Joe Bonamassa – Tour de Force/4CD Live.

(Andrea Romeo – 4 maggio 2020)

March 26, The Borderline.
March 27, Shepherd’s Bush Empire.
March 28, Hammersmith Apollo.
March 30, Royal Albert Hall.

Il perché un artista decida di intitolare proprio Tour de Force una quadrupla uscita dal vivo è presto detto. Nel mese di Marzo del 2013, Joe Bonamassa ha realizzato una serie di show in quattro importanti venues londinesi, in ognuna delle quali ha presentato non solo una formazione, ma soprattutto una scaletta, completamente differenti.

Il 26 Marzo, una line-up a tre elementi ha portato in scena un set comprendente alcuni dei suoi primissimi brani al The Borderline; il 27 Marzo, una band più ampia comprendente anche un tastierista ed una sezione fiati, ha eseguito un set focalizzato sul blues, presso lo Shepherd’s Bush Empire; il 28 Marzo, un’altra line-up ancora, affiancata questa volta da un percussionista e da un corista, si è concentrata sull’esecuzione dei brani del repertorio più rock, all’Hammersmith Apollo ed infine, il 30 Marzo, Bonamassa ha concluso questa intensa maratona eseguendo un set, in parte acustico ed in parte elettrico, in pratica una sorta di greatest hits, insieme a due differenti bands, alla Royal Albert Hall.
Cinque giorni davvero di fuoco, per un musicista capace di proporre, nella sua quasi interezza, o per lo meno nei tratti fondamentali, il suo intero repertorio musicale, il tutto in tempi ristretti e con musicisti differenti: non male davvero.

Il chitarrista, compositore e cantante di Utica sembra essere nato, innanzitutto per essere un personaggio, ma soprattutto per far discutere, abbondantemente, gli amanti del blues, e questo per una serie davvero ampia di motivi.
Influenzato, per sua stessa ammissione, dal gotha del chitarrismo rock-blues degli anni ’60 e ’70, ha sviluppato uno stile, un tocco, ed una attitudine compositiva ed esecutiva personalissime, che si rivelano anche, e forse soprattutto, quando si confronta con brani celebri di cui esegue spesso le cover. E’ un accanito collezionista di chitarre, tra cui moltissimi modelli vintage (ma davvero vintage…), che usa, alternandole, in tutti i suoi dischi: nei booklet, tra l’altro, oltre ad elencarle con dovizia di dettagli, indicando anche i brani specifici in cui le utilizza, inserisce spesso le loro immagini che, alternativamente, mandano in sollucchero o fanno rodere per l’invidia chiunque suoni, anche se solo per diletto.
E’ un lavoratore instancabile, e lo testimonia la sua produzione discografica che, soprattutto per quanto riguarda i live, raggiunge numeri davvero impressionanti; nonostante questa attività indefessa ha fatto della qualità del suono, degli arrangiamenti e della produzione, il suo marchio distintivo.
Mai cadute di stile, mai lavori sottotono, ed anche quando si è confrontato con artisti di livello assoluto, da Buddy Guy, B.B. King, Paul Rodgers, Jack Bruce, Joe Cocker, Gregg Allman, Eric Johnson, Warren Haynes, Foreigner, Danny Gatton, Beth Hart ai sodali con cui ha fondato i Black Country Communion, ovvero Glenn Hughes, Derek Sherinian e Jason Bonham, è sempre stato in grado di proporre il proprio stile, adattandolo di volta in volta al contesto, ma senza mai snaturarlo.

Nei quattro album doppi in cui si sviluppa il progetto Tour de Force, Joe Bonamassa ha presentato numerosi brani del proprio repertorio, ma anche interessanti cover di pezzi ormai divenuti dei classici, e che è stato in grado di interpretare in modo congruo alla serata, senza snaturarli, ma donando loro una veste personale e credibile.

Suona molto, il chitarrista americano, ma lascia anche suonare molto i suoi collaboratori perché, di fatto, i gruppi con cui si esibisce non sono mai delle semplici backing band, ma organismi che contribuiscono, fattivamente, alla riuscita del brano.

Nelle quattro serate, in cui si è esibito con almeno una decina di musicisti differenti, Bonamassa è stato si il protagonista, ma ha tratto da loro il meglio, e l’esito di pubblico e critica ha premiato questa operazione che è diventata, da subito, un evento da ricordare.

(Provogue/Mascot Label Group, 2013)

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