Il Futuro del Blues

(Andrea Lenti – 6 febbraio 2020)

Il Blues, come qualsiasi altra espressione artistica, è destinato a ripetere sé stesso per sopravvivere, altrimenti non sarebbe più Blues e diventerebbe qualcosa d’altro. Altrettanto valido o interessante, ma altro.
Non è sicuramente un genere di moda e mainstream, ma è uno stile musicale che ancora oggi annovera interpreti di ottimo livello, anche tra le sue nuove leve. Do per scontato che, per citarne alcuni, gente come Gary Clark Jr, Fantastic Negrito, Samantha Fish o Marcus King (che a mio parere tocca il Blues in modo marginale) si siano già ritagliati una dignitosa fetta di notorietà e quindi non parlerò di loro (però ascoltateli se non li conoscete), ma in questo ultimo periodo sta venendo o è già venuto fuori dell’altro, spesso di notevole caratura.

È il caso di 2 giovani chitarristi che sono già tra i miei favoriti, sto parlando di Christone Kingfish Ingram (autore dell’album “Kingfish” che a mio parere è stato uno dei lavori in assoluto migliori del 2019) e di Jontavious Willis, del quale ho appena parlato e che sempre a mio parere possiede doti che non tutti hanno.

Da Tampa, Florida, arriva la poco più che ventenne Heather Gillis, che ha già suonato con gli Allman, Butch Trucks e North Mississippi Allstars. Un solo album al suo attivo, la Heather Gillis Band spazia dal blues alla musica sudista fino al soul. Buona chitarrista, ottima voce, dal vivo suona già come una veterana.   

Chantel McGregor viene invece dall’Inghilterra, ha 33 anni e anche lei canta e suona la chitarra. Ha all’attivo 2 album in studio ed un Live uscito nel 2019. Più Rock della Gillis e più rumorosa, si esibisce spesso in una sorta di power trio. Non mi convince sempre la sua voce ma la ragazza ha temperamento da vendere e dal vivo è davvero travolgente.

Sempre dall’Europa ma stavolta dalla Finlandia arriva Ina Forsman. Ha attirato le attenzioni di molte riviste del settore col suo primo album di qualche anno fa. Anche lei dotata di una voce notevole, spazia dal Blues al Jazz ad atmosfere quasi latine. Dopo un album registrato assieme a Katarina Pejak e Ally Venable (ne parleremo), nel 2019 ha pubblicato “Been Meaning To Tell You“, album in cui la sua versatilità esce ancora più accentuata mantenendo comunque la barra in un ambito blues/soul.

Anche la appena citata texana Ally Venable è poco più che ventenne. 3 dischi all’attivo, l’ultimo dei quali (“Texas Honey”, con una copertina orribile) è del 2019. Blues venato di rock, a volte un po’ ruffiano quel tanto che basta da provare a essere proposto nelle radio universitarie americane, la Venable è forse la meno intrigante del lotto, ma anche lei dal vivo rende molto grazie ad una tecnica chitarristica di tutto rispetto che si esalta soprattutto in alcuni tipici slow blues.


Con qualche anno in più e qualche disco in più è il momento di parlare di Lisa Mills, dal Mississippi. È appena uscito “The Triangle”; forse anagraficamente la Mills non dovrebbe stare in questo articolo ma è talmente brava e mi piace tanto la sua voce da costringermi a fare una deroga. Blues, southern soul, gospel… se si cresce nel Mississippi questo è il bagaglio che ti porti dietro. Cercatela sul web, non ve ne pentirete.

Nasce a Chicago ispirandosi ad inizio carriera a Chuck Berry, Hendrix e Stevie Ray Vaughan la giovanissima Melody Angel. Mi dichiaro subito, una delle mie preferite. Ha tutto per sfondare, una voce da brividi ed una chitarra tagliente come poche. Suona dappertutto, viaggia tantissimo e vuole restare un’artista indipendente. Il suo ultimo album, “Angels & Melodies”, sebbene non si possa definire un album prevalentemente Blues, è un disco che ti scava dentro e ti commuove. Soul vero, canzoni di lotta e di pace, uno dei dischi che a mio parere rappresentano di più la nuova America che una certa politica fa di tutto per nascondere e zittire. Una ragazza tosta e con un talento fuori dal comune che chiude nel modo migliore questa serie di donne blues che ho messo di proposito in sequenza.

La Louisiana non può mancare quando si parla di Blues, anche se in questo caso entra nel discorso in modo indiretto. Sono della California gli Hot Roux, ma il loro cuore è situato un po’ più a Est, nella città di New Orleans. Si sono fatti le ossa come sezione ritmica in diversi dischi di artisti famosi e poi si sono messi per conto proprio. È uno dei pochi ma nobili esempi in cui il batterista è il leader e anche cantante della band (Jerry McVorter) ed il loro ultimo lavoro (“Hometown Blues”) ti porta in una sfrenata festa di musica americana fatta di blues, rock, surf con echi dei Blasters, Los Lobos, Louisiana Swamp, e Zydeco. Una goduria.

Di tutt’altro stampo sono i bostoniani Ga-20, che con “Lonely Soul” (bellissimo album), rendono omaggio al Blues e al garage rock un po’ in stile primi Black Keys. La copertina li ritrae in versione duo ma dal vivo sono in 3: 2 chitarre e batteria (esperimento interessante). È davvero uno dei dischi più intensi e belli degli ultimi mesi, e fa un po’ strano che sia Boston la loro città di provenienza.

Andiamo più velocemente possibile verso la fine parlando di Jack Broadbent. Alcuni anni fa era apparso su YouTube un video in cui suonava per le strade di Amsterdam, video che era diventato piuttosto virale. Devo ammettere che ho un po’ di resistenza nei suoi confronti, perché non ho ancora capito se è un gran paraculo un po’ furbetto e calcolatore o se come spesso capita mi sbaglio. Il recente album “Moonshine Blue” è molto curato a partire dalla copertina, ma devo ammettere che è un buon lavoro e pure molto vario. Anche lui bellissima voce, sulla sua tecnica chitarristica c’è poco da dire, Broadbent è un personaggio con una personalità sopra la media.

Dal Minnesota arriva Nicholas David, 39enne pianista che ha suonato un po’ con Devon Allman. Il suo ultimo disco, “Yesterday’s Gone” è molto molto bello. La voce di David ha delle sfumature notevoli e ci regala un omaggio al soul ricordando un po’ l’approccio di Anderson East (ma per me in meglio). Yesterday’s Gone ti avvolge e ti stupisce per la sua freschezza e la sua classe . Gran bel personaggio Nicholas David.

Direi che per il momento questo è tutto. Ci sarà ancora in futuro l’occasione per parlare di giovani artisti blues e dintorni… ci sarebbe anche da aprire un capitolo su alcuni interessanti guitar hero poco più che bambini (tipo Brandon Taz Niederauer o Tallan Noble Latz) ma l’argomento mi trova un po’ scettico perché al di là del loro indiscutibile talento ho sempre il sospetto che sia tutto un po’ un baraccone circense… quindi preferisco lasciar perdere.
Di Blues sentiremo parlare ancora un po’, ci sarà tempo per approfondire altri aspetti e altri nuovi “talenti”. Spero di aver suscitato un po’ di curiosità a chi ascolta il Blues ma non lo conosce a fondo; credo che cliccare in rete su alcuni di questi nomi non sia per niente tempo perso e credo che il Blues e la musica “nera“ in generale siano ancora fra le medicine più efficaci per combattere l’omologazione pericolosa di questi anni sbilenchi. Amen.

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