I Maneskin duettano con Iggy Pop in “I Wanna Be Your Slave”

(Gabriele Di Giacinto)

I wanna be your slave.

Nel bene e nel male oggi il rock parla Maneskin; stanno facendo man bassa dappertutto e quindi non c’è storia per nessun altro.

Loro hanno vinto e continuano a vincere.

C’è da constatare che i detrattori sono parecchio incazzati nonché pietrificati dal loro successo, e nei social networks gli haters fanno tutto un rosario di commenti a supporto.

Poi ci sono quelli che sono attaccati al carro in cerca di visibilità e di consensi.

In ultimo tutti quelli che non si manifestano direttamente, ma si nascondono dietro un malcelato sdegno con frasi a metà dicendo di non capire; questi credo che tra tutti sono sono i peggiori.

Claudio Todesco su Rolling Stone scrive che “I rockers da tastiera sono più selvaggi di Iggy Pop: a lui i Maneskin vanno bene, agli altri no”.

Personalmente i Maneskin non mi piacciono, l’ho detto già dall’inizio della loro uscita, però questa roba di Iggy Pop che ci canta sopra mi mi piace davvero tanto.

Iggy non ha bisogno di commenti, lui è sempre stato un “wild one” dai tempi degli Stooges, e anche adesso che non è più Iggy va amato incondizionatamente come patrimonio del r’n’r di ogni tempo e ogni luogo; mi chiedo quanto avrà intascato per l’operazione, sarà stato pagato profumatamente.

In ogni caso con i Maneskin ha finalmente ricevuto la sua risposta: no, non è Justin Bieber il futuro del r’n’r.

Quando era ancora Iggy, tanti anni fa in una intervista diceva che il “phony r’n’r is a crime”.

E’ passato del tempo da allora, un’epoca è passata via e sono stati consumati milioni di shows e ingurgitate tonnellate di pillole, tra liquori e droghe, la macchina di carne e tutto il resto.

Certo è che i Maneskin sono già nel tritacarne loro malgrado, ma loro sono bravi a difendersi e vanno direttamente dalla mamma di tutte le mamme (Iggy) e ripartono da dove tutto è iniziato.

Questo è il r’n’r, tutto il resto sono solo cazzate.

Tra Iggy e i Maneskin il salto generazionale è notevole, ma poco importa perché conta solo il risultato e niente altro.

Concludo dicendo che io sono un “vecchio ma moderno”.

Non ho vergogna e non mi nascondo, scrivendolo sento di aver vinto anch’io.

Gabz

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