Giuseppe Ciarallo e Manlio Truscia raccontano “Zappa. Il Fumetto”

(Raffaella Mezzanzanica)

Parlare di Frank Zappa non è mai facile. Molti lo considerano uno dei più grandi geni del’900, mentre per altri resta ancora un artista decisamente sopravvalutato. Certamente, non è un personaggio la cui musica possa lasciare indifferenti, essendosi cimentato praticamente con qualsiasi genere musicale.

Ho avuto il piacere di parlare con Giuseppe Ciarallo, scrittore, e Manlio Truscia, fumettista, del loro ultimo libro “Zappa. Il fumetto”, nato con l’intento di raccontare il mondo di Frank Zappa attraverso le testimonianze di quattordici personaggi che hanno incrociato le loro strade, artistiche e umane, con quella del grande musicista americano. I protagonisti di queste testimonianze (illustrate da Truscia con tavole in b/n, intervallate da tavole a colori) sono: il compositore Edgard Varèse, il presentatore televisivo Steve Allen, i musicisti membri dei Mothers of Invention Ray Collins, Jimmy Carl Black, Ruth Underwood, Howard Kaylan e Mark Volman, il chitarrista e membro dei Deep Purple Ritchie Blackmore, il fotografo Guido Harari, il direttore d’orchestra Kent Nagano, il giornalista Massimo Bassoli, l’illustratore e fumettista Tanino Liberatore, il bluesman e armonicista Fabio Treves e Matt Groening, cartoonist, padre de I Simpson.

Il libro – che contiene anche un mini saggio di Giuseppe Ciarallo dal titolo “Dalla Z alla A – Il mio Frank Zappa in forma di diario enciclopedico” – è impreziosito da quattordici tavole a colori di altrettanti illustratori di fama internazionale (Andrea Malis alias Andro Malis, Danilo Maramotti, Enrico Occupati alias Kutoshi Kimimo, Gianfranco Tartaglia alias Passepartout, Gianni Allegra, Leo Magliacano, Lido Contemori, Lorenzo Vannini, Luca Garonzi alias Luc Garçon, Marco De Angelis, Marilena Nardi, Milko Dalla Battista, Ramsés Morales Izquierdo, Virginia Cabras alias Alagon).

D.: Raccontatemi un po’ di voi, nel caso di Giuseppe di come è nata e sviluppata la passione per la scrittura e nel caso di Manlio, ovviamente, quella per i fumetti.

G.C.: La scrittura è sempre stata una mia grande passione, sin dai tempi della scuola. Posso dirti che è iniziato tutto quasi per caso. Il primo racconto che ho pubblicato lo avevo in realtà scritto per una rassegna, le cui regole prevedevano un massimo di dieci cartelle. Io iniziai a scrivere e, alla fine, arrivai a più di cinquanta. Era il 1986. Il racconto non fu utilizzabile per quella rassegna ma fu comunque pubblicato nel 1994. Nel 1986 scrivevo ancora a macchina. Non esistendo computer o correttori di alcun tipo, l’unico modo per far arrivare i miei scritti agli editori era quello di inviarne le fotocopie. Il computer, per me, è stato una vera e propria ‘liberazione’. Nel 1994 è uscito il mio primo libro, “Racconti per Sax Tenore”. Nel 1999 uscì il mio secondo libro, “Amori a Serramanico”. Qui mi piace ricordare che, per la copertina di questo libro, chiesi e ottenni la possibilità di utilizzare il disegno “Rankxerox a New York” direttamente da Tanino Liberatore. Nel 2011 ho poi pubblicato un poemetto in rima dantesca, illustrato da Manlio Truscia. Nel 2016 è uscita un’altra raccolta di racconti. Nel 2022 c’è questa bellissima avventura, realizzata a distanza di cinque anni dall’ideazione iniziale, ovvero la pubblicazione di “Zappa. Il fumetto”. Questo libro nasce dalla collaborazione con Manlio Truscia, con il quale sono in totale sintonia, sia per l’amore per la musica di Frank Zappa che per tante altre cose.

M.T.: Parlando di fumetti, devo dire che ho iniziato a disegnarli senza sapere della loro esistenza, quando ero ancora un ragazzino. A quei tempi, i fumetti erano immagini con didascalia. Il disegno per me è stato un vero e proprio sfogo. Da piccolo, mentre i miei genitori lavoravano, io stavo a casa dei miei nonni e mi ritrovavo spesso in questa stanza, con le pareti totalmente bianche dove si trovava solo una stampa di un’immagine della Madonna del Velázquez. Mio nonno lavorava al catasto e, spesso, portava a casa questi enormi schedari. Una volta ne ha lasciato uno in casa, sul tavolo in quella stanza dove trascorrevo gran parte del tempo. Quando, per curiosità, ho aperto lo schedario mi sono accorto che un lato delle varie pagine era tutto scritto, mentre l’altro lato era completamente bianco. Ho cominciato a disegnare proprio sul retro di quelle pagine. Un’altra cosa che ho impressa nella memoria riguarda i film di cowboy, indiani e i fortini delle giacche blu. Mi rimase impressa la scena dei cowboy che cadevano e rimanevano appesi alle frecce. Una delle prime cose che ho disegnato è stata proprio questa scena: il fortino, gli indiani che correvano intorno e questi mezzi busti appesi a testa in giù, di cui si vedeva la schiena e nella schiena si vedeva la freccia. Solo successivamente, mi sono reso conto che quello era evidentemente un errore e che non potessero essere stati colpiti alla schiena. Ho scoperto il fumetto vero e proprio con Satanik, Diabolik e Kriminal, il fumetto di Magnus. Poi, all’università a Firenze fui coinvolto da Vincenzo Sguera: io disegnavo le varie scene, mentre lui, con molta scienza, le sistemava.

D.: Alla base del libro c’è la passione per Frank Zappa. Perché scegliere il fumetto come modalità espressiva per questo libro?

G.C.: Faccio una premessa. Io e Manlio ci siamo conosciuti nel 1982 quando eravamo entrambi allievi di una scuola di kung-fu. Da lì abbiamo scoperto di essere sulla stessa lunghezza d’onda e abbiamo iniziato un lungo rapporto di amicizia che ci ha portati fino ad oggi. Già nel 1982 siamo andati insieme a vedere il concerto di Zappa a Redecesio. In me l’amore per Zappa era scattato alla fine del 1978 quando, con la mia indole da rockettaro, cercavo sempre dei sentieri musicali poco battuti da esplorare. Alla fine del libro è presente un testo. Si tratta di un mio mini saggio dal titolo “Dalla Z alla A – il mio Frank Zappa in forma di diario enciclopedico” che era stato originariamente pubblicato all’interno di A-Rivista Anarchica nell’ottobre 2015, alla quale ho collaborato per molti anni. La prima idea è nata quindi su un testo. Successivamente, però, visto che volevo fare qualcosa insieme a Manlio, dovevamo chiaramente trasporre in immagine quello che io avevo nella mia mente come testo. Nel 2017, nel corso di una cena a cui casualmente era presente anche quello che è poi diventato l’editore del libro, feci la proposta a Manlio di utilizzare il fumetto. Questo perché, per prima cosa, il fumetto è un linguaggio nuovo. A questo si aggiunge il fatto che il fumetto sia un linguaggio più universale rispetto a un testo o a un saggio. Avremmo potuto proporre il saggio solo ad una parte di pubblico, cioè ad appassionati di Zappa che fossero anche amanti della lettura. Al contrario, facendo una storia a fumetti avremmo avuto sicuramente la possibilità di raggiungere un pubblico più vasto. Con questo libro e con questo formato ci possiamo rivolgere sia agli amanti di Frank Zappa e della musica rock anni ’70, sia agli amanti del fumetto. Queste due cose insieme, secondo noi, avrebbero potuto funzionare. All’epoca, tuttavia, non avevo ancora pensato a come strutturare il libro. Il libro è nato con l’intento di far conoscere un genio assoluto della musica del ‘900, non limitando il racconto solo a chi già lo amava, ma anche a chi avesse voluto avvicinarsi a questo personaggio così particolare, non solo attraverso il testo ma anche attraverso l’immagine.

D.: Zappa era un artista davvero eclettico che, nel suo percorso artistico, è entrato in contatto con personaggi appartenenti ai generi musicali più diversi. Come hai scelto i personaggi diventati protagonisti – insieme allo stesso Frank Zappa – del libro?

G.C.: Prima di tutto, la particolarità di Frank Zappa sta nel fatto che la sua musica non sia catalogabile. Frank Zappa, infatti, ha suonato qualsiasi cosa: dalla musica sinfonica, al pop, alla musiche commerciali degli anni ’50, fino al reggae, al blues. Frank Zappa è tutto. Per quanto riguarda la scelta dei personaggi è stata fatta in questo modo. Sono partito da Edgard Varèse perché questo grande compositore viene a contatto con un giovanissimo Frank Zappa ai suoi primi approcci alla musica. Il libro parte, quindi, dagli esordi di Frank Zappa per poi finire all’ultimo anno, nel 1993 – anno della sua morte – raccontato dal suo amico Matt Groening, il creatore di The Simpsons. In mezzo ci sono una serie di personaggi, principalmente musicisti, che hanno suonato con Zappa: ad esempio, il chitarrista dei Deep Purple che racconta come è nato il brano “Smoke on the Water”. E poi, proprio perché siamo sul mercato italiano, mi interessava inserire anche dei personaggi italiani: Massimo Bassoli, un grande critico musicale amico di Frank Zappa, Fabio Treves, Tanino Liberatore, il fumettista che ha disegnato la copertina dell’album “The Man From Utopia” e Guido Harari, fotografo straordinario che andò a casa di Zappa e fece delle fotografie incredibili.

D.: Proprio tra i personaggi italiani che hanno incontrato Frank Zappa troviamo Tanino Liberatore, fumettista italiano, creatore della copertina di “The Man From Utopia”. Zappa lo aveva definito il “Michelangelo del fumetto”. Che cosa ti ha raccontato della sua esperienza con Zappa?

G.C.: Come ti dicevo prima, nel 1999 avevo cercato Tanino Liberatore per farmi autorizzare l’utilizzo del suo disegno “Rankxerox a New York” in copertina di un mio libro. L’ho incontrato a Parigi e, durante la serata che abbiamo passato insieme, mi ha raccontato sia del suo rapporto con Frank Zappa che di quello con Miles Davis. Tanino mi ha raccontato di fatto quello che è riportato nel libro e che Manlio ha poi disegnato nel capitolo a lui dedicato, cioè come Frank Zappa gli abbia commissionato la copertina di The Man From Utopia.

D.: Manlio, da fumettista vuoi aggiungere qualche elemento per spiegarci l’importanza della figura di Tanino Liberatore?

M.T.: Non conosco personalmente Tanino Liberatore per cui non posso dire più di quanto si sappia già su di lui. Entra nella notorietà del mondo del fumetto negli anni ’80 con il fumetto “Rankxerox”. Quello che abbiamo illustrato all’interno del libro è la storia di come Frank Zappa entrò in contatto con Tanino Liberatore, affascinato proprio dal personaggio di “Rankxerox”. Frank Zappa, di fatto, ha voluto apparire sulla copertina dell’album come il personaggio disegnato da Tanino Liberatore. Probabilmente Tanino Liberatore avrebbe voluto creare qualcosa, ma può essere che Zappa non gliel’abbia nemmeno permesso. A me è capitato di praticare la musica e, grazie all’aiuto di alcuni jazzisti che conosco, ho avuto modo di capirne il funzionamento. Il caso Zappa per me è sconvolgente perché lui utilizzava tutti i livelli metrici esistenti, mescolandoli e saltando da uno all’altro. Il problema di Zappa non è la conoscenza musicale o di tecnica. Zappa si sforzava di trasgredire continuamente. Avrebbe voluto piacere a tutti ma, ovviamente, questo non è possibile.

D.: L’altro personaggio è, invece, Fabio Treves, l’unico artista italiano ad aver avuto la grande emozione di condividere il palco proprio con Frank Zappa nel 1988. Come vi siete conosciuti?

G.C.: Ho conosciuto Fabio Treves diversi anni fa, quando ero ispettore di banca e Fabio era cliente. Non appena l’ho scoperto, ho chiesto al responsabile della filiale di farmi partecipare all’incontro successivo perché ero un suo grande fan e quella sarebbe stata un’ottima occasione per conoscerlo. Quando l’ho incontrato gli ho raccontato di avere ancora il suo primo album. Lui è rimasto molto colpito. Ci siamo scambiati i numeri di telefono e, da quel momento, è iniziata una grande amicizia. Con lui condivido non solo la passione per Frank Zappa ma anche quella per il rugby. Tra l’altro ho anche una demo del concerto di Zappa del 1988 (quello in cui proprio Fabio era stato invitato a suonare con lui sul palco).

D.: Nell’illustrazione delle storie dei quattordici personaggi avete intervallato tavole in b/n a tavole a colori. Qual è la motivazione sottostante a questa scelta?

G.C.: Le dodici testimonianze (con quattordici personaggi) sono tutte caratterizzate dal disegno in bianco e nero. Queste tavole hanno una certa “rigidità” dettata dalla presenza di una sceneggiatura, nella quale riquadro per riquadro ho chiesto a Manlio di disegnare determinati personaggi, vestiti in un determinato modo, inquadrati con una certa inquadratura e calati in una determinata ambientazione. Dietro questa “regia” c’è un lavoro di documentazione certosino. I personaggi parlano nel presente di qualcosa avvenuto nel passato, per cui oltre alla ricerca di interviste o interventi all’interno di libri, si è reso necessario anche un lavoro di recupero di immagini e fotografie. Faccio un esempio. In un capitolo Ruth Underwood racconta, oggi, di come ha conosciuto Frank Zappa nel 1968 davanti al Garrick Theatre di New York, di come sia entrata nel gruppo e abbia suonato con i Mothers nei primi anni 70, della rottura con Zappa e poi del nuovo incontro nel 1993, poco prima della sua morte. In questo caso si è reso necessario il recupero di fotografie che ritraessero Ruth Underwood com’è oggi, come fosse nel ’68, negli anni 70 in concerto e nel 1993. Lo stesso per Frank Zappa, per la facciata del Garrick Theatre e per quella degli altri locali di cui si parla nel capitolo.

La scelta dei “testimoni” si è basata principalmente sulla reperibilità di documentazione che potesse offrire spunti concreti, come aneddoti, curiosità ecc. 

Questo lavoro di documentazione iconografica, che ho voluto evitare a Manlio, già gravato dal dover realizzare graficamente le tavole, ha portato via molto tempo, e alla fine gli ho mandato qualcosa come 300/400 fotografie.

Tra una testimonianza e l’altra ci sono delle tavole a colori. Se per le tavole in bianco e nero, come detto c’è stata una regia “rigida”, nelle tavole a colori ho chiesto a Manlio di sbizzarrirsi e di tirare fuori con la massima libertà creativa tutto quanto la musica di Zappa riusciva a evocare in lui. Ne sono uscite delle tavole bellissime, surreali e surrealiste, e ha ragione Manlio nel dire che a zio Frank sarebbero piaciute molto. 

Una terza tipologia di tavole, sempre a colori, riguarda poi la soluzione di un problema che si è venuto a creare in fase di impaginazione del libro. Dovendo iniziare le testimonianze sempre da una pagina pari, ed essendo le testimonianze composte a volte da un numero di tavole pari, altre da un numero dispari, si erano venuti a creare sette “buchi”, cioè pagine bianche tra un capitolo e l’altro. Pagine che andavano riempite. Ed è per puro caso che, alla ricerca di una soluzione, mi sono imbattuto nel famoso aforisma zappiano (“Information is not knowledge, knowledge is not wisdom, wisdom is not truth, truth is not beauty, beauty is not love, love is not music, music is the best”) che guarda caso era divisibile perfettamente in sette parti. Anche in questo caso Manlio ha trovato delle soluzioni grafiche eccezionali.

Alla fine del libro, insieme al mio mini saggio dal titolo “Dalla Z alla A – Il mio Frank Zappa in forma di diario enciclopedico” – ci sono quattordici tavole a colori che ci sono state gentilmente e in amicizia offerte da altrettanti illustratori, alcuni dei quali di fama internazionale (come Marco De Angelis, Marilena Nardi, Lido Contemori, Ramsés Morales Izquierdo, e altri).

M.T.: La scelta del b\n è stata fatta insieme all’editore senza indugi perché il fumetto nasce con il b\n, anche se poi è una scelta controtendenza, in un mondo che vuole il colore quasi come necessità. Allora, per non rendere troppo indigesto il prodotto abbiamo intervallato i vari capitoli, caratterizzati dalle testimonianze, con le tavole a colori. Ho pensato di illustrare alcune canzoni di Zappa, ovviamente senza una particolare selezione, dal momento che tutto il suo sconfinato repertorio offre spunti efficaci. Ho preso quelle che mi venivano in mente per prime per l’effetto evocativo che mi avevano lasciato, come per Joe’s Garage che ho voluto rappresentare da due diverse angolazioni, o quella del Monte Rushmore dove ho cercato di realizzare la fantasia\invettiva che Zappa evoca nella sua ultima intervista. Mi piace pensare che dall’Aldilà lui ne sia gratificato.

D.: Quali sono i vostri progetti futuri? Avete in programma qualche altra collaborazione?

G.C.: In realtà Manlio e io collaboriamo continuamente, nel senso che spesso mi viene un’idea e la propongo subito a Manlio che la realizza in men che non si dica. Ma sto parlando di collaborazioni brevi, che si riducono a una vignetta che ha a che fare con delle notizie del giorno, e che pubblichiamo su varie pagine social. In passato, nel 2011, Manlio ha illustrato con quattordici stupende tavole in bianco e nero il mio libro “DanteSka Apocrifunk – HIP HOPera in sette canti” che era un poemetto, omaggio a Dante, in quartine di endecasillabo a rime alternate. Si tratta di una sorta di viaggio all’inferno moderno, nel quale il protagonista assistito dal suo personale Virgilio (Fiodoro Dostoieschi) attraversa i gironi infernali costellati di politici, giornalisti, infingardi del nostro presente.

Mi piacerebbe realizzare con Manlio la storia a fumetti della prima tournée internazionale degli All Blacks – la leggendaria squadra di rugby della Nuova Zelanda – risalente ai primi anni del 1900. Esiste un libro molto bello a riguardo, che sarebbe fantastico sceneggiare. Ma anche un sequel di “Zappa – il fumetto” non sarebbe male, magari rovesciando il senso del primo e lasciando la parola – in una nuova serie di testimonianze – a persone che con Zappa hanno collaborato e i cui rapporti si sono interrotti malamente. Chissà. Vedremo in futuro…

M.T.: Premesso che tutto quello di cui parliamo esula dal mio lavoro principale con i pubblicitari, il mio cassetto è pieno di progetti iniziati, alcuni interrotti, altri sfornati anche durante il periodo di lavorazione di Zappa, come l’animazione del videoclip Hurramerica o il fumetto, ispirato a un libro di Accame che titolerò “La Rivoluzione Scollacciata”. Con Beppe le collaborazioni non si fermano mai e sono sempre in agguato, anche mentre stiamo parlando.

Note sugli autori:

Giuseppe Ciarallo, molisano di origine, è nato nel 1958 a Milano. Ha pubblicato tre raccolte di short-stories, Racconti per sax tenore (Tranchida, 1994), Amori a serramanico (Tranchida, 1999), Le spade non bastano mai (PaginaUno, 2016), un poemetto di satira politica dal titolo DanteSka Apocrifunk – HIP HOPera in sette canti (PaginaUno, 2011) e una raccolta di testi in forma di poesia Dada Revolution (abrigliasciolta, 2021); ha inoltre partecipato con suoi racconti ai libri collettivi Sorci verdi – Storie di ordinario leghismo (Alegre, 2011), Lavoro Vivo (Alegre, 2012), Festa daprile (Tempesta Editore, 2015), Oltre il confine – storie di migrazione (Prospero, 2019), Racconti nella Rete 2019 (Castelvecchi, 2019), Anchio – storie di donne al limite (Prospero, 2021), Ventanni di Racconti nella Rete 2002–2021 (Castelvecchi, 2021); suoi componimenti sono inclusi in varie raccolte antologiche di poesia: Carovana dei versi – poesia in azione 2009, 2011 e 2013 (Ed. abrigliasciolta), Aloud – Il fenomeno performativo della parola in azione (Ed. abrigliasciolta, 2016), Parole sante – versi per una metamorfosi (Ed. Kurumuny, 2016), Parole sante – ùmide ampate taria (Ed. Kurumuny, 2017). Scrive di letteratura, musica, satira: ha collaborato con PaginaUno, InKroci e A-Rivista anarchica, ha una rubrica su Buduàr, rivista on line di umorismo e satira. Tra i fondatori di Letteraria/Nuova Rivista Letteraria/Nuova Rivista Letteraria nuova serie e Zona Letteraria – studi e prove di letteratura sociale, rivista di cui è stato direttore. gciaral@alice.it

Manlio Truscia – Nato a Enna nel dicembre del 1950. Da bambino riempie di disegni i grossi registri del nonno impiegato del catasto. Intorno ai sette anni suo padre mette a disposizione di Manlio bambino intere pareti di casa che egli affresca con battaglie dell’antica Roma. Durante le scuole medie illustra interi quaderni a beneficio dei compagni con storie ispirate all’Iliade, alla letteratura e alle scienze. Trasferitosi a Firenze, alla fine degli anni ’60, nel periodo beat, crea dei prodotti artigianali con personaggi pirografati contribuendo a mantenere se stesso e una piccola comune di amici per diverso tempo. Pratica vari generi di pittura come arte antica, araldica, falsi d’autore e nel periodo universitario ha la prima esperienza editoriale facendo “le matite” di Kriminal e Satanik, poi inchiostrate da Enzo Carretti. I fumetti costituiranno un secondo lavoro negli anni milanesi, quando impagina giornali dell’antagonismo politico in fumose tipografie, o durante quelli dell’insegnamento in istituti professionali statali e presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. La svolta professionale definitiva arriva negli anni ’80 quando viene reclutato dal mondo pubblicitario in qualità di visualizer free lance da quasi tutte le principali agenzie, attività che svolge tutt’oggi. Incessante la produzione di illustrazioni e copertine anche per l’editoria: Mondadori, Rizzoli, supplementi del Corriere della Sera, de lUnità, ristampe di Diabolik, Il Grande Blek, Capitan Miki e altri. Con Giuseppe Ciarallo, suo amico e complice, ha già collaborato in molte occasioni, come per le illustrazioni del suo poemetto in quartine di endecasillabo DanteSka. Ha avuto come maestri diretti Erio Nicolò (la linea morbida), Umberto Eco (il metodo), Roberto Molino (la mezza tinta) e molti indiretti (Eugène Delacroix, Ferenc Pintér, Aldo Di Gennaro). Nel 2014 produce e pubblica in proprio un corposo romanzo a fumetti politico-satirico dal titolo Remolìk.

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