mark Damon, basso.

The Pretty Reckless partono da qui, e partono fortissimo: nel 2010 esce il primo EP omonimo, pungente, a cavallo tra hard, post-rock ed alternative rock ed un singolo, Make Me Wanna Die, che li mette subito in luce; segue il primo album, Light Me Up, con i singoli, Miss Nothing e Just Tonight, che mostrano una band quadrata, energica, ed una cantante il cui carisma, anche sul palco, va ben oltre gli stereotipi di cui sopra.

Un secondo EP, Hit Me Like a Man contiene il brano omonimo che regala alla Momsen il ruolo di rock star, ribelle, aggressiva, credibile, come solida e consistente è la band che, nata come una sorta di esperimento, è divenuta una realtà.

Il secondo album Going to Hell esce nel 2014, ed i Pretty Reckless sbancano letteralmente le classifiche grazie a brani come Follow Me Down, Going to Hell, Heaven Knows, Messed Up World (F’d Up World) e House on a Hill; certo, per molti l’immagine della Momsen è ancora prevalente, né lei fa nulla per nascondersi (e su questo torneremo…) ma la realtà dice che il rock americano ha trovato un gruppo che spacca, in studio e dal vivo, i cui show avvengono ormai in contesti di altissimo livello: Download Festival, Rock Am Ring, Wireless Festival, Montreux Jazz Festival, Lollapalooza, T in the Park, Rock Werchter… aprono anche per gli Evanescence, all’Hammermith Apollo di Londra, ma molto spesso sono loro gli headliner.

Terzo album, Who You Selling For, altra raffica di singoli, Take Me Down, Oh My God e Back to the River, altra scalata nelle charts americane ed inglesi con la band che cresce esponenzialmente: Phillips è chitarrista estroso e versatile, macina riffs che si fissano in testa e danno una direzione precisa ai brani, ma chi impressiona è Jamie Perkins che, dietro alle pelli, marchia in modo decisivo ogni singolo pezzo, talvolta scandendo il tempo in modo “impietoso”, più spesso recuperando fill e pattern quasi vintage e creando, con Mark Damon, dinamiche che sanno vestire la canzone.

I Pretty Reckless sono ormai nel gotha dell’alternative rock statunitense, la loro fama si è diffusa anche in Europa, ma il biennio 2017/2018 rischia di distruggere tutto: aprono per i Soundgarden nel loro ultimo concerto al Fox Theater di Detroit, Michigan, poco prima del suicidio di Chris Cornell e, ancora sotto shock, nei primi mesi dell’anno successivo perdono il loro produttore e mentore in un incidente motociclistico a North Hollywood: un uno-due che li stende totalmente e, sia la Momsen che Phillips, si lasciano letteralmente andare: “Siamo caduti a pezzi. Tutto per noi si è trasformato in un mondo di depressione e abuso di sostanze. A quel punto, abbiamo dovuto capire come potevamo continuare a fare musica.”, racconta il chitarrista… la musica toglie, la musica dà, i due si aggrappano ad essa per risalire la china e, miracolosamente, ce la fanno.

Death by Rock and Roll è il loro inno alla vita, la risalita da un gorgo, il grido di ribellione agli eventi ma, soprattutto, l’album che segna la maturazione definitiva grazie a dodici tracce che ne rappresentano altrettante sfaccettature.

Si parte subito forte con la title track che conferma uno stile ormai definito, poi Only Love Can Save Me Now in cui collaborano Matt Cameron e Kim Thayil, a suggellare il legame con i Soundgarden, ed ancora And So It Went, marchiata da un Tom Morello riconoscibile e vorticoso, ma il vero botto arriva con il quarto pezzo, 25, un concentrato di sofferenza, erotismo, sensualità e ribellione in cui la Momsen accarezza come velluto poi diventa abrasiva come carta vetrata: una prestazione maiuscola, sostenuta da chitarre e tastiere quasi gothic, che conferma quanto sia cresciuta per carisma, personalità ed espressività, quella ragazzina neanche ventenne che voleva vivere di rock e che, per esso, ha abbandonato, almeno per ora, una carriera di attrice.

My Bones e Witches Burn sono pane per i denti di Phillips e della sua chitarra, vera protagonista nella loro costruzione, I Got So High e Standing at the Wall mostrano quanto il diavolo Momsen possa diventare angelo, disegnando due ballad intense e ricche di feeling mentre Turning Gold e Rock And Roll Heaven gettano forse un occhio sul passato, sull’abisso da cui la band è risalita, ma lo fanno con un senso di consapevolezza e di accettazione; si chiude con la malinconica Harley Darling, quasi un saluto all’amico Khandwala, che li ha lanciati.

Un’ascesa inarrestabile, uno stop repentino e stordente, una risalita percorsa con determinazione: ecco la sintesi di undici anni dei Pretty Reckless e questo lavoro, scritto con il cuore, è un punto di arrivo ma anche un nuovo punto di partenza, a dimostrazione che il rock, a volte, salva davvero la vita.

Si diceva delle copertine… allora, che Taylor Momsen abbia giocato, volutamente, con la propria sensualità è un dato di fatto, e le cover ne sono la testimonianza, ma è evidente quanto, nel tempo, questo gioco, oltre a non aver affatto messo in secondo piano l’aspetto musicale, sia divenuto sempre più consapevole: se la cover di questo album è un concentrato di erotismo ed oscurità, beh, aspettate di aprire il booklet…

(Fearless Records, 2021)

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2 Risposte a “The Pretty Reckless – Death by Rock and Roll”

  1. Bella recensione. Io amo alla follia questo gruppo. Sottovalutatissimo da sempre e snobbato da gran parte della critica musicale italiana. Ciao

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