MICHAEL MCDERMOTT – ST. PAUL’S BOULEVARD

(Angelo Cabiati)

La strada, la vita: il nostro posto nel mondo

Qualche anno fa un mio caro amico mi convinse ad andare al concerto di un artista americano che, secondo lui, meritava di essere visto ed ascoltato. Sono sempre stato attratto dall’ascolto inedito di un artista, di un brano, di un live perché in questo modo le emozioni non sono filtrate o condizionate da fattori “esterni”. Così seguii il suo consiglio e con grande curiosità mi sedetti ad un tavolo con una buona birra e tanta voglia di passare una serata immerso nella musica. Fu così che conobbi Michael McDermott e fu amore a prima vista.

La prima cosa che mi colpì fu la sua empatia, la sua capacità di trasmettere la sincerità delle sue emozioni, quello scambio emotivo profondo che ti entra dentro e ti cattura il cuore e la mente. Furono due ore di grande coinvolgimento, due ore di grande rock con chitarre, basso e batteria lanciate a tutta velocità, intervallate però con dolci ballate dove la voce di Michael accompagnava le sue mani in cammino sulla tastiera portandomi nel suo mondo fatto di gioie e di dolori, di passato e di presente, di buio e di luce, di paure e di speranze. Certo, questo è un “leitmotiv” comune a moltissimi artisti ma Michael era riuscito a trasmetterlo in modo empatico attraverso la sua voce dosata in una combinazione di dolcezza e drammaticità. É inutile dire che, da allora, non ho più smesso di seguire questo artista andando a ritroso nel suo percorso artistico (ed umano) e “accompagnandolo” in ogni sua novità (come non segnalare dischi come “620 W Surf”, “Hit Me Back”, “Willow Springs”, “Orphans”, “What In The World”, esempi luminosi di una discografia fatta di tanti capitoli). Ho scoperto anche il suo grande amore per l’Italia contraccambiato da uno zoccolo duro di fans che non lo hanno mai abbandonato così come lui stesso “non ha mai abbandonato l’Italia” scegliendo (nel 2009) Ferrara per il suo matrimonio con Heather Lynne Horton (cantautrice e violinista, ma soprattutto punto di riferimento per una rinascita prima di tutto umana e, solo in seguito, anche professionale).

Al nostro paese Michael ha dedicato (nell’album “Hit Me Back”) una canzone dall’inequivocabile titolo: “Italy”. Questa dolcissima ballata (chitarra e armonica), però, non decanta le bellezze del nostro paese ma la “bellezza” che lui, qui, ha trovato e vissuto dentro di sé: “In Italia ho imparato a stare in piedi, in Italia sono diventato un uomo……Questo americano ha trovato una casa……Una volta abbiamo combattuto, ora c’è pace……Ho sposato il mio amore……Non ti dimenticherò Italia, le campane suoneranno, il tuo cuore canterà……Dal lago di Como alla Sicilia, questo americano è finalmente libero”. Questo richiamo, che fa riferimento ad un lavoro pubblicato nel 2012, ci riporta direttamente a questo nuovo disco, “St. Paul’s Boulevar” uscito lo scorso mese di maggio.

La vita, non solo artistica, di Michael è fondamentalmente caratterizzata da due fasi molto diverse e decisamente opposte tra loro. Anni dominati dalla depressione, dall’abuso di alcol e droghe, da uno sprofondare verso un abisso senza più luce; poi una lenta ma decisa rinascita, l’incontro con Heather e la luce di una nuova autostima di cui anche il suo lavoro ne ha beneficiato. Questa via, questo incrocio tra passato e presente (l’uomo di oggi non può fare a meno dell’uomo di ieri) sta alla base di questo nuovo lavoro: “Ognuno ha il suo St. Paul’s Boulevard, il luogo dove abbiamo lasciato pezzi di cuore, di innocenza, dove abbiamo sofferto, dove abbiamo imparato a conoscere la vergogna, dove abbiamo lottato per trovare il nostro posto in questo mondo. È un luogo dove abbiamo lottato per nutrire l’amore e la luce in un mondo oscurato. È il luogo in cui alcuni si sono permanentemente arrestati, persi nel proprio vuoto sociale ed emotivo. Quei giorni sono ora solo un insieme di ricordi, di personaggi, di notti di ubriachezza e di droghe, di notti vissute a vagare per la città alla ricerca di una dose di rabbia spinta dall’amore, dalla lussuria, dal desiderio o dal legame. Ho perso molte persone sulla St. Paul’s Boulevard. Molti non ce l’hanno fatta ma io sono fortunato. È un luogo che tira fuori il nostro meglio e il nostro peggio in egual misura.” Questo scrive Michael presentando questo disco ed è motivo di gioia scoprire che, alla fine, la bellezza (della vita e dell’amore): “È il paesaggio in cui la caparbietà dello spirito si eleva al di sopra delle tristi realtà che ci circondano”.

Il cammino lungo questa St. Paul’s Boulevard inizia con una premessa molto chiara “Ricorda, è dalla ferita che entra la luce” (“Where the Light Gets In”) ed è già una precisa traccia da seguire in questo percorso che non si preannuncia facile “Guarda laggiù, vedo un nuovo giorno che avanza con tutto il peso che abbiamo portato. Sì, ci rialzeremo……Vaghiamo per questo mondo lungo una strada oscura e tortuosa”. È un cammino che inizia con un ritmo veloce quasi a voler percorrere questa strada nel minor tempo possibile, ma non potrà essere così. Ci sono tappe, ci sono ricordi che affiorano alla mente “Una ragazza del Wisconsin, una camera d’albergo, una reginetta di bellezza, profumo di Tom Ford”, un grande tormento “Ho un chiodo fisso e un amore così vero” (“Our Little Segret”). Il passo diventa più lento ma in questo modo si ha più tempo per guardarsi attorno e capire che “Sono così stanco di questa città, perché cavolo restiamo ancora qui.” (“Sick Of This Town”) In questo brano sembra vincere un lato oscuro dove il buio del passato dà l’impressione di dominare anche il futuro “Tutto ciò che vedo sono i ricordi di come tutto è andato storto……Sembra di vedere il mio futuro nello specchietto retrovisore”. Il pianoforte introduce il brano successivo, dolce, ma ancora carico di buio (“The Arsonist”) “Come si è arrivati a questo, è tutto un grande casino, mi sento così impotente……Ferito, segnato e spaventato con tutti questi fantasmi qui dentro. Notti di tale sofferenza……La mia mente mi gioca brutti scherzi, il rancore è un seme di amarezza……Ero un piromane, bruciavo palazzi, autocommiserazione e inettitudine nella mia ora più buia”. Questo brano sottolinea la bravura di Michael che riesce, con dolcezza, a descrivere uno stato d’animo di disperazione e di buio aprendo, però, la porta alla speranza attraverso una mano tesa “Ma tu sei stata una luce rivelatami nella mia ora più buia……Hai detto: Andrà tutto bene, non sei solo”. La voglia di cambiare, la voglia di girare pagina arriva nella ricerca di un nuovo giro di giostra (“New Year’s Day”) per lasciare alle spalle ogni bruttura “Facciamo una lista e scriveremo tutto quello che vogliamo cambiare perciò facciamo che oggi è il primo dell’anno. Sei stanca di essere stanca? È difficile continuare ad andare avanti? Da così tanto siamo impantanati nelle terre dell’ignoto……Possiamo ricominciare tutto? Ricominciare tutto da capo? Perciò cambiamo le cose, oggi è il primo dell’anno”. Il cammino continua con un ritmo calmo quasi a voler farci ben comprendere le storie che si incontrano in questo percorso. Arriva il momento in cui si sente il bisogno di non procedere più da soli (“Meet Me Halfway”) “Mi verresti incontro? Se hai qualcosa per la testa che senti di voler dire allora, baby, voglio sentirla, non te ne andare.”.

E infatti il cammino procede in coppia (“The Outer Drive”) sempre ad un passo lento “Lei diceva: Conosco un posto dove potremmo andare per lasciarci tutto questo alle spalle. Tu e io, insieme fianco a fianco prendiamo l’Outer Drive” perché “La città è piena di compromessi……In questa città la pietà scarseggia……Questa città puzza di indecisione” invece “Mi sento così vivo stanotte, ho la sensazione che andrà tutto bene”. La chitarra prende il sopravvento quasi a voler sottolineare la necessità di correr via da tutto ciò. E la corsa riprende spinta dal ritmo della batteria (“Marlowe”) e le realtà sinora raccontate si trasformano in racconti immaginari (come per il famoso investigatore privato a cui si fa riferimento nel titolo) “Sono stato sbalzato dalla sella vicino a Piazza di Spagna a Roma, ho sentito che Camelot è in fiamme. Cosa diavolo sta succedendo? ……. Ieri notte ho fatto un sogno perfetto di te……Da qualche parte oltre l’arcobaleno c’è un posto per te e me dove io sarò come Marlowe al mattino e tu sarai Cenerentola in riva al mare”. La realtà, però, ritorna prepotentemente in primo piano (“All The We Have Lost”) sulle “Boulevards” del mondo e sono realtà che hanno segnato la storia di tutti attraverso la loro violenza distruttiva “Era uno splendido martedì mattina di settembre, Katrina era nel Nono e Lincoln era al teatro Ford, Martin era giù a Memphis, a Dallas sono risuonati gli spari, Malcom era su ad Harlem e Bobby era a Los Angeles, il Mahatma era a Nuova Delhi e Gesù è sulla croce”. Da quel terribile martedì 11 settembre 2001 si va a ritroso per sottolineare “Tutto quello che abbiamo perso……È così frustrante, è abbastanza per farti impazzire……Di questi tempi tutti gridano: Pronti a uccidere….
Di giorno in giorno si sente la disperazione nel guardare tutto ciò che scivola via”. Nonostante tutto, però, la salvezza è ancora possibile “C’è una via che conduce alla libertà……Dalla montagna si riesce a sentire quello squillo di libertà”.
Ancora la fatica e la disperazione si fanno sentire (“Dead By Dawn”) in un contesto che lascia poco spazio alla speranza “Sono così stanco di cadere, di strisciare finché non mi sanguinano le dita……Ho sempre saputo che non sarebbe stato facile, non ho mai pensato che sarebbe stata così dura perché sembrano tutti così sconfitti, sembrano tutti così maledettamente segnati. A volte per ottenere quello che vuoi davvero fai cose che non vorresti aver mai fatto……Ti ricordi, baby, tanto tempo fa quelle notti in cui tiravo troppo la corda……So che c’è qualcosa che non va donna, potremmo essere morti prima dell’alba”. L’undicesima traccia ci porta al centro di questo racconto con il brano che coincide con il titolo dell’album (“St. Paul’s Boulevard”), una dolce ballata che ci accompagna dall’inizio alla fine di questo “boulevard”. Un cammino dove la propria disperazione “Stavo tutt’altro che bene, ero fuori di testa” e la propria tristezza “Vorrei che tu fossi ancora qui, perché il ricordo di te è sempre così duro? Vorrei non averti mai lasciata andare via lungo St. Paul’s Boulevard” diventano storie comuni con altre vicende destinate, comunque, a finire in tragedia. C’è Paulie “Pensavo a lui l’altro giorno, i nostri sogni ci sono scivolati via da sotto il naso, era fine luglio quando la polizia è venuto a prenderlo, credo sia uscito di testa, almeno così hanno detto. Quei ragazzi l’hanno proprio fatto a pezzi e hanno lasciato il suo corpo a faccia in giù in St. Paul’s Boulevard”. C’è Irene “Lavorava alla tavola calda stava al bancone fino all’alba……Avevamo entrambi lo stesso tipo di cicatrici, il tipo che trovi solo in St. Paul’s Boulevard “. Ci sono Dan e Joe “Era un truffatore, era sempre nell’angolo a parlare con Joe. Qualcuno ha detto di averli visti che venivano spinti sul sedile posteriore dell’auto dei trafficanti d’armi. Nessuno li ha più visti da allora in St. Paul’s Boulevard”. Storie, ricordi di vite “Da queste parti gli eroi non sanno volare, sono solo imbroglioni e vagabondi” incrociate e mai dimenticate “Sono passati così tanti anni, pistole e caffè all’alba. Ti spiace portare i miei saluti a tutte quelle anime perdute giù in St. Paul’s Boulevard?”. C’è ora voglia di fuggire (“Pack The Car”), di correre, di andare lontano al ritmo battente di batteria e chitarra “Forse un cambio di scenario potrebbe essere la cosa migliore per te e me, non ti lascerei mai qui da sola. Perciò dai, dai, dai, dai, dai carichiamo la macchina e andiamo……Ti vedo guardare fuori dalla finestra, vedo i tuoi pensieri a milioni di chilometri da qui, stai ascoltando il vento che soffia con tutto quello che un tempo ti era caro, stai vivendo nell’ombra. Ti vedo affondare sempre più giù. Non mi interessa se disdiciamo l’affitto, forse possiamo trovare un po’ di pace. Qualcosa ci aspetta là fuori, ne sono certo. Perciò dai, dai, dai, dai, dai carichiamo la macchina e andiamo”. Il viaggio continua ormai lontano da St. Paul’s Boulevard alla ricerca di una nuova vita (“Peace, Love and Brilliant Colors”) “In viaggio sulla carrozza bar di un treno diretto a sud verso Memphis……C’è un nuovo giorno che ti aspetta appena fuori dalla tua porta, potrebbe sorprenderti. Ma c’è speranza all’orizzonte, a volte hai solo bisogno di qualcosa in cui credere. Vedi, ogni tanto siamo destinati a inciampare e ogni tanto siamo certi di cadere. Venite sognatori e amanti, sorelle e fratelli. Pace, amore e colori vivaci a tutti voi”. E finalmente la fine del cammino è arrivata, è il traguardo di un nuovo mondo (“Paris”) “Risparmiamo tutti i nostri soldi e andiamo a Parigi in primavera. Ubriachiamoci in un caffè ascoltando Edith Piaf cantare. Puoi raccontarmi tutti i tuoi guai, parleremo di tutto……Voglio dirti che ti amo sotto alle campane di Notre Dame……Voglio baciarti sotto la Torre Eiffel o al palazzo di Versailles. Ti amo, non lo vedi?”. Alla fine di tutte queste “Boulevards”, di tutte queste storie personali e non Michael ci fa vedere il traguardo raggiunto, quello dell’amore: “Molti non ce l’hanno fatta ma io sono fortunato” così come è stato detto all’inizio di questo cammino.

In questo disco Michael ci ha presi per mano e ci ha accompagnato in queste “Boulevards” fatte di gente, di mondi, di vite in un mosaico di realtà che è stata la sua vita e la vita di tanti che come lui (e, forse, come tutti noi) sono alla ricerca di un approdo sicuro, di una casa dove trovare sé stessi e la propria, vera, pace. Questo lavoro conferma le sue grandi capacità di scrittura, quel suo modo di raccontare le difficoltà della vita in un modo sincero e mai banale. La musica lo accompagna con leggerezza senza mai prendere il sopravvento ma rimanendo sempre un solido supporto per un disco sicuramente da ascoltare. 

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