Rudi Blesh & Harriet Janis – “They All Played Ragtime”

(Pierangelo Valenti – 14 giugno 2019)

Rudi Blesh & Harriet Janis “They All Played Ragtime” (Oak Publications, quarta edizione, 1971). Uscito per la prima volta nel 1950 per in tipi della Alfred A. Knopf Ltd. e più volte ristampato riveduto e corretto in edizione anche economica, questo saggio ha retto magnificamente il passare del tempo ed è considerato ancora oggigiorno una specie di bibbia del genere nonostante diversi notevoli lavori di altri esperti dell’argomento. Citiamo due esempi per tutti: Edward A. Berlin, autore tra l’altro di un’eccellente biografia di Scott Joplin, con il suo “Ragtime: A Musical and Cultural History” pubblicato nel 1980 dalla University of California Press e “Storia del ragtime: origini, evoluzione, tecnica 1880-1980” di Gildo De Stefano per i tipi della Marsilio Editori di Venezia (1984). Blesh (1899-1985) è stato un grande critico americano ed un appassionato di jazz la cui attività comprendeva anche l’organizzazione di concerti, la conduzione di programmi radiofonici molto seguiti e la produzione discografica particolarmente attenta al recupero ed alla realizzazione di nuove registrazioni da parte di musicisti pressoché dimenticati. Fondò a tale scopo nel 1946 una propria etichetta, la Circle Records, esplorando nel contempo gli archivi della Library of Congress e riportando alla luce materiale storico inestimabile, come le prime incisioni di Jelly Roll Morton. Il libro, scritto in collaborazione con Harriet Janis (madre dell’attore e bandleader jazz Conrad Janis), sebbene parta da basi accademiche, affronti studi approfonditi, avanzando ipotesi e trattando argomenti non per neofiti ma per lettori navigati con una certa preparazione musicale alle spalle, tuttavia al suo apparire incontrò uno straordinario favore popolare e contribuì in larga misura al revival del ragtime in tutte le sue forme a partire dagli anni Cinquanta con sussulti in ogni decennio a scadenze regolari. Qui si comincia con i tre principali compositori, i sacri padri del ragtime, Scott Joplin, Joseph Lamb e James Scott, e dai bordelli di Sedalia (Missouri) in seno ai quali tutto ebbe origine, si prosegue indagando la musica di colore delle piantagioni di fine Ottocento (preblues, cakewalk) e quella bianca classica e popolare di tradizione orale e loro commistioni (sicuramente uno dei capitoli più interessanti ed un leitmotiv che si ripresenta di frequente lungo il percorso), culminando con la jopliniana “Treemonisha”, opera musicale, teatrale, simbolica, evocativa, compiuta e pretenziosa, e giungendo al capolinea di un’epoca marcato dall’inizio della Prima guerra mondiale. L’opera contiene, per chi fosse interessato, gli spartiti di sedici famosi ragtime per pianoforte (ai tempi una chicca per collezionisti), un elenco incredibilmente completo di composizioni in ordine cronologico, alfabetico e per autore, una lista di piano roll con i nomi dei musicisti che fisicamente li fissarono sulle matrici di carta ed infine una esauriente discografia comprendente 78 giri e long playing. Libro senza età, indispensabile ed affascinante in grado di offrire innumerevoli punti di partenza per altrettanti approfondimenti. Enjoy

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