(Maurizio Galli)
Sono anni che la musica viene utilizzata come sottofondo della nostra quotidianità e forse non necessariamente è un male. Esiste però una musica “altra” capace di emozionare e arricchire l’animo di chi l’ascolta. Una musica che richiede attenzione, voglia di coglierne anche le lievi sfumature che risiedono negli interstizi tra una nota e l’altra.
Non a caso ho iniziato parlando di emozioni aprendo questa mia recensione de Il grande temporale di Stefano Barotti perché questo è un album, a suo modo anche prezioso, che ha saputo emozionarmi fin dal suo primo ascolto.
Stefano Barotti, 45 anni, e all’attivo quattro dischi in diciassette anni di carriera musicale in questo suo cadeaux racchiude arte e poesia (Spatola e spugna), progressive (Il grande temporale), reggae (Painter Loser), il femminicidio (Marta) e molto altro ancora…
Registrato tra l’Italia e gli Stati Uniti, l’album si avvale di un cast musicale che non scherza affatto: Joe e Marc Pisapia, Jono Manson, Mark Clark e John Egenes. Alle chitarre troviamo Marco Giongrandi (chitarra elettrica e banjo), Max De Bernardi (chitarre) e Paolo Ercoli (dobro e mandolino). Due le voci femminili presenti: Veronica Sbergia e Laura Bassani.
Hanno preso parte anche Roberto Ortolan (voce e chitarre), Nico Pistolesi (piano), Davide L’Abbate (chitarre) e Vittorio Alinari (sax soprano e clarinetto basso). Al basso James Haggerty e Luca Silvestri; al contrabbasso Pietro Martinelli e Matteo Giannetti.
Il grande temporale è indubbiamente un album da avere e soprattutto da ascoltare.