Il fiddle di James Eugene Bryan

(Pierangelo Valenti – 9 maggio 2019)

Nel 2003 l’etichetta americana Rounder pubblicò un’eccellente antologia pescando dal suo voluminoso catalogo di registrazioni realizzate in studio e sul campo: “The Art of Old Time Music”. Al curatore, il violinista Kerry Bleck, l’arduo compito di scegliere ventotto brani rappresentativi dei molteplici generi e sottogeneri confluiti nella musica tradizionale senza porre barriere razziali e geografiche di sorta, ignorando cronologia e gap generazionali, con l’unico intento ed il puro piacere di divulgazione culturale e proposta d’ascolto guidato. Tra i molti musicisti professionisti, e la più parte occasionali, qui riuniti fa capolino il fiddler James Eugene Bryan, una nostra vecchia ritrovata conoscenza: nativo di Mentone nell’Alabama, classe 1953, figlio di musicisti old time, pupillo ed allievo del violinista di western swing, in seguito passato al bluegrass, Kenny Baker, sessionman con Bill Monroe ed Ernie Ford, aggregato al carrozzone giramondo della Grand Ole Opry, membro del Rising Fawn String Ensemble di Norman Blake, responsabile del leggendario album “Lookout Blues” (1983), ospite e animatore di centinaia di proposte musicali di qualità egregia. La tecnica di James Bryan è sorprendente (vinse la sua prima fiddlers’ convention a dodici anni ed il prestigioso titolo di Tennessee Valley Fiddle King a diciassette), ineccepibile, ed il tocco personalissimo, di una naturalezza e scorrevolezza disarmanti, bene in mostra qui durante una estemporanea jam di qualche anno fa.

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