Perigeo – One Shot Reunion

(Andrea Romeo)

Nessuno può affermare con certezza che questa sia stata l’ultima esibizione dal vivo del Perigeo, perché le parole di un emozionatissimo Giovanni Tommaso lasciano comunque aperto qualche spiraglio nei confronti del futuro; sia quel che sia, fosse anche stato il loro ultimo spettacolo, si è trattata di una di quelle serate che definire memorabili non appare affatto né esagerato nè fuori luogo.

Nati nei primissimi anni ’70, da un’idea del bassista e contrabbassista di Lucca alla quale aderiscono Franco D’Andrea, tastiere, Bruno Biriaco, batteria, Claudio Fasoli, sax e Tony Sidney, chitarra, cinque album in studio che hanno segnato indelebilmente la via italiana al jazz-rock ed alla fusion, giocando alla pari con celebrate star mondiali, dai Weather Report alla Mahavishnu Orchestra, senza il minimo timore reverenziale, ed una carriera tutto sommato breve, consumatasi nel giro di sei anni in cui hanno pubblicato anche un paio di dischi dal vivo, Live at Montreux e Live in Italy 1976: nell’ autunno del 1977, durante un concerto tenutosi a Firenze durante il Festival dell’Avanti, l’annuncio dello scioglimento proprio in quella serata. 

Da lì in poi qualche progetto parallelo (la registrazione dell’album Ullu del cantautore Giovanni Ullu, nel 1978, Perigeo Special, che realizzò l’album Alice nel 1980 e New Perigeo, che pubblicò Effetto Amore nel 1981), ed un paio di occasionali reunion: nel 1993, ventennale di Umbria Jazz, con Roberto Gatto al posto di Biriaco e nel 2008 senza D’Andrea, rimpiazzato da Filippini, al Festival della Creatività di Firenze.

Mancava, davvero, un momento nel quale riannodare i fili sparsi di questo percorso così irregolare ma che non era riuscito a cancellare una storia davvero importante, una storia che non doveva affatto andare perduta: nel 2014, la pubblicazione di un cofanetto contenente la loro opera omnia aveva per così dire chiuso i conti con il passato, ma doveva accadere ancora qualcosa, qualcosa di importante, per suggellare una vicenda artistica che, probabilmente sottovalutata dal grande pubblico, ha però avuto un peso ed un valore enormi nello sviluppo della musica strumentale nel nostro paese.

Questo momento si è materializzato martedì 23 Luglio, 2019, alle ore 21.15 in Piazza SS. Annunziata a Firenze: non c’è Franco D’Andrea, sostituito egregiamente al pianoforte ed alle tastiere da Claudio FilippiniAlex “Pacho” Rossy si occupa delle percussioni, ma quando sul palco salgono Tommaso, Biriaco, Fasoli e Sidney, l’emozione è davvero palpabile; quello che diventerà, quasi senza volerlo, One Shot Reunion, il terzo album dal vivo del gruppo, nasce per tutta una serie di motivi tra cui, fondamentali, il contesto e la validità della proposta artistica, argomenti verso i quali la band è sempre stata molto sensibile, rifiutando spesso progetti, peraltro anche remunerativi, ma che non dessero sufficienti garanzie di serietà.

Quella presentata da Claudio Bertini, direttore del Musart Festival di Firenze e conosciuto dalla band negli anni ’70 quando aveva organizzato una loro serata, era la classica proposta che non si poteva assolutamente rifiutare.

Lo stesso Tommaso descrive la genesi di questa situazione durante un’intervista alla rivista Suono https://www.suono.it/perigeo-one-shot-reunion/ : “L’abbiamo chiamata “One Shot Reunion” (una botta e via!) perché non si prevedono repliche a meno che, alla fine del concerto del 23 Luglio, guardandoci negli occhi, da un punto di vista strettamente artistico/musicale, il livello risultasse incoraggiante. 

In questo caso… chi lo sa, magari qualche concerto potremmo anche farlo.

Ma più delle parole, in questi casi, è la musica a fare la differenza, e le dieci tracce proposte dal Perigeo vanno a coprire l’intero loro percorso artistico: apre la serata La Valle dei Templi, titletrack del loro penultimo album uscito nel 1975, cui seguono Azimut, che arriva dal primo lavoro omonimo, datato 1972, Sidney’s Call, proveniente da Genealogia, 1974, ed ancora Abbiamo tutti un Blues da piangere, che dava il titolo al loro secondo lavoro del 1973, e poi Il Quartiere, brano contenuto nell’album Alice, nato da un’idea di Maurizio Monti, autore dei testi musicati poi da Giovanni Tommaso, realizzato nel 1980 dal Perigeo Special, ed in cui apparvero anche, oltre ad un nutrito gruppo di musicisti ospiti, Lucio DallaAnna OxaRino GaetanoMaria MontiNino BuonocoreJenny Sorrenti e Ivan Cattaneo.

Arrivati a metà serata, sembra davvero trascorsa una vita intera, ma la musica prosegue perché c’è ancora molto da raccontare, ed ecco allora Polaris, sempre proveniente da Genealogia, Terra Rossa, tratta dal loro ultimo lavoro in studio, Non è poi così lontano, uscito nel 1976, ed ancora GenealogiaPensieri, tratto da La Valle dei Templi, per chiudere con la celeberrima Via Beato Angelico, datata 1974, sintesi di ricerca e sperimentazione che ha davvero pochi eguali.

Il tempo si è letteralmente fermato durante questa serata di tre anni fa, il nastro si è riavvolto ancora una volta e la band ha dimostrato, strumenti alla mano, quanto fosse avanti già cinquant’anni fa nell’elaborazione musicale: quando nell’autunno 1977 il Perigeo comunicò lo scioglimento, nessuno voleva crederci, ma il gruppo abbandonava davvero, consapevole del fatto che le nuove tendenze musicali avrebbero tollerato poco quel jazz-rock, ispirato da Davis, di cui erano stati latori sin dal debutto.

Quello spazio che già allora, ma per differenti motivi, si andava restringendo, oggi non è certamente molto più ampio anzi, pare essersi ulteriormente ridotto all’interno di quello che viene definito “mercato musicale”, termine che non esitiamo a definire arido, tanto economicamente quanto musicalmente.

Eppure esiste uno spazio di nicchia che attrae ascoltatori musicalmente educati in grado di cogliere sfumature: Perigeo non è stato né sarà mai un gruppo mainstream tuttavia, con un livello di proposta quale quello di questo lavoro, potrebbe seriamente considerare l’ipotesi di tornare a realizzare musica, anche in un futuro prossimo. 

(Abeat Records, 2022)

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