Taylor Swift: ascoltare andando oltre preconcetti e stereotipi

(Raffaella Mezzanzanica – 30 luglio 2020)

La vita di tutti noi è caratterizzata, anche inconsciamente, da stereotipi e preconcetti. Spesso nemmeno ce ne rendiamo conto, ma tutti noi ne abbiamo, proprio perché possono derivare dal nostro background culturale, dalla razza, dalla religione e da tantissimi altri fattori.

La musica è una vera e propria “palestra” per sviluppare questo tipo di atteggiamenti che, nel caso specifico, possono riferirsi sia ai generi (ad esempio, “il rap non è musica”) o all’idea che ci facciamo in merito a certi artisti.

Taylor Swift, ad esempio, ne è da sempre oggetto. Io, ad esempio, fino ad oggi, ho evitato di ascoltare i suoi brani, considerando la sua musica come “non degna” della mia attenzione.

E il motivo era chiaro: Taylor Swift era l’esempio di una giovane e bella ragazza che aveva mosso i primi passi nel mondo della musica con il genere “country” e che, successivamente, si era “piegata” al Marketing e al mainstream, diventando una delle tante “reginette pop”, anzi “principesse pop” (perché la regina del pop è e resterà solo lei: Madonna) che scalano le classifiche con facili e orecchiabili canzonette.

Giovedì scorso, sulla stampa specializzata e sui Social Media, è stato riportato un post in cui Taylor Swift raccontava il processo creativo sottostante al suo nuovo album, intitolato semplicemente Folklore, che sarebbe uscito, in modo del tutto inaspettato, il giorno seguente.

Mossa da curiosità sul titolo dell’album e avendo ben presente le origini stilistiche di Taylor, sono andata a leggere quelle poche parole del post (unite poi alla pubblicazione di una lettera più ampia):

“In isolation my imagination has run wild and this album is the result, a collection of songs and stories that flowed like a stream of consciousness. Picking up a pen was my way of escaping into fantasy, history, and memory. I’ve told these stories to the best of my ability with all the love, wonder, and whimsy they deserve. Now it’s up to you to pass them down.”

La copertina dell’album è una bellissima foto in bianco e nero in cui si intravede Taylor Swift all’interno di un bosco. Molto lontana da certe foto ammiccanti apparse sulle copertine dei suoi precedenti album.

A questo punto, mi manca solo una cosa da fare: ascoltare.

E’ la cosa più difficile per me, perché, lo ammetto, su Taylor Swift sono sempre stata molto, molto scettica.

La mia curiosità però, continua ad aumentare leggendo i dettagli che emergono sull’album, ad esempio il fatto che undici dei sedici brani che lo compongono siano stati scritti e prodotti con Aaron Dessner, chitarrista della band The National, il quale, sempre all’interno dell’album, suona tutta una serie di strumenti: dal piano alle percussioni, dalla chitarra elettrica al basso, dai sintetizzatori al mellotron (chi, oggi, utilizza il mellotron nella produzione di un album? Pochissimi artisti, tra cui, ad esempio, Patrick Sansone dei Wilco che ha pubblicato, a luglio 2019, un album insieme a John Madeski, Jonathan Kirkscey e Robbie Grant intitolato Mellotron Variations)

Il primo singolo estratto da Folklore s’intitola Cardigan e il video che ne accompagna l’uscita è stato diretto da Taylor Swift in persona.

Cardigan è un brano molto delicato, una vera e propria “ode alla musica”, di cui il pianoforte, strumento predominante nella musica e presenza costante anche nel video, rappresenta la metafora. La musica non abbandona mai, la musica è l’ancora di salvezza a cui ci aggrappiamo anche nei momenti più difficili.

Parole e musica sono in una simbiosi perfetta e, alla fine di ogni strofa, è presente una frase davvero potente:

” When you are young they assume you know nothing”.

Ed è proprio così. Perché, se anche solo ci limitassimo alla musica, uno dei più grandi preconcetti e stereotipi di oggi è proprio questo: i giovani non ne capiscono nulla.

La metafora della musica avvolge tutto il brano e diventa ancora più chiara nelle parole del ritornello:

“And when I felt like I was an old cardigan

Under someone’s bed

You put me on and said I was your favorite”.

E’ un regalo inaspettato sia per i suoi fan ma anche per chi non avrebbe mai pensato di mettersi ad ascoltarlo. Ed è anche la dimostrazione di quanto il lockdown abbia sviluppato la creatività di tantissimi artisti, portandoli ad esplorare nuovi orizzonti musicali e, in alcuni casi, riportandoli alle origini.

Folklore è l’album che segna la maturità di un’artista. E’ un album molto riflessivo, forse poco adatto all’ascolto di un bambino di otto anni, abituato ad una versione totalmente diversa di Taylor Swift.

Un altro brano da ascoltare assolutamente è Exile che, tra l’altro, contiene un featuring di Justin Vernon dei Bon Iver.

Questo album è stato pubblicato senza clamore, senza imponenti campagne promozionali, Eppure, Taylor Swift è riuscita, ancora una volta, a battere ogni record possibile. L’album, infatti, ha venduto più di 1.3 milioni di copie nel mondo, a sole 24 ore dall’uscita. Come se non bastasse, ha battuto i record su tutte le principali piattaforme digitali (Spotify, Apple Music e Amazon Music). Ha, inoltre, battuto il record di streaming per un album pubblicato da un’artista femminile (80.6 milioni di streams).

Se ora in molti si stanno ponendo la seguente domanda: “Sarà Taylor Swift a salvare questo 2020 senza musica?” io, al momento, mi sto chiedendo: “Chi è davvero pronto ad ascoltarla?”

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