Kinga Glyk – Dreams

(Andrea Romeo – 27 febbraio 2020)

Youtube ha letteralmente stravolto le abitudini, invero un pochino “ingessate”, della maggior parte degli utenti musicali, e questo perché ciò che, fino a qualche anno prima, era oggetto di ricerca, quasi di “caccia”, voilà, lo si ritrova in qualsiasi formato, sia esso video o audio.
Aggiungiamo a questo il fatto che, in passato, un artista sconosciuto, soprattutto se proveniente da un paese o da una zona non particolarmente prolifica, musicalmente, faceva davvero fatica ad emergere e ad essere conosciuto, e spesso restava un soggetto per cultori, un musicista cosiddetto “di nicchia”.

Quando è letteralmente “esplosa” nel web, e questo grazie ad una sua versione della claptoniana Tears in heaven, trascritta per basso da un vero mostro sacro quale Jeff Berlin, Kinga Glyk, giovanissima bassista polacca, aveva all’attivo un paio di album, un terzo, che poi è proprio Dreams, in preparazione, ed una carriera che non era ancora uscita da quella, appunto, nicchia, di cui si è detto precedentemente.

L’entusiasmo che si è improvvisamente scatenato intorno a lei è stato sorprendente, tant’è che la definizione, che spesso si legge, di migliore bassista polacca della nuova generazione, suona quasi come limitativa nei confronti di una musicista che, ragionevolmente, si avvia ad essere una stella del jazz e della musica blues europea.

Neppure vent’anni, un talento ed una musicalità indiscutibili, ma anche un’umiltà ed una dedizione davvero non indifferenti, che hanno trovato nel basso elettrico il loro sbocco e la loro cifra espressiva.

Dal vivo, e nei video che hanno accompagnato anche l’uscita di Dreams, si percepisce una musicista perennemente a proprio agio, quasi suonasse, per così dire, in camera sua, e che mette a proprio ago il pubblico al quale offre la propria passione per il groove, o per linee più delicate ed eteree, con spontaneità e senza atteggiarsi in alcun modo.

Affiancata, in questo terzo lavoro in studio, da Greg Hutchinson (drums), Tim Garland (soprano sax, tenor sax, bass clarinet) e Nitai Hershkovits (piano, keyboards), King Glyk spazia dai brani più lenti e meditativi, fino a quelli più “tirati” e ritmicamente movimentati, passando però attraverso episodi decisamente interessanti e curiosi, come ad esempio Difficult Choices, un pezzo che pare quasi essere un collage in cui sono stati affiancati, sovrapposti, fatti intersecare ritmi, melodie ed armonizzazioni differenti, un vero e proprio patchwork che, per i musicisti, diventa sempre più impegnativo, man mano che il brano si sviluppa e procede.

Un amore, per i ritmi scomposti, e per le sovrapposizioni, che si manifesta anche nella successiva Dreams, la titletrack che, pur nella sua tranquillità, si appoggia ad una base ritmica nervosa, spezzettata, creando un contrasto davvero interessante e curioso.
Ci sono, ovviamente, fra le nove tracce che compongono questo lavoro, la cover di cui si è detto precedentemente, con il suo walking bass davvero intrigante, ma anche Song for Dad, un caleidoscopico quanto delicato omaggio al padreIrek Glyk, ottimo batterista, che l’ha cresciuta musicalmente, l’ha accompagnata, e spesso l’accompagna ancora nelle sue performances dal vivo, oppure un omaggio al funk, ovvero la scoppiettante Circle, in cui basso e tastiera giocano a rincorrersi, ma senza mai perdere di vista il groove che conduce il brano, cosa che succede anche nel successivo shuffle, quella Walking Baby che, oltre a far battere il piede, invita quasi alla danza.

Jaco Pastorius è, ancora oggi, nei cuori e nelle dita, anche di musicisti così giovani, e lo testimonia l’esecuzione di Teen Town, ariosa, solare, rigorosa nella scansione ritmica, ma originale nella scelta del timbro bassistico, più metallico e squillante rispetto all’originale

Se le premesse sono queste, e non ci sono ad oggi dubbi in proposito, Kinga Glyk è certamente uno di quei talenti che attireranno a breve l’attenzione di appassionati, cultori ed addetti ai lavori, intorno ad una nuova generazione di musicisti che sono già in grado di muoversi agevolmente, e di impostare il proprio percorso artistico con una padronanza tecnica ed un’autorevolezza musicale sinceramente ammirevoli.

(Warner Music, 2017)

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