Playlist – Earth’s revolving motion

Quando il ragazzo di nome Wilf si svegliò, l’effetto del Soma stava lentamente svanendo. La droga euforizzante, il cui l’unico difetto era quello di accorciare la vita di qualche anno, scompone i ricordi causando una specie di tetra e vivida cartolina d’appartenenza. Sapendo di dover rientrare nei tunnel della miniera di Naquadah, minerale pesante in grado di assorbire enormi quantità di energia, venne rispolverato il pensiero di quando, ancora giovane, ascoltava i mitici album in vinile che comprava suo padre. Il vecchio genitore era una specie di profugo dei tempi vetusti ove le incisioni analogiche di antichi canti e suoni ribelli popolavano il pianeta madre. Finì per crogiolarsi, nei pochi minuti che lo separavano dall’infilarsi attraverso il Wormhole (il teletrasporto richiedeva troppa potenza e troppi soldi per le classi lavoratrici di basso livello), nel suono arcaico del proprio Holodeck dove si materializzava un tappeto volante sui cieli terrestri d’Oriente, congiungendo una bàraka psichedelica colma d’ambra, tra benessere e malessere, materia e spirito.

Al Qasar “Who Are We” (Glitterbeat Records)

La tensione irradiata attraverso melodia e immagine comprendeva una crescente rifrazione diffusa, come se le sostanze amplificate rendessero vana l’estasi di contorta purezza. Nell’avvicinarsi al tunnel spaziotemporale, pronto ad inghiottire Wilf, l’evoluzione dell’interfaccia esplodeva in riverberi ossessivi e cangianti, quasi a testimoniare la curva ellittica di un dipinto antico, pieno di luce che colpisce l’oggetto e si dirige verso l’occhio creando nausea post-romantica.

Black Midi “Hellfire” (Rough Trade)

Fu in quel momento che il cunicolo buco-di-verme si avvolgeva in un lussureggiante colore verde-lime colorando la colonia di lavoro. Il controllo identificativo fu rapido e veloce, la sua corteccia cerebrale tendeva ad impennarsi in geometriche visioni che il rimembrare dei suoni passati, angosciosamente senza tempo, ben si adattavano alla quotidiana e ossessiva situazione.

Nebula “Transmission From Mothership Earth” (H.P.S.)

Si sentì come morire quando la voce sintetica cancellò le note sature di riff e diede l’avviso dell’ingresso nella zona di controllo produzione. Niente doveva distrarre l’inizio turno. Ancora non poteva controllare la sua mente, amplificata dal residuo additivo. Così riuscì a sintonizzare la propria radice vitale in una sorprendente e profetica onda d’urto armonica che ruvidi blues, sibilanti motori fumanti e onde d’acciaio fosforescente, espandevano con precisione i salti dimensionali, prima che le coordinate svaniscano.

Supersonic Blues “It’s Heavy” (Who Can You Trust?)

Fra lo scrosciare di metallo scheggiato, le trivelle turbo gas ultraleggere, Wilf e la sua protesi visiva, sembravano formiche interessate solo al bene comune. Ma a lui sarebbe quasi piaciuto avere come fonte di luce la lampada di Davy, quella delle miniere a carbone del diciannovesimo secolo e poter passare una serata old style con alcool, prostitute e frastuono assordante.

Randy Holden “Population III” (RidingEasy Records)

L’atrio del composto pesante sembrava un gigantesco arsenale di rottami e robot, unmanned aerial vehicle e spilli laser. Chissà perché per certe operazioni quelle maledette macchine di latta sottile non erano fidate. Chissà perché solo a lui e pochi altri l’esoscheletro supportava le operazioni di estrazione più delicate. Una vera beffa se automaticamente il suo cervello rivedeva drone-in-Eden incastonati in voluttuose galassie, fino all’alba cosmica, dove la pace abbraccia la fine del viaggio.

Korb & El Hombre Al Agua “From The Mountains To The Oceans” (Dreamlords Recording)

Ancora più giù nel ventre minerario di 16 Psiche, nella fascia degli asteroidi, ecco una dose di Succo di Sapho. Wilf doveva aumentare le proprie capacità cognitive se voleva guidare la squadra cibernetica silente e lampeggiante. Troppo rischioso perdere il prodotto per scarse equazioni mentali. Come poteva combattere la sua voglia di appartenere ad una categoria di lavoratori rispettata ma sfruttata e l’ambizione di portare in superficie il doppio dell’estrazione prevista dal contratto? In pochi secondi il turbine spaziale e il linguaggio psych-embadded galleggiarono nei suoi sistemi organici complessi.

The Black Angels “Wilderness Of Mirrors” (Partisan Records)

La perfetta simbiosi tra uomo e macchina perpetrò la micidiale miscela evocativa di un mondo migliore. Ma che ne sapeva lui, vissuto con un padre nostalgico e idealista e le cupole dei coloni, le calotte bolsceviche dei piccoli corpi celesti estrattivi? E se all’improvviso avesse scelto di introdurre una variante al massacrante lavoro di precisione che stava effettuando? La sua mente edulcorata  elaborava calcoli e movimenti da vero uomo-computer, sapeva che nei momenti di riposo si concedeva troppe distrazioni. Aveva già accorciato sensibilmente l’esistenza con l’eccesso del Soma, forse era ora di provocare una nuova scossa tellurica. La musica scorre e brucia come una fiamma purpurea dove la luce al plutonio alimenta il torrido calore, provocando nuovi spasmi.

Witch Fever “Congregation” (Music For Nations)

E le sue mani impazzirono, i calcoli neurali si moltiplicarono come una Supernova disintegrata, veemenza, scudisciate elettriche e trivelle al massimo e gli strappi infiniti di una caleidoscopica incursione. I sensori segnalano metano. Che stupido gas arcaico! Impossibile valutarne la percentuale, quasi imbarazzante, inespressiva, come la ridicola presenza di lignite, figuriamoci tra le orbite di Marte e Giove. Scorticato da paranoie e macabre visioni, in perpetua oscillazione tra lavoro e pausa, schizofrenia e solenni momenti di beatitudine e le prospettive sempre più cupe per la razza umana.

Straw Man Army “SOS” (La Vida Es Un Mus)

Senza paura aumentò i parametri con un battere di ciglia. Le rocce aliene, inconcepibilmente, innescavano la reazione. Un planetoide desertico non poteva avere che infinitesimali particelle di idrocarburo gassoso e carbone e poi i miscugli aeriformi non sono contemplati a questa profondità. Magari fu il destino o la semplice sindrome autodistruttiva che si impadroniva di Wilf da quando era piccolo, ad eccitarlo. Azoto, ossigeno, anidride carbonica segnalati in un solo ppm provocarono un nefasto ronzio stridente come l’amplificatore di Jeff Beck quando suonava Stroll On nel film Blow Up. La palla di fuoco del grisu’ galattico purifico’ maledettamente la caverna sotterranea e niente fu risparmiato. Provocando il Nulla. Simil-metafora del Diluvio che sommerge ogni cosa e provoca un’orrida, rumorosa quiete. Fuoco e acqua come punizione alle colpe umane. Nell’ultimo frame oculare, prima di incontrare Caronte, un surreale baleno blu e nero, proveniente dalle alchimie cerebrali inesplorate di Wilf, socchiuse un monolite a forma di parallelepipedo.

Ecstatic Vision “Elusive Mojo” (Heavy Psych Sounds)

Drink up, dreamers, you’re running dry (L’Arcangelo Gabriel)

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