Intervista a Jeff Pevar, molto di più di un semplice chitarrista.

(Maurizio Galli e Aldo Pedron – 9 ottobre 2019)

Abbiamo incontrato Jeff Pevar presso l’hotel La Vignetta di Milano dove ha alloggiato in attesa dell’esibizione che si è tenuta martedì 1° ottobre presso il locale Nidaba Theatre di Milano.
Una chiaccherata di quasi un’ora assai piacevole e molto cordiale con uno dei chitarristi più talentuosi dell’intero panorama musicale odierno.

Ricordiamo ai nostri lettori chi è Jeff Pevar. È un chitarrista, compositore, produttore e polistrumentista che ha portato il suo stile unico sul palco e in studio ad artisti di fama mondiale come Ray Charles, Crosby, Stills & Nash, Joe Cocker, James Taylor, Jefferson Starship, Phil Lesh and Friends, Laura Nyro, Rickie Lee Jones, Jazz Is Dead, CPR (con David Crosby e James Raymond) e davvero molti altri. Inoltre è membro della Blues Hall of Fame di New York.

MG/AP.  La prima domanda è un po’ scabrosa… si dice che attualmente non hai più buoni rapporti con David Crosby, è vero?
J.P.   Ritengo David Crosby e Graham Nash i miei mentori, i miei maestri di vita, rispetto tantissimo e sono affezionatissimo ad entrambi.  Non ho e non ho mai avuto alcun problema con loro, mai. Li considero i miei più cari e sinceri amici.

MG/AP.   È davvero difficile farti domande avendo tu suonato con tutti i più grandi. Diciamo che non ti manca più nessuno con cui suonare e collaborare, nessuno!
J.P.  Paul Mc Cartney. I Beatles sono la ragione per cui io suono musica.

MG/AP. Non lo hai mai incontrato?
J.P. Mi è capitato di fare delle prove in sala di registrazione con David Crosby. Nello studio accanto c’era Paul Mc McCartney e così ci siamo messi a parlare… Very nice person.

MG/AP.  Quale Paul Mc McCartney? Non quello morto in un incidente nel 1966, quello nuovo, il suo sostituto?
J.P.  Tutte cazzate, come può esserci al mondo un altro uomo così talentuoso se non quello vero e originale!!!

MG/AP. Come hai iniziato a fare musica….
J.P.   Andavo a scuola ma trovavo il tutto poco interessante e così ho deciso di lasciare la scuola ed iniziare a suonare. Non ho mai studiato musica, sono totalmente autodidatta, ho imparato mettendo i dischi sul piatto e cercando di ripetere gli assoli di chitarra… poi toglievo il disco e provavo e riprovavo e rimettevo la puntina sul giradischi decine e decine di volte cercando di imparare le canzoni. Ho iniziato a suonare da solo nei club, nei posti piccoli nel Connecticut dove sono cresciuto, nella zona di Hartford. Tra i miei compagni di scuola c’era Michael Ruff che è diventato il band-leader del gruppo di Rickie Lee Jones ed un giorno mi ha chiamato dicendomi se volevo fare una prova, una audizione ed in caso positivo entrare nella band e fare un tour con loro.  Rickie Lee Jones si era trasferita da poco in California. Ho iniziato a suonare con loro, era il 1983 e nella formazione di Rickie Lee c’erano musicisti di gran classe come Michael Ruff (cantante, songwriter, tastierista, band leader), Reggie Mc Bride al basso e Tony Braunagel alla batteria. Nel 1984 ho suonato anche nel suo album The Magazine per la Warner Bros. (NDR. la chitarra a 12 corde nel brano Theme For The Pope- Marrant D’Eau Douce come Jeffrey Pevar).
L’anno dopo ero con Ray Charles, nella sua orchestra e ho suonato con lui tre anni, 1984,1985 e 1986.  Abbiamo girato il mondo e con lui sono stato in Europa, Asia, Giappone, Brasile. Ho suonato anche nel Ray Charles Quartet. Una vera scuola di vita, molto emozionante. Sono presente anche nel suo Christmas Album.
Ho imparato di più con questi artisti che a scuola. È come se io ti dicessi che ho frequentato la Ray Charles University, Joe Cocker University, Marc Cohn University, David Crosby University.

MG/AP. Nel 1985 sei stato con James Taylor e nel suo album That’s Why I’m Here e nel 1988 con Joe Cocker girando in tour con lui negli Usa, Europa ed Australia, con Donand Fagen e nella Rock And Soul Review nel 1990 e poi nel 1991 e 1992 in duo con Marc Cohn e non ti sei più fermato…
J.P. Dal 1998 al 2004 c’è stata l’occasione della mia vita ed anche a mio nome, sono stato in un uno trio fenomenale, i CPR (David Crosby, Jeff Pevar e James Raymond, (NDR, tastierista e pianista, figlio naturale di David Crosby) e con loro ho inciso due album in studio e due dal vivo.

MG/AP. Trovo favoloso It’s All Coming Back To Me Now di David Crosby pubblicato dalla Atlantic nel dicembre del 1994.  Mi è piaciuta molto la selezione dei brani: All My Dreams, Dejà Vu, Almost Cut My Hair, Long Time Gone, Wooden Ships e con Graham Nash come Special Guest…e la formazione fenomenale con Crosby, tu, James Hutch Hutchinson al basso e Michael Finnigan alle tastiere, anzi a proposito che fine ha fatto quest’ultimo, ho visto di recente una foto di voi due insiemi?
J.P. Mike Finnigan suona ancora…  È stato con Bonnie Raitt, la Phantom Blues Band, Etta James ed ora credo suoni molto in studio… It’s All Coming Back To Me Now è dal vivo al Whisky A Go A Go ad Hollywood, registrato nel dicembre 1993 ed era per uno radio show. Poi è capitato di suonare in trio con David Crosby e Graham Nash. Loro mi avevano dato una lista di canzoni da imparare.  Ci sono stati però quattro concerti in cui la gente nel pubblico alzava la mano e sceglieva e suggeriva una canzone, molte non le conoscevo affatto e così molto in fretta ho dovuto e conosciuto ed imparato tutto il loro repertorio!

MG/AP. Quanta libertà hai nel suonare con loro, i loro pezzi?
J.P.  Tantissima. Mi spiego meglio. Con loro suono sia la chitarra ritmica che la chitarra solista. Decido io cosa e come fare a seconda del feeling del momento.  Se suono la ritmica cerco di seguire il brano quasi fedelmente all’originale ma nella solista dò modo di lasciare molta improvvisazione agli assolo. Per esempio in uno dei brani più incredibili che ci sia, Almost Cut My Hair, la melodia la faccio uguale, è un sacrilegio cambiarla.

MG/AP. Ma nella Almost Cut My Hair Live At Whisky a Go Go del 7 dicembre 1993 e finita su disco c’è una parte iniziale molto diversa che non si ricollega alla melodia del brano, non ti pare?
J.P. Esatto ma il primo minuto è solo David Crosby che improvvisa alla chitarra. Lo sai che io lo devo spronare, incitare, lo devo incoraggiare a suonare la chitarra perché lui non si considera un buon chitarrista!
Comunque ogni volta che suono i pezzi di David Crosby o di Graham Nash, o di C.S.N. o CSNY, li suono in modo differente, c’è molta improvvisazione dettata dalla situazione, dal feeling di quel momento. Alcune volte decido di suonarle uguali altre no!

MG/AP. Se possiamo dirti la nostra … abbiamo trovato il tuo segreto ed il tuo più grande merito… In poche parole il bello sta che tu riesci a suonare i brani di David Crosby, di Nash, di CSN e di altri, mantenendoti fedele e rispettando gli originali ma al tempo stesso ci metti del tuo che non stona affatto anzi è un valore aggiunto per cui i brani restano e diventano ancora di più davvero bellissimi ed emozionanti non essendo delle pure cover ma nemmeno stravolgendoli troppo mantenendo immutata la stessa magia di questi grandi artisti. È il tuo grande gusto musicale e la tua bravura tecnica al tempo stesso che li rendono e ti rendono speciale!
J.P.  Grazie molte, direi che avete centrato e capito la bellezza di questi brani di mostri sacri della musica. 

MG/AP.   Sei originario del Connecticut. Non proprio una grande scena musicale. Quale è stato il tuo primo concerto della tua vita che hai visto, te lo ricordi?
J.F.  Sì gli Steppenwolf e mi erano piaciuti moltissimo con John Kay che ha una voce potentissima ed era vestito con pantaloni neri di pelle e occhiali scuri, lo ricordo ancora, belle canzoni ed erano tutti agghindati e vestiti in maniera strana…

MG/AP. Hai composto diverse colonne sonore…. Come fai? … è assai diverso dal suonare dal vivo o sui dischi altrui.
J.P.    Per le colonne sonore quando mi danno il compito, io guardo diversi video e cerco di farmi venire un’ispirazione. Oppure è il regista che ti dice e ti dà un’idea di cosa vorrebbe e così improvviso. Oppure uso un altro metodo, in una sola sera butto giù 15 o 20 minuscoli brani, dei pezzetti, delle piccole idee assai diverse tra loro e poi scelgo. Ogni volta uso maniere differenti per decidere come fare la colonna sonora. Il regista poi ti chiede specificatamente una certa atmosfera, un certo feeling in una particolare scena del film e così scelgo tra quelli che ho preparato quello più idoneo e lo elaboro. 

MG/AP.   Uno dei tuoi pezzi magici è Little Blind Fish (testo di David Crosby, musica Jeff Pevar) e dove si evince la tua bravura come musicista e chitarrista ma anche come cantante!
J.P. È un pezzo che ho scritto per il primo disco dei CPR e la prima canzone che ho scritto con David Crosby e in circolazione si può trovare anche una versione dal vivo davvero riuscita bene e che abbiamo suonato al Montreux Jazz Festival.

MG/AP. Nel tuo album solista From The Core del 2012 sei presente come compositore, produttore overdub engineerer, editing, final mixes e suoni più di 22 strumenti (chitarra acustica ed elettrica, fisarmonica, bongos, banjo, coral sitar, dobro, batteria, dumbek, fretless basses, Emery Fretless Acoustic Guitar, armonica, harmonium, kalimba, mandocello, marimba, mandolino, percussioni varie, sax, slide guitar, tabla, ukelele, voce e wine glasses),non ti sembra di esagerare… forse ti manca solo di suonare il violino!
J.P. Beh, sai, l’ho inciso a The Oregon Caves Monument a Junction in Oregon dove vivo.  In questo disco c’è anche un duetto con Jon Anderson degli Yes e per vostra curiosità qui in questo disco non suono il violino che invece è suonato in brani diversi rispettivamente da Craig Eastman, Crystal Reeves o Luke Price.

MG/AP. Non dimentichiamo altre tue brillanti collaborazioni con Alan Parsons o con i Jefferson Starship, giusto?
J.P.  Ho suonato con l’Alan Parsons Project a Mexico City e con la Mexico City Orchestra e in seguito ho suonato di nuovo con lui, con questo incredibile artista. Nel 2015 Morris Pleasure (multistrumentista, collaboratore ed un caro amico mio) che suonava il basso con Ray Charles insieme a me e poi è stato band leader con gli Earth Wind & Fire, con Michael Jackson, Janet Jackson e moltissimi altri, mi ha raccomandato invece a Bette Midler e mi sono esibito anche con lei in Europa e negli Stati Uniti per quasi un anno e con Mo (Morris) Pleasure come band leader ed una sezione fiati di 5 elementi davvero notevole. Bette Midler è un genio, un’artista davvero eccentrica, una vera forza della natura.    
Con i Jefferson Starship sono stato chiamato a sostituire il loro chitarrista Slick Aguilar e così ho partecipato ad un loro tour in Europa nel 2008.  E nel 2013 ho suonato il basso con i Jefferson Starship in occasione del 40° Anniversario di Woodstock.
Ho suonato anche la chitarra acustica con i Ten Years After, Alvin Lee è stato uno dei miei eroi da bambino e perfino ho suonato con i Quicksilver Messenger Service una volta!

MG/AP. Grateful Dead… Phil Lesh, Jazz is Dead? Di che cosa si tratta?
J.P.    Sono stato invitato a suonare in una band improvvisata chiamata Jazz Is Dead un nome ed un progetto con diverse chiavi di lettura, che significa sì il jazz è morto ma non è assolutamente vero, oppure il jazz sono anche i Grateful Dead! Avevo appena terminato un tour con Phil Lesh & Friends, era il 2000 e con Alphonso Johnson (ex Weather Report), T. Lavitz e Rod Morgerstein (entrambi ex Dixie Dregs) ed altri abbiano fatto varie serate.  Ho suonato con loro in varie occasioni e in diverse combinazioni.  Nel 2002 ho suonato ad esempio in quartetto come JID (Jazz is Dead) con Billy Cobham alla batteria, T. Lavitz alle tastiere e Kenny Gradney, l’ex bassista dei Little Feat.
Il tutto nasce da una idea di Billy Cobham con queste tematiche diciamo jazz, rock, fusion e con musicisti importanti ed affermati.  Jazz is Dead significa musicisti jazz che suonano i pezzi dei Grateful Dead oppure i Grateful Dead in stile jazz!
Il risultato sono stati moltissimi concerti e tre CD differenti pubblicati in Usa dalla Zebra Records. Blue Light Rain del 1998 con Billy Cobham alla batteria, Jimmy Herring alla chitarra (ex Widespread Panic), T. Lavitz alle tastiere e Alphonso Johnson al basso. A seguire sempre come Jazz is Dead il secondo disco dal titolo Laughing Water dell’anno successivo con alla batteria Rod Morgenstein, Vassar Clements al violino in due brani, Donna Jean Godchaux alla voce, Derek Trucks in un paio di canzoni alla slide guitar e Alphonso Johnson al basso. Il terzo si chiama Great Sky River del 2001. Finita questa trilogia mi è venuto in mente di riprendere l’idea e fare un disco tutto mio, intendo dire un JAZZ IS DEAD da me finanziato, arrangiato e prodotto e sono assai orgoglioso del risultato.
Si tratta di Jazz is Dead – Grateful Jazz ed è uscito nel 2015 e se posso dirlo, non perché l’ho voluto io, lo considero un capolavoro! Nel disco ho un cast sorprendente con T. Lavitz alle tastiere (il disco è a lui dedicato dopo la sua morte dell’ottobre del 2010), Rod Morgenstein, Bill Evans, Dave Livolsi, Alphonso Johnson, Jerry Goodman, Luis Conte, Howard Levy e Bill Holloman. Sono 9 pezzi dei Grateful Dead tra cui: Cumberland Blues, Sugar Magnolia, Truckin’, Friend Of The Devil, Uncle John’s Band e Dark Star di oltre 13 minuti.
L’idea di Jazz is Dead che ha visto numerose formazioni in giro per il mondo e con musicisti diversi, alcuni dei miei eroi di sempre, per la maggior parte jazzisti, è stata creata dall’impresario Michael Gaiman e quando mi ha chiamato ho trovato il tutto favoloso e mi ci sono dedicato in pieno, ho anche curato tutti gli arrangiamenti della band in tour.  Con noi viene spesso anche il pianista Tom Constanten, l’ex Grateful Dead! Insomma siamo una sorta di Grateful Dead cover band strumentale!!!

MG/AP. Tra le tue collaborazioni eccellenti c’è anche Laura Nyro (NDR. Laura Nyro, vero cognome Nigro nata a New York nel 1947 da una famiglia italo-ebrea e deceduta nell’aprile del 1997). Hai suonato con lei dal vivo o in tour?
J.P. Suono nel suo ultimo album prima che morisse ma uscito postumo.
S’intitola Angel in The Dark, una raccolta di rarità ed inediti pubblicato negli Stati Uniti dalla Rounder nel 2001. In realtà io ci sono in 4 brani alla chitarra che abbiamo inciso insieme il 29 e 30 agosto del 1994.

MG/AP.  Nel 2016 hai ricevuto un grande riconoscimento…
J.P.   Si, sono stato eletto alla New York Blues Hall Of Fame al Katherine Hepburn Theatre a Old Saybrook nel Connecticut e con Jaimoe della Allman Brothers Band. Sai sono rimasto sorpreso perché io non mi considero un chitarrista prettamente blues, sono molto orgoglioso e contento di tutto ciò.

MG/AP.  Hai già suonato in Italia, come trovi il nostro pubblico?
J.P.   La ragione che in Europa abbiamo scelto di suonare in Italia è proprio il fatto che il pubblico italiano è il più ricettivo, molto appassionato e ci troviamo davvero molto bene. In America è assai diverso e dipende dalle situazioni.

MG/AP. Parliamo ancora di te e dei tuoi vari progetti da solo, con altri musicisti o con tua moglie, sei davvero dannatamente eclettico!
J.P.   Con mia moglie suoniamo in un progetto funk in una band R & B chiamata LOVEBITE e mia moglie Inger Nova Jorgensen ha scritto diversi brani per questo gruppo.  Lei è una vera artista, pittrice, scultrice e occasionalmente con me cantante, compositrice e performer, davvero brava.  Lei alterna le tre attività e con me è anche in un altro progetto, un’altra formazione con cui ci divertiamo molto, una tribute band di Led Zeppelin e Jimi Hendrix che abbiamo chiamato ZEPDRIX ed abbiamo suonato in teatri e al Mainstage alla Oregon Country Fair. 

MG/AP.  Perché ora hai deciso, o cosa ti ha spinto ad intraprendere questa nuova avventura con tua moglie in duo?
J.P.  Ho sempre suonato, oramai da decenni con artisti molto affermati (established) ed è giunta l’ora di aprire un nuovo capitolo, una nuova storia musicale soltanto mia con il mio partner nella vita e perché no proprio dal vivo con lei e con un repertorio completamente differente da ciò che ho fatto in passato.

MG/AP.  Parliamo del tuo nuovo disco e della collaborazione a duo con tua moglie.
J.P.   Abbiamo già suonato io e Inger in Olanda nel 2009 e 2010 e in Italia nel 2018. Ci piace molto il vostro pubblico, molto caloroso e perciò abbiamo pensato ad un nuovo disco da offrire a chi ci avrebbe ascoltato nel nostro breve tour nel vostro bel paese.  Siamo molto contenti di essere qui ed abbiamo portato il nostro E.P. con 5 canzoni ed intitolato Anthem!  Dato che a settembre ci siamo esibiti in Danimarca ed in ottobre in Italia abbiamo pensato di terminare questo mini disc con solo 5 canzoni e per quelli che non vorranno aspettare il nostro disco completo, probabilmente con 10 canzoni in totale e che non sappiamo ancora quando termineremo.    L’abbiamo inciso a casa nostra nel nostro studio, il Pet Peev Studio ad Ashland, Oregon dove viviamo. Io e Inger ci conosciamo e siamo insieme da oltre 15 anni ma ci siamo sposati solo tre anni fa e venire in Italia è come essere ancora in luna di miele. Si io le chiamo romantic songs, romantic music ma c’è indubbiamente del rock, del funk e non è troppo mieloso come magari voi potevate immaginare, niente di tutto ciò.  Tutti i brani sono stati scritti, arrangiati e suonati dal vivo da me e da mia moglie tranne Groove Sensation da noi composta con Joe Diehl. In Salt Sand Sky Blue abbiamo in qualità di special guest David Crosby mentre in Groove Sensation alla batteria c’è un ottimo drummer californiano della Orange County, Steve DiStanislao che dal 2006 e da oltre 10 anni è il batterista e collaboratore di David Gilmour dei Pink Floyd.
Nelle 5 canzoni dell’E.P. ho usato tre batteristi differenti: Steve DiStanislao che vive nel sud della California, ed è un mio grande amico ma non è sempre disponibile, Stanton Moore di New Orleans in Dream Or Real e Joey Heredia in Anthem, la canzone che dà il titolo al nostro mini-CD. 

MG/AP. Torniamo a C.S.N, come li vedi ora, intendo attualmente.
J.P.  David Crosby è in forma più che mai ed ha una voce fantastica, forse ancor meglio che negli anni ’60 e ’70!  Vive nella California centrale, poco più a nord di Santa Barbara, a Santa Ynez.
Graham Nash è occupato con una sua band e si esibisce spesso, lui è sempre stato gentilissimo con me, una bella persona. 
Di Stephen Stills non ho grandi notizie, credo abbia problemi seri di salute.

MG/AP.  Noi in compenso abbiamo visto dal vivo di recente in Italia il figlio Chris Stills.
J.P.    Certo Chris è molto bravo!!!  

MG/AP.  Cambiando argomento, a parte il nuovo E.P. hai inciso un solo album solista nel 2012, perché, forse sei troppo impegnato in tour con tutti gli altri artisti?
J.P.  Sì in parte è perché sono spesso in tournée o al lavoro in diversi progetti ma la verità è che seguendo e suonando vari stili musicali non mi decidevo se fare un album jazz, un disco rock, blues o cos’altro. Alla fine riparlando con mia moglie abbiamo portato avanti invece l’idea di incidere e suonare dal vivo soltanto noi due!

MG/AP. Ho visto una tua foto con Russ Kunkel, come se la passa?
J.P.  Alla grande… l’ho appena visto dal vivo con Lyle Lovett e la Big band e lui alla batteria.

MG/AP. E Leland Skelar?
J.P.  Sai c’è una formazione a Los Angeles, un quintetto, si fanno chiamare The Immediate Family con grandi musicisti, turnisti straordinari come Danny Kortchmar (chitarra), Waddy Wachtel (chitarra), Leland Skelar (basso), Russ Kunkel (batteria)  ed il mio amico Steve Postell (chitarra), girano molto, sono stati in Giappone e suonano negli Usa e nel loro repertorio ci sono i brani degli artisti che loro hanno accompagnato nel corso degli anni da James Taylor a Vince Gill, Linda Ronstadt, Don Henley, Jackson Browne, Carole King, CSN  e tutti i più grandi. 

MG/AP.  Chi sono i tuoi chitarristi preferiti?
J.P. Sono moltissimi, su tutti Jeff Beck e Jimi Hendrix, unici nel loro genere… nessuno come loro, poi potrei dirti Robben Ford, Larry Carlton e tantissimi altri.
Sai io suono diversi tipi e generi musicali. Per esempio per la slide guitar posso dirti Duane Allman, Ry Cooder e Lowell George.         

MG/AP.  Ti piace Ry Cooder?
J.P.   Amazing, un maestro, colui che tiene in vita una quantità enorme di stili e generi musicali. Divino.

MG/AP. Ma da giovane che musica ascoltavi?
J.P.   Per imparare la chitarra ascoltavo molto i Creedence Clearwater Revival e John Fogerty con il suo tipico suono di chitarra e Duane Allman, ho imparato a memoria l’album degli Allman Brothers Live At Fillmore East!

MG/AP.  Progetti futuri?
J.P. Sto incidendo un nuovo disco solista, il secondo Jeff Pevar album.  Diciamo genere Americana, alla Ry Cooder, blues-roots… Sto registrando diverse canzoni, alcune mie, altre sono cover…

MG/AP.  Alcune cover di chi?
J.P.  È ancora un work in progress ma ho già inciso un brano che mi piace moltissimo…  Gotta Serve Somebody di Bob Dylan una sorta di gospel: You’re Gonna Have To Serve Somebody, Well, It May Be The Devil Or It May Be The Lord But You’re Gonna Have To Serve Somebody ed è tratto dal suo album del 1979 Slow Train Coming.

MG/AP. Bellissima canzone… tanti auguri e a presto!
J.F.      Grazie mille a voi!

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