Let’s Dance: la danza classica diventa rock!

(Raffaella Mezzanzanica)

Plié, Relevé, Attitude, Rond de Jambe, Arabesque, Pas de bourrée, fouetté en tournant sono solo alcuni dei principali passi di danza classica. Tutti coloro che amano questa disciplina sanno esattamente di cosa si tratta ma, meglio ancora, conoscono la grande dedizione, i sacrifici e l’impegno dei ballerini che, per raggiungere l’eccellenza o anche solo per fare il loro ingresso nelle compagnie di ballo, iniziano il loro percorso sin da bambini e continuano incessantemente a sottoporsi a continui esami, nonché a dover rispettare determinati canoni estetici e fisici.

Entrando nel mondo della danza classica, sembra ovvio che questi passi di danza, che richiedono precisione estrema nella loro esecuzione, siano parte fondamentale di quei meravigliosi balletti presentati nei più grandi e meravigliosi teatri del mondo.

Sembra, quindi, che la danza classica appartenga ad un mondo a sé, un mondo di ballerini e ballerine che spesso, nell’immaginario comune, si considerano superiori a qualsiasi altro ballerino o ballerina di altri stili. E non solo. La danza classica, per definizione, è associata alla musica classica o ai balletti del cosiddetto “repertorio”.

E’ davvero così? Non esiste davvero alcuna relazione, alcun punto di contatto tra la danza classica e il mondo pop o, addirittura, rock?

Chi pensa che la danza classica sia un mondo etereo, esclusivamente legato al teatro e al repertorio è del tutto fuori strada.

Se nell’articolo intitolato “Musica classica vs rock: incontro o scontro?” pubblicato qualche tempo fa proprio su Musicalmind (https://bit.ly/3Av7EJT), avevamo parlato della relazione esistente tra musica classica e rock, in questo nuovo capitolo puntiamo i riflettori sulla relazione tra balletto classico e musica pop e rock, anche perché, contrariamente a quanto si possa pensare, di esempi ce ne sono tantissimi: compagnie di ballo, coreografi che hanno creato balletti proprio focalizzandosi sulle produzioni rock o pop, grandi étoiles di fama mondiale che hanno capito come, alla fine, unire “classico” e “pop” oppure “classico” e “rock” possa davvero essere un arricchimento e non un’eresia.

Boston Ballet – DEVILS/eye

A marzo 2022 il Boston Ballet presenta sul palco della Citizens Bank Opera House un trittico di balletti dal titolo “DREAMstate”.

Il primo è Chaconne di George Balanchine, una coreografia per 27 danzatori. Il terzo è Bella Figura, il capolavoro di Jiří Kylián, in cui il coreografo vuole rappresentare il potere espressivo del corpo umano e la resilienza dello spirito. Tra i due si inserisce il balletto DEVIL’s/eye di Stephen Galloway, ballerino, coreografo e costumista, in cui le coreografie sono state create su brani dei Rolling Stones. Nessuno più di Galloway avrebbe potuto creare un balletto che incarnasse i principi fondamentali della danza classica, la pura anima rock dei Rolling Stones e dei costumi incredibili, perché proprio Galloway è colui che ha permesso a Mick Jagger di muoversi sul palco come Mick Jagger. Proprio così. Nel 1997, Stephen Galloway era principal dancer del Ballet Frankfurt e Deborah Bull, ex direttrice creativa della Royal Opera House, gli presentò Mick Jagger che, a quel tempo, era alla ricerca di qualcuno che avesse una visione teatrale della danza e del movimento. Stephen Calloway era la persona perfetta. Da quell’incontro, Calloway ha avuto una collaborazione continuativa con i Rolling Stones e, in particolare con Mick Jagger, occupandosi delle coreografie sia per le esibizioni dal vivo che per diversi video della band. In un’intervista di qualche anno fa rilasciata al CR Fashion Book, il coreografo ha dichiarato: “Quando penso a Mick Jagger, non lo vedo come un cantante ma come un ballerino. Sono rimasto subito colpito dalla sua conoscenza della danza e da quanto volesse essere parte attiva nella nostra collaborazione”.

DEVIL’s/eye ha avuto un così grande successo da essere poi introdotto in “My Obsession” una nuova produzione del Boston Ballet, in cui si inserisce all’interno di due performance di coreografie di George Balanchine, Apollo e Allegro Brillante, e 月夜 Tsukiyo di Helen Pickett.

Ballet Victoria – Ballet Rocks

Quando si parla della relazione e della interazione tra balletto classico e musica rock, uno degli esempi più interessanti degli ultimi anni è sicuramente rappresentato da Ballet Rocks, presentato nel 2019 da Ballet Victoria, una compagnia di ballo nata in Canada nel 2002, costituita da 12 danzatori il cui scopo è quello di creare delle performance caratterizzate da un elevato grado di drammaticità e renderle fruibili ad un pubblico multiculturale e diversificato.

Ballet Rocks nasce dall’idea di Paul Destrooper, Artistic & Executive Director & Choreographer di Ballet Victoria, secondo il quale: “Mozart e i Pink Floyd stanno benissimo insieme!”.

Con questa premessa, le coreografie di Ballet Rocks si sviluppano su brani di Roy Orbison, The Kinks (You Really Got Me), The Police (Roxanne), Christina Aguilera (Beautiful), The Black Keys (Gold On the Ceiling) e altre. La seconda parte comprende Shine On You Crazy Diamond dei Pink Floyd e Belong, iconico passo a due creato dal coreografo canadese Norbert Vesak, nella sua versione originaria del 1980, con l’accompagnamento del brano elettrosinfonico degli Syrinx, band canadese fondata da John Mills-Cockell.

Un balletto che attraversa diversi generi musicali risultando in una vera e propria esplosione di intrattenimento.

Dance Theatre of Harlem – Higher Ground

Definita una delle compagnie di ballo più democratiche dell’intero panorama della danza, la Dance Theatre of Harlem è stata fondata nel 1969, all’apice del movimento per i diritti civili, da Arthur Mitchell e Karel Shook. Arthur Mitchell è una figura eminente del mondo della danza, essendo stato il primo ballerino di colore ad essere nominato principal dancer all’interno del prestigioso New York City Ballet. Da sempre una compagnia focalizzata sull’innovazione, il repertorio presentato nel corso dei numerosi tour mondiali è sia classico che contemporaneo ed innovativo, grazie anche alla presenza del coreografo Robert Garland.

Proprio a lui si deve la creazione di Higher Ground, un balletto in cui la danza classica si fonde con il genere Motown, attraverso i brani di un artista, Stevie Wonder, che ne è uno dei massimi esponenti.

Robert Garland ha scelto sei brani dal catalogo di Stevie Wonder degli anni ’70 (Look Around, You Haven’t Done Nothin’, Heaven Is Ten Zillion Light Years Away, Village Ghetto Land, per terminare con Saturn e, immancabilmente, Higher Ground), il periodo in cui il genio creativo dell’artista stava letteralmente esplodendo e in cui i testi dei suoi brani rappresentavano una chiara denuncia delle ingiustizie razziali.

Il balletto ha ottenuto un grande successo e il NY Times ha così commentato: “Con ‘Higher Ground’ Robert Garland ha creato qualcosa di raro nella danza classica: un balletto con un messaggio”.

Higher Ground, il cui debutto era originariamente previsto a Detroit a marzo 2020, è stato poi posticipato, a causa della pandemia, a gennaio 2022 alla Detroit Opera House.

Tuttavia, tre ballerine e il coreografo hanno avuto la possibilità di dare una breve anteprima del balletto durante una visita al Motown Museum.

Ballet National de Marseille – Pink Floyd Ballet

Nel 1972, il grandissimo coreografo Roland Petit, dopo una breve esperienza come direttore artistico dell’Opéra di Parigi, decide di lasciare l’incarico per fondare il Ballet National de Marseille che dirigerà per ben ventisei anno, fino al 1998.

Roland Petit viene ricordato non solo per essere stato un grande ballerino e un grande coreografo, ma anche per la sua visione della danza che ha trovato una delle massime espressioni nel Pink Floyd Ballet. Su sollecito di sua figlia – che, all’epoca aveva 10 anni – , Roland Petit crea delle coreografie su alcuni brani dei Pink Floyd. La band si dimostra subito molto entusiasta di questa idea e propone al coreografo di esibirsi dal vivo alla prima al Palais des Sports de la Porte de Versailles a Parigi, addirittura modificando alcuni brani per meglio adattarli alle coreografie. Il Pink Floyd Ballet ha avuto un grande successo anche in Italia ed è stato presentato anche al Teatro alla Scala di Milano, nell’estate del 2009, in prima nazionale. “Solo Roland Petit avrebbe potuto far risuonare le musiche dei Pink Floyd tra i velluti della Scala: tra effetti laser e fumi da concerto rock, la sua ultima apparizione sul palcoscenico scaligero, tra l’entusiasmo di un pubblico eterogeneo e giovane che gli ha tributato un’acclamazione da rock star”.

Nel ricordo di tutti coloro che lo hanno amato, Roland Petit resterà sempre uno dei massimi ballerini e coreografi francesi del Novecento, un vero innovatore, considerato il padre della danza contemporanea.

Queen + Béjart – Ballet for Life

Con la creazione del Béjart Ballet Lausanne nel 1987, il coreografo Maurice Béjart ha voluto rendere il balletto accessibile ad un pubblico che fosse il più vasto e variegato possibile.

“Al di sopra di ogni altra cosa, i miei balletti sono incontri con la musica, con la vita, con la morte, con l’amore. (…) Amo la musica dei Queen. Invenzione, violenza, senso dell’umorismo…c’è un po’ di tutto. Amo questa band. I Queen mi ispirano e mi guidano attraverso questa terra di nessuno dove tutti andremo un giorno e dove, sono sicuro, Freddie Mercury stia duettando al pianoforte con Mozart”. (cit. Maurice Béjart).

Nasce dall’amore per i Queen di Maurice Béjart, Ballet for Life, presentato per la prima volta alla Salle Métropole de Lausanne il 15 dicembre 1996.

Un aspetto estremamente interessante di questa creazione è che il balletto classico si fonde con la musica dei Queen che, a sua volta, si fonde con quella di Mozart. Il tutto completato da costumi creati da Gianni Versace.

Nelle parole dello stesso Béjart, è un balletto in cui i temi centrali sono la speranza e l’amore. Ed è anche il tributo del coreografo a due artisti, entrambi morti di AIDS nei primi anni ’90: Freddie Mercury e il ballerino Jorge Donn.

Insieme alle compagnie di ballo e ai grandi coreografi, ci sono anche ballerini che, pur avendo un’impostazione classica e avendo raggiunto i più elevati livelli di eccellenza nella danza classica, hanno saputo andare oltre le barriere dei generi e degli stili musicali.

Misty Copeland

Credits: Liza Voll

Parlare di danza e di relazioni tra i vari generi e stili significa anche parlare di una delle più importanti e conosciute ballerine a livello mondiale. Misty Copeland è un’artista che, nel corso della vita, ha dovuto sfidare tantissimi pregiudizi. Per prima cosa ha iniziato a studiare danza in età adolescenziale, tardissimo per gli stringenti canoni dei ballerini di danza classica. Ha origini afroamericane e, come si può ben immaginare, emergere ed eccellere nel mondo della danza classica per lei è stato difficilissimo. In aggiunta, Misty Copeland non rientra nemmeno dei canoni estetici tipici dei ballerini classici. Misty Copeland, tuttavia, ha vinto su ogni fronte. Grazie alla sua forza e alla sua determinazione, il 30 giugno 2015 è stata nominata principal dancer (prima ballerina) all’America Ballet Theatre di New York. Si è trattato della prima volta in assoluto in cui la compagnia di ballo abbia deciso di nominare una ballerina afroamericana in settantacinque anni di storia.

Ballerina certamente, ma anche filantropa e attivista, Misty Copeland si è sempre schierata in prima linea, sostenendo il movimento Black Lives Matter e ,nel 2014 il Presidente Obama l’ha inserita come membro del President’s Council on Fitness, Sports and Nutrition.

Lei stessa ha raccontato la sua storia nella sua autobiografia intitolata Life in Motion: An Unlikely Ballerina, pubblicato nel 2015. Misty Copeland non solo si è cimentata nei balletti del repertorio classico, ma ha partecipato a diversi spot pubblicitari, film e video musicali tra cui, Nice for What di Drake ma, soprattutto, Crimson and Clover di Prince. E, proprio con Prince, si è anche esibita dal vivo.

Michail Baryšnikov

Sarebbe quasi scontato parlare di Michail Baryšnikov, in quanto la sua fama e le sue eccellenti doti di ballerino sicuramente lo precedono.

Artista di organi lettoni, inizia a danzare all’età di undici anni. Dopo un’esperienza con il Kirov Ballet di Leningrado, nel 1974 arriva a New York dal Canada, dove aveva chiesto asilo politico, diventando primo ballerino dell’American Ballet Theatre. Vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, tra cui Kennedy Center Honors, The the National Medal of Arts, the Commonwealth Award, the Chubb Fellowship, the Jerome Robbins Award, the Vilcek Award, la Legione d’Onore, è considerato uno dei più grandi ballerini di tutti i tempi.

Alla carriera di ballerino, affianca quella di attore, ottenendo una nomination all’Oscar nel 1977 per il film Due vite, una svolta (The Turning Point). Nel 1985, partecipa al film Il sole a mezzanotte (White Lies), dove interpreta un ballerino russo fuggito in Occidente che, a causa di un incidente aereo, è costretto ad atterrare in Siberia. Qui, instaura un rapporto di grande amicizia con un ballerino di tip tap, interpretato da Gregory Hines. Cast stellare che include in aggiunta allo stesso Baryšnikov e a Hines, Isabella Rossellini e Helen Mirren. Il brano Say You, Say Me di Lionel Richie, tratto dalla colonna sonora del film, ha vinto l’Oscar come Miglior Canzone.

Proprio da Il sole a mezzanotte, ecco un incredibile duetto di tip tap tra il grande Baryšnikov e Gregory Hines, sulle note di Prove Me Wrong di David Pack.

Eleonora Abbagnato

Italianissima, Eleonora Abbagnato fa la sua prima comparsa in televisione in un programma di Pippo Baudo all’età di undici anni. Da quel momento non si è più fermata. A dodici anni si trasferisce a studiare danza a Montecarlo e a tredici viene ammessa come borsista alla scuola di danza dell’Opéra di Parigi. Si diploma nel 1996 e viene ammessa nel corpo di ballo ed è proprio all’Opéra che si sviluppa la sua carriera, fino ad arrivare ad essere nominata étoile, cioè prima ballerina, nel 2013.

Dal 2015 e direttrice artistica del corpo di ballo dell’Opera di Roma. Anche Eleonora Abbagnato ha letteralmente distrutto tutta una serie di preconcetti sul mondo della danza, partecipando spesso a diversi programmi televisivi e, nel 2009, partecipando al videoclip del brano Ad ogni costo di Vasco Rossi.

Nel 2011 ha sposato il calciatore Filippo Balzaretti, dal quale ha avuto due figli, Julia e Gabriel, riuscendo sempre a conciliare la carriera artistica con il ruolo di madre.

Nel 2022, annuncia in diretta TV che sua madre Piera sta lottando da diverso tempo contro la leucemia. Eleonora dichiara, quindi, di aver rinunciato a continuare la sua carriera a Parigi per rientrare a Roma e starle vicino.

Alessandra Ferri

Alessandra Ferri è un’altra eccellenza della danza italiana e mondiale. A quindici anni vince una borsa di studio del British Council che le permette di iniziare un percorso alla Royal Ballet School, lasciando la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Entra ufficialmente a far parte del corpo di ballo del Royal Ballet nel 1980, per poi essere promossa solista nel 1983 e, successivamente, diventare prima ballerina nel 1984.

Dal 1992 al 2007 è stata prima ballerina assoluta del Teatro alla Scala.

In aggiunta alle sue performance come danzatrice classica di eccellente livello, Alessandra Ferri ha avuto anche collaborazioni al di fuori dell’ambito strettamente classico. Nel 1998 è protagonista con Sting di un cortometraggio Prélude, con la regia curata da Fabrizio Ferri, fotografo di fama mondiale, nonché marito di Alessandra. In quell’occasione Sting riarrangia per chitarra il “Preludio dalla Suite n. 1 per violoncello” di Bach.

Nel 2007, il coreografo Wayne McGregor coreografa per lei i passi per la campagna pubblicitaria di Boots n. 7, sulle note del brano Way Down We Go di Kaleo. Il video è incentrato sulle immagini di Alessandra Ferri, cinquantaduenne all’epoca, che balla con l’ologramma di se stessa all’età di diciannove anni nel Romeo e Giulietta, prima volta per lei come prima ballerina.

Sergei Polunin

“Ballet is ready to evolve and integrate into mass culture” (cit. S. Polunin).

Il rapporto tra danza classica e musica rock e pop non sarebbe completo senza Sergei Polunin, ballerino, modello e attore.

Nato in Ucraina da madre casalinga e padre operaio, Sergei inizia a studiare danza all’età di tre anni. Ballerino estremamente dotato, a soli diciannove anni, diventa il più giovane primo ballerino del Royal Ballet di Londra, una delle compagnie di ballo più importanti del mondo.

Sergei Polunin ama profondamente la danza ma, arrivato ad un certo punto, comprende che, dato il suo spirito libero, quel mondo lo sta distruggendo. “Non riuscivo a trovare un equilibrio, dal punto di vista della danza, io sentivo di non poter decidere su nulla. Mi trovavo in un posto fantastico e lavoravo con persone fantastiche, ma paghi il prezzo di non poter decidere”.

Polunin è davvero un ballerino rock, è un artista che rompe gli schemi. Non per nulla ha una serie di tatuaggi sul corpo (alcuni anche discutibili – vedi quello raffigurante Putin) che sta cercando di eliminare con il tempo (ha affermato che ci vorranno circa due anni per eliminarli tutti). Oltre ad aver danzato nei più grandi teatri del mondo, è stato testimonial di diversi brand (Diesel, Balmain, Dior Homme) e ha collaborato con alcuni tra i più grandi fotografi e registi che lo hanno diretto in balletti incredibili. Indimenticabile la sua performance sul brano Take Me to Church di Hozier, con la regia di David LaChapelle.

Sempre per Hozier, è stato il protagonista (sdoppiandosi letteralmente) nel video ufficiale di Movement.

Intensa e bellissima la sua performance sulle note di In Your Room, brano dei Depeche Mode, frutto della collaborazione con Anton Corbijn.

La danza classica è una forma d’arte meravigliosa e gli artisti citati – coreografi, ballerini, compagnie di ballo – hanno saputo portare questa disciplina dai teatri alle strade, in alcuni casi letteralmente, come nel caso del Dance Theatre of Harlem.

Questo non mortifica affatto l’essenza di questa disciplina, ma semmai la eleva ad un livello ancora superiore. Questi artisti rompono gli schemi, abbattono le barriere, hanno una visione ben precisa sul senso e il significato del balletto e ci insegnano che non esistono limiti e che tutti possiamo essere all’altezza, basta avere la forza di superare le difficoltà, esattamente come molti di loro hanno dovuto fare.

Quindi, non dovremo stupirci se, sempre più spesso, vedremo un gubbino di pelle abbinato a delle scarpette a punta, perché alla fine sono elementi che stanno benissimo insieme.

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