Il delicato mondo di Nick Drake – Un tracciato emozionale fatto di storie, canzoni e poesie

(di Maurizio Galli – 4 giugno 2019)

«La pazienza è una cosa che s’impara. La vita ti allena ogni giorno. Ma se si perde l’entusiasmo, non si va da nessuna parte. La depressione è un’arma micidiale. Filtrava da ogni angolo di quella stanza, ed era pronta a balzargli addosso. Nel 1974 Nick Drake morì per un’overdose di Typatasol un antidepressivo. Così affermò l’autopsia. Ma forse fu soltanto il suicidio di un ragazzo, che ascoltava silenzioso il ronzare del giorno. Che guardava il mondo con stupore e perplessità, con quegli occhi chiari che ormai erano diventate fessure troppo strette. Raccatta una manica di matti, il rock’n’roll. Bastardi che aspettano che accada qualcosa di nuovo, che li faccia sbalordire, confondere, eccitare. Aveva occhi tristi Nick, ma erano celle di luce. Perché pungolavano e strattonavano il mondo. Come una capriola nella notte. Sangue e dolore. Urla nervose in quelle stanze tenebrose dell’anima, dove tutti si affollano a vedere che succede. Quando il sole cade giù». – Bartolo Federico

Non vi nascondo il primo momento di smarrimento non appena mi sono trovato al cospetto del foglio bianco e sapendo di dover scrivere nientemeno che di un libro su Nick Drake. Ho sempre visto, a torto o a ragione, questo artista come un poeta che, suo malgrado ha dovuto vivere in un tempo e in un luogo sbagliato. (Forse) non a caso uno dei suoi ultimi cadeau, scritto a soli ventiquattro anni, è stato proprio Place to Be (dall’album Pink Moon, Island Records, ILPS 9184, 1972). Soli ventiquattro anni, eppure a rileggerle con attenzione quelle sembrano le parole scritte da una persona costretta a portare il peso degli anni sulle proprie spalle. Certo è che non dobbiamo dimenticarci che quella è stata la generazione nata durante o subito la Seconda guerra mondiale e che di conseguenza era un periodo in cui si doveva diventare adulti velocemente.

«Nick era stranamente fuori dal tempo. Quando eri con lui, avevi sempre l’impressione che fosse nato nel secolo sbagliato. Se fosse vissuto nel Seicento, alla corte elisabettiana, insieme a compositori come John Dowland o William Byrd, si sarebbe trovato a suo agio. Era elegante, onesto, un romantico perso, ma allo stesso tempo molto cool. In breve, un elisabettiano perfetto» – Robert Kirby (arrangiatore di Nick Drake).

Nicholas Rodney Drake nasce a Rangoon, in Birmania, il 19 giugno del 1948 in una famiglia dell’alta borghesia; il padre è ingegnere presso la Bombay Burmah Trading Corporation mentre la madre è la figlia di un funzionario dell’amministrazione britannica in India. Nel 1950 la famiglia rientra nel Regno Unito stabilendosi a Tanworth-in-Arden, a pochi chilometri da Birmingham. Nick frequenterà, come tutti gli uomini della sua famiglia, il Marlborough College. È proprio al college che il giovane Nick scoprirà la sua passione per la musica: il clarinetto, il sassofono e il suo primo gruppo – che lo porterà a trascurare gli studi. Vinta una borsa di studio per il Fitzwilliam College di Cambridge Drake passerà sei mesi a Aix en Provence sperimentando la cannabis, l’Lsd, e suonando come busker per le strade fino a raggiungere il Marocco, dove incrocierà i Rolling Stones. Nel 1967, a Cambridge, conosce Robert Kirby e durante un concerto al Roundhouse (Londra) viene notato da Ashley Hutchings dei Fairport Convention che lo mette in contatto con Joe Boyd, titolare dell’etichetta Witchseason. Grazie a Boyd inciderà tre album – Five Leaves Left (Island Records, ILPS 9105, Set 1969), Bryter Layter (Island Records, ILPS 9134, Mar 1971) e Pink Moon – tre perle all’epoca purtroppo ignorate dal pubblico e dalla critica. Il disagio psichico diventa ogni giorno più insostenibile, aggravato dall’uso smodato di stupefacenti e psicofarmaci. Nel 1974 muore per overdose di medicinali. Sul giradischi aveva uno dei Concerti brandeburghesi di Bach mentre sul comodino Il mito di Sisifo di Camus – che ricordiamo affronta il tema del suicidio.

«Quello che è avvenuto con la musica di Nick fin dalla sua morte, è stato esattamente il tipo di successo che desiderava: che le persone portassero la sua musica nei loro cuori, ascoltassero attentamente e provassero a capire. La tristezza che Nick non abbia vissuto per godersi questo non è mai lontana dalla mia mente».

Queste sono le parole di Joe Boyd presenti in apertura del libro Il delicato mondo di Nick Drake –  Un tracciato emozionale fatto di storie, canzoni e poesie curato da Roberto Molle.

Roberto Molle, salentino, è un poeta e critico musicale. Tra le sue attività c’è anche quella di responsabile del Consorzio Autori del Mediterraneo. Ha pubblicato quattro raccolte di poesie: Hope and Hate – Suoni della mente (CAM, 1989), Tre accordi di Blues (Leucasia, 2003), Sogni senza dolcezza (CAM – Leucasia, 2006) e Memorie dell’acqua (CAM, 2013). È anche direttore artistico della manifestazione Canto alla luna, l’edizione del 2018 era dedicata proprio a Nick Drake, e collabora alla pagina culturale del quotidiano online leccecronaca.it.

Non aspettatevi che Il delicato mondo di Nick Drake sia una semplice biografia perché così non è. È un condensato di amore e di stima che Molle, insieme a quanti vi hanno partecipato, tributa a questo stupendo artista che con la sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore di quanti lo hanno amato.

A questo progetto hanno preso parte musicisti, poeti, scrittori, giornalisti e critici musicali che un po’ di cuore nelle canzoni di Nick lo lasciano ad ogni ascolto. Inoltre, idea davvero geniale secondo chi scrive, Molle ha pensato di coinvolgere alcuni giovani musicisti – che non conoscevano affatto Nick Drake – “mettendoli alla prova” dimostrando cosa l’ascolto della musica di questo artista facesse nascere in loro.

Nel libro sono presenti parecchi omaggi all’artista, giusto per citarne qualcuno ricordiamo E che il vento si sciolga nell’amore, uno dei primi articoli pubblicati in Italia su Drake grazie a Muzak (aprile 1974) e a Maurizio Baiata o per passare al mondo anglofono Nick Drake: un luogo dove esistere di Robin Frederick apparso su Mojo Magazine nel 1999. All’interno del libro è anche presente un piccolo gioiello: la traduzione di The Shell, di Molly Drake (poetessa e musicista gallese, meglio conosciuta come la madre di Nick). Il guscio, titolo tradotto, viene pubblicato, grazie a questo libro, per la prima volta in Italia.

In conclusione, rubando una parte di titolo al libro, Il delicato mondo di Nick Drake –  Un tracciato emozionale fatto di storie, canzoni e poesie è un tributo scritto in modo delicato, quasi in punta di piedi ma che saprà scaldare i cuori di quanti hanno amato questo artista. Un libro capace di aggiungere emozioni alla biografia di un artista, e non è certo un pregio da poco questo. Un libro consigliato. Alla via così.

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