Jimmy Page (periodo Yardbirds), è proprio tutta farina del suo sacco? – 1°puntata

(Maurizio Galli e Aldo Pedron – 9 ottobre 2019)

Il mio lavoro con i Led Zeppelin ha ispirato musicisti più giovani. E credo che trasformare quel che inizialmente era solo un hobby in un’attività professionale ma comunque molto creativa, continuamente reinventata, sia la vera conquista della mia vita. Ispirare giovani musicisti, passare il testimone, è meraviglioso”. Così ha esordito Jimmy Page invitato dalla Oxford Union nella più antica università anglosassone.

Ispirato, creativo, reinventata… tenete ben a mente queste tre parole e man mano che leggerete questo articolo ne saprete di più.

Al giovane Page la passione per la chitarra arriva intorno ai sedici anni quando da autodidatta inizia a imparare gli accordi sul libro Play in a day di Bert Weedon (la prima edizione è del 1957, a proposito del libro Clapton in un’intervista dirà: “Non avrei sentito l’impulso di continuare senza i suggerimenti e l’incoraggiamento che il libro di Bert“), lo skiffle di Lonnie Donegan e le canzoni del bluesman rurale Lead Belly. Da quel momento inizia a suonare il più possibile fino a cogliere una delle prime interessanti opportunità che gli si presenta: fare il session-man (lo farà fino al 1966). In tre anni di lavoro impara a leggere la musica, a registrare e apprende le tecniche di produzione. Nel frattempo, accompagna alla chitarra i reading del poeta Royston Ellis fino al giorno in cui non gli viene chiesto di suonare, sostituendo il bassista (Paul Samwell-Smith), in una delle prime rock band inglesi, gli Yardbirds.
Da lì a breve ne diventa il chitarrista insieme a Jeff Beck – a luglio 1968 quando quest’ultimo lascia la band per fondare la Jeff Beck Group.

Grande band gli Yardbirds anche se, nel momento dell’ingresso di Page la parabola discendente è già iniziata. Rimane comunque spazio per qualche singolo di successo e per l’LP Little Games (Epic, BN 26313, 1967).
Di quest’ultimo lavoro esiste un interessante versione in CD pubblicata nel 2003 (EMI, 7243 5 40813 2 3) che, oltre a contenere l’album in questione al suo interno presenta alcune BBC session del periodo ’67-‘68 e i 45 giri pubblicati nello stesso periodo.

E con questo CD veniamo al dunque.

White Summer vs. She Moved Through The Fair
Osservando il libretto interno si può notare che la maggior parte dei brani presenti nel CD sono accreditati ai membri degli Yardbirds (Page, Dreja, McCarty e Relf).
Ma soffermiamoci per il momento sul terzo brano, White Summer. Pur essendo accreditato al solo Page ci troviamo dinanzi al traditional She Moved Through The Fair il cui testo originale risale ad una antica ballata irlandese del Donegal, mentre la melodia potrebbe, addirittura, essere di epoca medievale.

Come se ciò non bastasse ascoltando White Summer degli Yardbirds non può non tornare in mente la versione (per chitarra) di She Moved Through The Fair resa famosa da Davey Graham – in seguito il brano verrà ripreso anche da altri pesi massimi del movimento folk quali Bert Jansch con Blackwaterside.

A parte l’uso di bongos e del corno inglese, voluti da Page, bisogna dire che le differenze sono davvero ben poche.
Volendo (comunque) fare i buonisti bisogna riconoscere che, pur non essendo tutta farina del suo sacco, l’esecuzione fatta da Page è veramente buona!

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