Talas – 1985

Siamo alla fine degli anni ’70 ed a Buffalo, Stato di New York, tre giovani musicisti decidono di sfondare nel mondo del rock: Billy Sheehan, basso, Dave Constantino, chitarre e Paul Varga, batteria sono talentuosi, hanno attitudine, alternano cover a brani originali e nei dieci anni successivi diverranno band di culto anche nel vicino Canada; nel 1979 l’album omonimo, ed è allora che Sheehan scrive Shy Boy, registrata con David Lee Roth, ed Addicted to that Rush, che eseguirà con i Mr. Big.

Durante gli anni ’80 apriranno per i Van Halen, realizzeranno Sink Your Teeth into That, cambieranno formazione, fuori Constantino e Varga, dentro Mark Miller alla batteria, Mitch Perryalle chitarre ed il vocalist Phil Naro e con questa lineup pubblicheranno Live Speed on Ice; poi Perry cederà il posto a Johnny Angel.

Storia complicata quella dei Talas, che apriranno i concerti degli Yngwie Malmsteen’s Rising Force e inizieranno il quarto album, provvisoriamente intitolato Lights, Camera, Action, rimasto a livello di demo perché Sheehan abbandonerà per unirsi a David Lee Roth; la band proseguirà con Naro, Jimmy De Grasso alla batteria, Al Pitrelli alle chitarre, Bruno Ravel al basso e Gary Bivona alle tastiere ma scomparirà per quattro decenni durante i quali Sheehan sarà protagonista con Roth, Mr. Big, ThrasherTony MacAlpine,  Niacin insieme a Dennis Chambers e John NovelloTerry BozzioRitchie Kotzen,  PSMSThe Winery Dogs con Kotzen e Portnoy e con i Sons of Apollo insieme a Portnoy, SotoThal e Sherinian; dei Talas resteranno una raccolta, Talas Years, pubblicata nel 1990 e due album live, If We Only Knew Then What We Know Now e Live in Buffalo, usciti nel 1998.

Mai dire mai, però, perché ventiquattro anni dopo l’ultima pubblicazione il loro nome torna alla ribalta con un nuovo album che non a caso ha come titolo 1985, anno in cui la band si sciolse, e mostra in copertina la leggendaria Delorean, simbolo di Ritorno al Futuro, di viaggi nel tempo, in questo caso musicali, perché i brani dell’album, con l’eccezione di Black and Blue, risalgono proprio a quel periodo confermando che quello della band si tratta davvero di un viaggio nel passato, con l’obbiettivo dichiarato di ritornare nel futuro, recuperando una parte di sé lasciata indietro per anni.

Del trio originale resta Sheehan, della band degli anni ’80, oltre al batterista Mark Miller ci sarebbe anche Naro che, malato da tempo, registrate le tracce vocali è mancato nel Febbraio del 2021; completa la lineup Kire Najdowski, chitarrista macedone trasferitosi negli States dove ha suonato con Al Chez & The Brothers of Funk, band del trombettista del David Letterman Show, ed ha fondato la Kire Najdovski Band, con Don Torpy al basso ed Emmett Ientilucci alla batteria.

Undici tracce che sin dal primo ascolto chiariscono dove sono nati i Mr. Big e da dove David Lee Roth ha tratto suoni e riff: siamo in piena era Van Halen ed i Talas ripropongono in pieno gli stilemi dell’arena-rock dell’epoca.

Inner Mounting Flame scatta sin dal primo metro ed I’ll Take the Night prosegue sulla medesima falsariga: la differenza, rispetto ad allora, la fanno i suoni e la registrazione, perché basso e batteria sono più “scarichi”, ed il timbro di Sheehan, pienamente riconoscibile, contribuisce al sound complessivo della band, mentre la chitarra risulta più asciutta ed essenziale, a tratti addirittura minimale.

Un album onesto e sincero che non si nasconde dietro a presunte innovazioni, omaggia quel periodo e mette in mostra una band che riesce ad annullare un quarantennio riproponendosi quasi fosse alle prime armi, con un entusiasmo ed un’aggressività giovanili ma una componente tecnica ben più elevata, rispetto ad allora: i brani sono lineari, diretti, radiofonici, non rinunciano a palesare doti tecniche ma evitano quei manierismi che li appesantirebbero; il rischio di scivolare verso il vintage scompare, divorato da riff aggressivi che lasciano poco tempo per ragionare su quanto si ascolta, data l’immediatezza determinata da un approccio senza mediazione alcuna.

La voce di Naro, che si arrampica agevolmente nei pezzi più tirati, esce alla grande anche in brani più soft come Crystal Clear, la cui somiglianza con Roxanne dei Police, nel riff della strofa, basso incluso, non passa inosservata e dove appare la chitarra di Mitch Perry, all’epoca chitarrista della band; e se con Don’t Try To Stop Me Tonight la band recupera la furia dei primi brani grazie ad un andamento da headbanging, grazie a Do You Feel Any Better riannoda i legami con quei mid-tempo divenuti cari a band come i Whitesnake verso la fine del decennio, tra hard-rock ed hair metal.

Sheehan dichiara: “C’è lo stesso spirito, le stesse persone, e vogliamo portare gli anni ’80 nel 2022. Gli anni ’80 sono stati un periodo fantastico per la musica e le band, e con entusiasmo abbiamo voluto ripercorrerli con questo disco grezzo, sincero e divertente” ed allora via con On the Take, robusto rock and roll quadrato e tagliato con l’accetta, doppiata da Come When You Call, altra cavalcata senza freni: suoni nitidi, distorsioni bilanciate e mai eccessive, ritmi impetuosi ma sempre in controllo, un tuffo negli eighties con attitudine ed approccio del terzo millennio; The Power to Break Away decolla immediatamente, per un altro brano decisamente live-oriented.

Black and Blue, unico pezzo nuovo, si inserisce nel contesto rappresentando la ballad necessaria per completare il puzzle, Close to the Killer mette in mostra interessanti armonie vocali nelle quali James Naro duetta con il padre in quello che pare quasi un malinconico passaggio di consegne; la chiusura è affidata a 7IHd h, poesia sonora di Sheehan che si prende un paio di minuti nei quali tirare fuori dal basso una serie di spunti melodici ed armonici che non rimandano tanto al virtuosismo quanto ad una sorta di introspezione, una meditazione su quanto andato in onda sinora.

Un tuffo nel passato, la chiusura di un cerchio rimasto aperto a lungo; parafrasando un noto cantautore italiano, “il futuro è un’ipotesi”, ma che va ancora scritta.

(Metal Blade Records, 2022)

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