I Have Found Me A Home. La storia di Jimmy Buffett (parte 2°)

(Maurizio Calcante)

Key West, un’isola lunga 6,5 chilometri e larga 3, ha sempre esercitato un grande fascino nel mondo letterario: Hemingway ci abitò dal 1928 al 1939 e Tennessee Williams dal 1940 sino alla sua morte avvenuta nel 1983.

Jimmy Buffett, che adorava leggere Hemingway, Faulkner, Fitzgerald, era intrigato da tutto ciò ed essendo uno dei pochi musicisti residenti sull’isola si sentiva un po’ come l’unico pesce nell’acquario, conteso dai vari locali della zona. Oltre al Chart Room Bar era facile incontrarlo in un locale di Duval Street, Howie’s Lounge, seduto al piano bar o con la chitarra in mano (il posto ora è un discount, ma allora era uno dei più noti locali delle Keys).

Fu proprio in quei giorni che, entusiasta per questa nuova avventura, iniziò a scrivere “I have found me a home”, dove esprimeva tutta la gioia e la soddisfazione per aver trovato finalmente un posto dove potersi fermare, godersi la vita e dimenticare i problemi (il fatto poi che potesse passare le giornate in spiaggia, a pescare sulla barca di qualche conoscente o in qualche bar, lo incantava ancora di più).

Mi sono trovato una casa
sì, mi sono trovato una casa
e tu puoi avere tutto il resto di quello che posseggo
perché mi sono trovato una casa.
La mia vecchia bicicletta rossa
mi porta fino ai bar ed alle spiagge della mia città
e non ci sono molte ragioni per cui me ne dovrei andare
sì, mi sono trovata una casa

Dopo essere stato respinto in passato da ventisei case discografiche ed aver dovuto affrontare un brutto divorzio, anche la situazione personale e le prospettive professionali erano in deciso miglioramento: la relazione con Jane Slagsvol, incontrata nel 1972 davanti ad una cabina telefonica nei pressi del Chart Room Bar, si era trasformata in un rapporto serio ed era riuscito ad ottenere un contratto discografico soddisfacente con la Dunhill Records.

Il primo album pubblicato nel 1973 con la nuova label fu A White Sport Coat and a Pink Crustacean.

Il disco contiene, oltre alla citata I Have Found Me A Home, anche Why Don’t We Get Drunk And Screw e He Went To Paris, suonate in quasi tutti i suoi spettacoli e vede la presenza alle tastiere di Michael Utley tuttora, dopo oltre 50 anni di amicizia e collaborazione, direttore musicale della Coral Reefer Band che accompagna Buffett nei suoi concerti.

Il disco è molto promettente. Sono ancora evidenti i suoi legami con il sound di Nashville e la country music in generale ma in brani come Grapefruit – Juicy Fruit inizia a far gradualmente capolino il Caribbean Rock,genere musicale che sarebbe poi stato il marchio di fabbrica di Buffett negli album successivi. Nonostante le critiche favorevoli il long playing non riscosse un grosso successo commerciale che invece arrise, almeno in parte, al successivo Living and Dying in 3/4 Time pubblicato nel febbraio 1974.

Buffett dopo la pubblicazione del disco partì con Jane per Londra per partecipare ad un documentario sul mondo dei pescatori di Key West. Nelle pause della lavorazione sentì che da una radio locale uscivano le note del suo nuovo singolo Come Monday. Telefonò pertanto subito alla label per avere notizie e gli fu annunciato con entusiasmo che il brano era tra i più trasmessi dalle emittenti FM e che era appena entrato nella Top 30 della Hot 100 di Billboard. “La mia canzone stava diventando una hit negli Stati Uniti ed io ero bloccato in Inghilterra da uno stupido documentario” racconta spesso il cantante nelle interviste.

Grazie al successo del singolo, Buffett venne inoltre ingaggiato per scrivere la colonna sonora del film Rancho Deluxe.

In una pausa tra i tanti impegni, ad agosto tornò a Nashville per incidere quello che da molti viene considerato il suo miglior album di sempre: A1A.

Uscito nel dicembre dello stesso anno il disco completa la trilogia dei suoi “Key West Albums” e rivela tutto il talento di musicista e di scrittore di Buffett.

Se nella facciata A troviamo le “southern folks songs” presenti anche negli album precedenti, il lato B contiene invece il primo vero manifesto caraibico, le prime “sea songs” del cantante di Pascagoula. I cinque brani non sono canzoni ma veri e propri racconti di vita di mare e ci trascinano in un mondo di pirati, di viaggi in barca ed uragani. Ascoltando A Pirate Looks at Forty, Migration, Tin Cup Chalice, Nautical Wheelers, Trying to Reason with Hurricane Season non si può fare a meno di credere di essere su qualche spiaggia della Florida o al volante di una Buick mentre si attraversa il Seven Mile Bridge, il ponte che collega la Florida con le Keys.

Il successo dell’album e la possibilità di effettuare un lungo tour per tutti gli Stati Uniti suggerirono a Buffett di formare la sua prima vera touring band che chiamò Coral Reefer Band.

Ingaggiò pertanto il chitarrista Roger Bartlett, che già saltuariamente lo aveva accompagnato in qualche concerto precedente, il suo amico Greg “Fingers” Taylor maestro dell’armonica a bocca, il pluristrumentista Gove Scrivernor, il bassista Harry Dailey ed il batterista Phillip Fajardo. La band fece un concerto di prova alla Lobster House di Key West e poi iniziò un tour estivo che la portò a suonare anche con Frank Zappa e gli Eagles.

Jimmy Buffett venne di nuovo catapultato in un’altra vita. Dopo interi mesi trascorsi a zonzo nei bar e sulle spiagge della Florida il cantante si trovò a suonare anche trecento concerti all’anno e a guadagnare una somma sufficiente a realizzare il sogno della sua vita: acquistare una barca, a cui diede il nome di Euphoria con la quale, dopo la pubblicazione del nuovo album Havana Daydreamin’, intraprese un lungo viaggio vacanza con Jane a spasso per le isole caraibiche.

Havana Daydreamin’, che avrebbe dovuto originariamente intitolarsi Kick It in Second Wind, venne pubblicato il 1° gennaio del 1976. L’album, composto essenzialmente da ballate, da racconti di barche, vino e vita notturna, molti dei quali autobiografici, si rivelò essere un lavoro maturo sia da un punto di vista musicale sia da quello dei testi e venne premiato con un buon successo sia di critica sia di vendite.

Le assenze da Key West erano oramai sempre più frequenti: quando non era in studio o in tour, Buffett passava le giornate in barca. Tenuti alcuni concerti in favore di Jimmy Carter, candidato democratico alla Presidenza degli Stati Uniti, trascorse diversi giorni a lavorare al nuovo disco, per il quale aveva già scritto, mentre beveva un drink ad Austin, una canzone alla quale diede il titolo di Margaritaville. Il brano, diventato negli anni il suo marchio di fabbrica ed un inno per intere generazioni di suoi fans, descriveva il tipo di vita sognato dalle migliaia di turisti che avevano iniziato, grazie anche alle sue canzoni, a trascorrere le vacanze nelle Keys

Margaritaville, pubblicato come singolo, raggiunse il primo posto in classifica e l’album, Changes in Latitudes, Changes in Attitudes, pubblicato il 20 gennaio 1977, vendette oltre un milione di copie e vinse il disco d’oro. Il 1977 prometteva di essere uno degli anni più importanti della vita di Jimmy Buffett.

Ma questa è un’altra storia di cui parleremo, se vi farà piacere, la prossima volta.

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