Perigeo – Antologia

(Andrea Romeo)

Sulle uscite discografiche ci sarebbero da scrivere, parafrasando un certo autore, “chilometri di lettere”, ma non è questo né il momento né il luogo; ciò che si può invece serenamente affermare è che, la pubblicazione di questo cofanetto che contiene non soltanto l’intera discografia, rimasterizzata di un gruppo che ha fatto la storia del jazz-rock europeo, ma anche due cd che recuperano un paio di esibizioni live, del 1975 e del 1976, ed un dvd dal notevolissimo valore storico, contenente alcune esibizioni successive, si può considerare una sorta di risarcimento, ampiamente postumo, verso una band, il Perigeo, scioltasi ufficialmente nel 1977.

Perigeo – Antologia riunisce, dal punto di vista musicale, una storia peraltro già assai ben narrata, dal punto di vista biografico, nel volume Perigeo – Una Storia tra Innovazione e Sperimentazione, pubblicato nel 2019 da Luigi Onori, per i tipi di Stampa Alternativa ed è, come detto, un tributo quanto mai doveroso ad un gruppo musicale che, nel breve periodo della propria esistenza, ovvero dal 1971 al 1977, ha dimostrato di essere uno dei vertici più brillanti ed intriganti della sperimentazione musicale italiana, tanto da giocarsi ad armi pari le esibizioni “live” con artisti del livello di Soft Machine e Weather Report.

Giovanni Tommaso, contrabbasso e basso elettrico, Franco D’Andrea, piano e piano elettrico, Bruno Biriaco, batteria, Claudio Fasoli, sax e Tony Sidney, chitarra elettrica ed acustica, rappresentarono un vero e proprio momento di svolta nel panorama musicale italiano e lo fecero, del tutto coscientemente, destabilizzando letteralmente la critica musicale nostrana: quella jazz si divise in maniera traumatica tra chi intravedeva nel Perigeo una prospettiva di novità e di avvicinamento creativo tra jazz e rock (l’embrione del jazz-rock e della successiva fusion) e chi, invece, li considerava un elemento di disturbo, quando non proprio di vera e propria destrutturazione, del jazz inteso in senso classico e tradizionale.

La critica rock, forse più elastica nel valutare le influenze tra ambiti musicali, individuò in quel quintetto un soggetto che avrebbe potuto elevare il rock stesso anche da un punto di vista culturale; vale la pena di ricordare che nel 1971 l’Italia, appena uscita dal periodo rock ‘n’ roll/beat, aveva da poco tempo iniziato ad essere permeabile ad esperienze musicali estere di un certo spessore, quali il progressive-rock, il Canterbury Sound, lo stesso hard rock che muoveva i primi passi proprio in quel periodo.

Abbinare un contrabbassista, un pianista, un batterista ed un sassofonista jazz ad un chitarrista di estrazione rock ma, soprattutto, chiedere loro di stravolgere, singolarmente e radicalmente, il loro modo di suonare per creare qualcosa di totalmente diverso da quanto realizzato sino ad allora, fu un azzardo tanto temerario quanto splendido nel suo esito: Azimut, Abbiamo tutti un Blues da piangere, Genealogia, La Valle dei Templi e Non è poi così lontano sono ancora oggi la plastica dimostrazione di quale fosse il livello tecnico, artistico e creativo raggiunto da questo quintetto che, come detto, nulla aveva da invidiare alle band estere che vengono solitamente citate quando si parla di jazz-rock  e fusion; le collaborazioni che i cinque avevano realizzato con musicisti di livello internazionale, prima di lanciarsi in questa sorta di “esperimento”, dimostrano chiaramente il loro valore.

L’evoluzione stilistica che si percepisce ascoltando cronologicamente i cinque album, ottimamente rimasterizzati, racconta di un percorso preciso e di una crescita costante e ragionata: lo split, avvenuto nel 1977, non fu affatto causato da discussioni o contrasti artistici bensì dalla consapevolezza di aver ottenuto il massimo, in quel contesto, e di non volere rischiare una ripetitività che avrebbe scalfito quanto realizzato sino ad allora; ognuno dei cinque componenti aveva bisogno di maggiore spazio, quello spazio che, per realizzare il progetto Perigeo, aveva dovuto contingentare onde creare qualcosa di comune, nuovo, condiviso e coerente.

I due cd dal vivo, presenti nel cofanetto, permettono di poter ascoltare i concerti che il Perigeo tenne a Montreux nel 1975, ed a Pescara nel 1976, situazioni in cui il gruppo ha mostrato ampiamente le proprie capacità al di fuori di uno studio di registrazione a dimostrazione del fatto che, i cinque componenti della band, erano, singolarmente, totali padroni del proprio strumento e capaci di interagire a livelli di eccellenza.

Il dvd invece, propone un paio di esibizioni “one shot”, successive allo scioglimento del gruppo, ovvero la performance avvenuta a Perugia il 10 Luglio del 1993 in occasione di Umbria Jazz e quella realizzata all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 30 Settembre del 2008, oltre ad un’intervista rilasciata presso la Casa del Jazz, sempre a Roma, nel Gennaio del 2008.

Un’opera completa, dunque, corredata da un libretto illustrativo in cui, oltre alle numerose fotografie si trovano diverse testimonianze e dichiarazioni che riguardano il quintetto, vero fiore all’occhiello della discografia italiana degli anni ’70.

Una realizzazione che ripercorre filologicamente, e ripropone in maniera eccellente dal punto di vista sonoro, la vicenda artistica di un gruppo che si può davvero definire d’avanguardia soprattutto per la capacità ed il coraggio di guardare lontano, oltre certi limiti e certe barriere che, soprattutto in quegli anni, impedivano alla musica di fluire liberamente da un genere all’altro senza ingenerare discussioni o conflitti artistici, quando non prettamente ideologici.

Riscoprire il Perigeo, oggi, non è affatto mera operazione nostalgica ma è invece l’occasione per ascoltare e capire quanto fossero avanti questi musicisti, già quarant’anni fa.

(RCA, 2014)

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