Patrizio Fariselli Area Open Project – Live in Japan

(Andrea Romeo)

Il fatto che il nome degli Area, a quarant’anni dalla prematura e dolorosa scomparsa di Demetrio Stratos, non sia stato affatto relegato esclusivamente negli scaffali della memoria, ma sia ancora vivo e vitale, è sicuramente qualcosa di molto positivo ed importante.

Tuttavia, l’aspetto forse meno appariscente, ma di maggior valore umano ed artistico, di questa realtà, è il modo con cui Patrizio Fariselli, il loro tastierista, ha fatto si che un gruppo fondamentale, nella vicenda musicale italiana, non sia scivolato fra le pieghe dei ricordi: rispetto, onestà intellettuale, coerenza storica, sono alcune delle caratteristiche grazie alle quali Fariselli ha maneggiato, con dedizione, cura ed infinito amore, un patrimonio tanto ricco quanto delicato, soprattutto per il rischio di essere semplicemente “riciclato”, oppure proposto come una sorta di oggetto intangibile.

Il tastierista di Cesenatico non ha mai avuto timore di rimettere mano a quel repertorio, affiancandolo alle composizioni nuove che, sia come solista, sia con i riformati Area, ha proposto al pubblico: così facendo ha sottolineato aspetti talvolta meno evidenti, riproponendo i brani in maniera differente rispetto agli originali.

Live in Japan è la plastica dimostrazione del significato che può avere un progetto come il Patrizio Fariselli Area Open Project che, si badi bene, non è una sorta di spin off o un side project del “progetto madre”, ma una sua, anzi, una delle sue possibili evoluzioni: gli Area hanno ricominciato a suonare nel 2009, con la formazione classica Patrizio Fariselli, Ares Tavolazzi, Paolo Tofani, in occasione della manifestazione “La Città Aromatica”, svoltasi a Siena sotto la direzione artistica di Mauro Pagani, che si unì al trio insieme a Christian Capiozzo, figlio di Giulio, già batterista della band e scomparso nel 2000; quella serata fu sufficiente per ripensare alla band in termini futuribili tant’è che, l’anno successivo, con Walter Paoli alla batteria, il gruppo tenne un concerto al Brecht Forum di New York, l’occasione che sancì di fatto la loro definitiva reunion.

A quel punto però, non si trattava già più di un progetto statico e così, nel 2016, ha preso vita l’idea di Open Project legata senz’altro agli Area ma anche ai loro, diciamo così, dintorni: Fariselli chiama a sé il batterista Giovanni Giorgi, la bassista Caterina Crucitti e la vocalist Claudia Tellini e con loro inizia a portare in giro questa nuova proposta musicale; il gruppo è in perenne mutazione ed i musicisti che gli ruotano intorno sono differenti: oltre a quelli sopra citati, occorre ricordare l’ingresso di Marco Micheli al basso elettrico, il rientro dello stesso Walter Paoli alla batteria e la presenza, occasionale, del compagno di una vita, Paolo Tofani, a trikanta veena, chitarre ed elettronica.

Non più una band in senso stretto, quindi, ma un vero e proprio ensemble, fluido nella composizione quanto fluida è la musica che ha pensato di proporre.

In occasione dell’uscita dell’album 100 Ghosts, pubblicato nel 2018, il Patrizio Fariselli Area Open Project ha colto l’occasione per tornare in Giappone, paese che ha da decenni una assoluta e totale adorazione per la musica italiana, con particolare riferimento al periodo degli anni ’70, e si è “imbarcato” in questo viaggio verso oriente insieme ad un altro gruppo storico, i torinesi Arti & Mestieri, con i quali ha condiviso il palco del Club Città Live Theater, a Tokyo, il 18 Maggio del 2019, suonando anche, in una splendida jam session finale, The Wind Cries Mary di Jimi Hendrix e King Kong di Frank Zappa.

Il doppio cd/dvd racconta dunque di una serata in cui Fariselli, Tellini, Micheli e Paoli hanno presentato, insieme ai brani dell’album uscito l’anno prima, un’ampia rivisitazione di brani storici, da Cometa Rossa a Gerontocrazia, ed ancora L’Elefante Bianco, Gioia e Rivoluzione, Luglio, Agosto, Settembre (Nero): non ci sono chitarre, la voce di Claudia Tellini è accattivante e magnetica, la sezione ritmica gira a mille e Fariselli vola letteralmente sulle tastiere in quella che, più che un ricordo malinconico, pare invece una vera e propria celebrazione, gioiosa, della musica degli Area.

Confrontarsi con il proprio passato, e che passato… non è certamente mai facile, perché si rischia di scivolare in una proposta musicale quasi agiografica, una sorta di “santificazione” artistica di brani trattati quasi come fossero reliquie, per cui intoccabili ed immutabili, con la conseguenza che, qualsiasi intervento su di essi, possa prefigurare una sorta di reato di lesa maestà.

Nulla di tutto ciò avviene: le undici tracce presentate dal vivo vengono in pratica riscritte dal quartetto, riformulate con un linguaggio differente, rispettoso verso la loro essenza ma mai timoroso di rileggerle con altri occhi, orecchi e voci.

Gli arrangiamenti sono in un certo senso modernizzati, alleggeriti da alcune sovrastrutture non strettamente necessarie e più vicini alla sensibilità, non tanto del pubblico, quanto in realtà dei musicisti stessi: l’ultimo album con la formazione originale risale ormai ad oltre quarant’anni fa, ed in un lasso di tempo così lungo sono cambiate molte cose; nel contempo Claudia Tellini canta il repertorio storico degli Area nelle medesime tonalità di Stratos per cui, soprattutto a livello di impatto sonoro, permane una continuità, pur nella diversità.

Ma, soprattutto Live in Japan sancisce in maniera definitiva il fatto che questo assetto, diciamo così, “variabile”, denominato Open Project, può serenamente garantire agli Area, alla loro musica, ma soprattutto alla loro proposta artistica, un futuro in cui, ben difficilmente, diverranno una sorta di cover band di sé stessi.

Ammesso e non concesso che siano mai stati davvero “progressivi”, e ciò perché a quel genere musicale sono stati spesso, ed assai discutibilmente, associati, ebbene forse quel significato ha oggi, e per la prima volta, una sua vera ragion d’essere dettata dal come, la band stessa, sta immaginando e realizzando il proprio futuro prossimo.

(Sfera Entertainment/Warner Music, 2020)

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