The Lost Tapes dei Can è un album che si potrebbe definire una scoperta archeologica musicale. Pubblicato nel 2012, è composto da un vasto assortimento di registrazioni inedite, outtake, improvvisazioni e live risalenti al periodo più prolifico della band, tra il 1968 e il 1977. Questo è il periodo in cui i Can hanno definito il krautrock, un movimento musicale che ha sfidato le convenzioni del rock tradizionale, aprendo nuove frontiere sonore con una miscela di sperimentazione elettronica, ritmi ipnotici e una libertà creativa senza pari.
L’album non è semplicemente una raccolta di brani dimenticati, ma un viaggio nelle profondità della creatività del gruppo. Le tracce rivelano un processo artistico in continuo movimento, in cui i membri della band – Irmin Schmidt, Holger Czukay, Michael Karoli e Jaki Liebezeit, con l’aggiunta dei cantanti Malcolm Mooney e Damo Suzuki – si spingevano costantemente oltre i limiti del possibile. Le sessioni rivelano un suono che non è stato mai vincolato dalle strutture tradizionali, ma che piuttosto esplora lo spazio e il tempo in maniera quasi sciamanica.
Quello che emerge da The Lost Tapes è l’abilità dei Can di fondere elementi apparentemente disparati in un insieme organico e vibrante. Ogni brano è un tassello di un mosaico più grande, che getta nuova luce sulla band e sulla loro influenza duratura. L’album non è solo una testimonianza della loro genialità passata, ma anche una conferma del perché i Can continuano a essere celebrati come pionieri del suono.
In definitiva, The Lost Tapes è un ascolto imperdibile per chiunque sia interessato alla musica sperimentale e alla storia del rock. È una finestra aperta su un’epoca in cui i Can stavano ridefinendo ciò che la musica poteva essere, e ci ricorda quanto fosse vibrante e radicale la loro visione. Per i fan di lunga data, è una scoperta preziosa; per i nuovi ascoltatori, è un’introduzione al mondo affascinante di una delle band più innovative di sempre.
